Cornetto e Becco di Filadonna

Lunghezza: 15,8 Km
Dislivello: 1364 m 
Tempo in movimento: 6 h
Altitudine max: 2150 m
Difficoltà: media

Questo è stato un giro interessante perché mi ha fatto scoprire una nuova visuale della mia valle e ubicare bene la famosa foresta di Scanuppia di cui avevo tanto sentito parlare. Il gruppo della Vigolana di cui il Becco di Filadonna o Corno di Scanuppia è la cima più alta, 2150 m., regala uno straordinario colpo d'occhio su Trento e il Trentino meridionale, l'altopiano di Vigolo Vattaro, il lago di Caldonazzo, la Valsugana, la Vallagarina, il Brenta e un sacco di altre montagne che non sto qui ad elencare. L'ideale sarebbe arrivare in cima con cielo terso in modo da poter vedere lontano; la nostra invece è stata una giornata tipicamente estiva con molta foschia dal fondovalle fino in quota ma il panorama è ugualmente impressionante per vastità. 
Noi siamo saliti dal passo del Sommo; altri accessi sono da Folgaria o dal rifugio Casarota, quest'ultimo il più impegnativo e spettacolare
Come arrivare: da Calliano si sale lungo la SP 350 diretta a Folgaria. Superato il paese si prosegue in direzione di Carbonare raggiungendo la frazione di Costa e il passo Sommo 1343 m. dove si parcheggia prima dello chalet Passo Sommo. Il sentiero parte dall'altra parte della strada di fronte allo chalet.

Il percorso
Imbocchiamo il sentiero 451 che si inoltra in un bel bosco di abeti rossi ed esce poi alla base della pista da sci dismessa dove sorgeva una volta lo chalet Nevada. Da lì inizia un tratto ripido che risale il prato, si inoltra in una mugheta e raggiunge sul filo di cresta un bivio  dove parte il sentiero attrezzato Gentilini 428b che con dei passaggi esposti passa sotto la cima del Cornetto arrivando poi a congiungersi  con il sentiero 425 diretto al Becco di Filadonna. Noi continuiamo invece sul 451 arrivando prima sull'anticima del Cornetto 1997 m e poi sulla sua cima 2060 m da dove l'orizzonte si apre improvvisamente a 360° con un bel effetto sorpresa. Vi hanno installato un osservatorio con i nomi delle cime visibili e sono tantissime!  Durante la prima guerra mondiale, il 15 maggio 1916, il principe Carlo d'Asburgo vi giunse per coordinare ed osservare la battaglia degli altipiani. Da lassù risulta evidente la conformazione della montagna che a sud scende dolcemente verso la riserva naturale di Scanucia (Scanuppia) e a nord precipita in profondi burroni e vien chiamata Dirocca.
Dalla cima scendiamo leggermente e raggiungiamo un bivio dove si può scegliere se salire lungo il crinale o prendere il sentiero 425 proveniente dal rifugio Paradiso e che va ad aggirare la Terza Cima. Noi prendiamo quest'ultimo e dopo un tratto pianeggiante e in leggera discesa ne affrontiamo uno in salita con un ultimo balzo di circa 200 m. che ci porta ad una insellatura sotto il fianco sinistro del Becco. Da lì raggiungere la croce e il punto panoramico è solo questione di pochi minuti. Dal Becco di Filadonna avremmo potuto raggiungere in mezz'ora il vicino bivacco Giacomelli posto su uno sperone di roccia sotto il monolite della Madonnina ma per oggi, per via della stanchezza, ci basta ammirare lo straordinario panorama  che ci offre il Becco di Filadonna
Il ritorno lo effettueremo lungo il tragitto dell'andata
Arrivati sul Cornetto ci fermiamo ad ammirare  la Vallagarina, con lo  Stivo, il Baldo... 
...le tre cime del Bondone (Cornetto, Doss d'Abramo e Cima Verde) e sullo sfondo il Carè Alto con il ghiacciaio dell'Adamello
......l'altopiano delle Viote, il Palon e lontano sulla destra il Brenta...
...la sottostante selvaggia val di Gola...
Scendendo da Cima Cornetto continuiamo la marcia lungo il sentiero che segue il crinale per poi scendere fino a sfiorare la riserva naturale di Scanuppia che ci proponiamo di esplorare in una prossima escursione. Il sentiero si snoda tra le rocce e i mughi. Notiamo le loro turgide gemme  e ci appuntiamo di coglierle al ritorno per farne, immergendole nello zucchero, un preparato utile contro i malanni invernali. La riserva mi dà l'impressione essere un luogo ancora abbastanza selvatico per via della difficoltà di accesso. La vegetazione appare fitta, composta da larici, abeti e faggi e mughi. Ho letto che un tempo fu la riserva di caccia dei Conti Trapp, quelli di Castel Beseno, che qui venivano per la caccia al gallo cedrone. Costruirono l'imponente malga Palazzo, recentemente restaurata per conto della Provincia di Trento e ben visibile per le sue dimensioni anche da valle
La riserva naturale di Scanuppia


Il lago di Caldonazzo dal Becco di Filadonna
L'altopiano di Vigolo Vattaro
La Valsugana dal Becco di Filadonna
Lo sperone roccioso della Madonnina con il bivacco (ora sostituito da uno più moderno) e con Trento sullo sfondo.

Eccomi finalmente sulla montagna dallo strano profilo gibboso che d'inverno vedo per prima imbiancarsi e che a lungo conserva la neve nonostante l'esposizione a sud. E' l'ultima vetta che rimaneva da raggiungere tra quelle che circondano Rovereto, la mia città. Resta la curiosità del nome "Filadonna", probabilmente ispirato dal profilo della montagna che richiama quello di una donna che fila. 

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