Rosengarten - Rifugio Vajolet invernale


Lunghezza: 9,5 Km
Dislivello: 616 m
Tempo in movimento: 4h
Altitudine max: 2243 m
Difficoltà: media

Magnifica escursione nel cuore del Catinaccio da fare solo con neve ben assestata nel tratto da Gardeccia al rifugio Vajolet. Partenza da località Ciampedié e arrivo ai rifugio Vajolet e Preuss. Ritorno per la traccia dell'andata
Come arrivare: si percorre la Val di Fassa fino a Vigo dove si posteggia nel parcheggio della funivia Catinaccio che in soli tre minuti porta al Ciampediè.

Ero un ragazzino quando venni per la prima volta da queste parti, nella valle che porta a Gardeccia, con un campeggio della parrocchia. Fu il mio primo soggiorno tra le Dolomiti e ne conservo dei ricordi indelebili. Mi torna alla mente un mattino dopo un temporale notturno che sotto le tende era sembrato orribile, con un cielo violaceo da quanto era pulito, quell'aria pungente ed il profumo dei prati bagnati. Ci sono ritornato da allora molte volte ma la maestosa bellezza di queste montagne non ha perso niente del suo fascino ai miei occhi.

Questa volta abbiamo voluto raggiungere in inverno il rifugio Vajolet partendo dal Ciampedié. Il Campo di Dio, così significa il nome in ladino, è una località a 2000 m. raggiungibile da Vigo di Fassa tramite una veloce funivia: un terrazzo naturale che guarda sul Rosengarten, o giardino delle Rose, come viene chiamato in tedesco il Catinaccio, ma anche sulla Roda di Vael, sul Bafaure, i dirupi di Larsec e tante altre cime. Ci sono alcuni rifugi, un sacco di gente, sciatori, famiglie e amanti dell'abbronzatura d'alta montagna. 

Il tracciato del sentiero che da lì porta al rifugio Gardeccia d'inverno viene modificato per evitare l'incrocio con le vicine piste da sci e anche perché il sentiero estivo transita in una zona soggetta a valanghe. Dal Ciampedié si scende quindi lungo il bosco su un sentiero tortuoso e ripido per circa 200 m. fino al Pian di Pecei 1810 m., dove si trova la stazione a valle della seggiovia Prà Martin e si prende quello che viene chiamato il "sentiero delle leggende" proveniente dalla valle e che porta in Gardeccia in circa un'ora. Si seguono ora i cartelloni blu indicanti il tragitto per i ciaspolatori. Mano a mano che il bosco si dirada la vista sulla valle del Vajolet diventa sempre più grandiosa. 

Nella conca di Gardeccia a 1949 m., un anfitratro naturale alla base dei ghiaioni che attorniano le cime del Catinaccio, ci sono tre strutture turistiche, la locanda rifugio Gardeccia,  il rifugio Stella Alpina, la baita Enrosadira ed un strudel mostruosamente buono che ti aspetta. Il gestore del Gardeccia è un uomo di poche parole ma gentile con un profilo Facebook molto frequentato. Questo è un modo moderno ed economico per farsi pubblicità; la foto del Catinaccio in notturna gli ha valso più di tremila visite in un solo giorno. Un tempo anche in Gardeccia c'era uno skilift ora dismesso perché la località risulta troppo lontana dall'area sciistica dove gli impianti sono tutti collegati tra loro e, sia detto, per noi è molto meglio così. Qui si viene per ritrovarsi nella bellezza della natura e nel silenzio
La valle del Vajolet
Se l'assestamento della neve lo permette, con un'altra ora di salita che si fa sempre più ripida lungo il sentiero 546 si raggiunge il rifugio Vajolet 2243 m., posto su un pulpito chiamato "Porte Neigre", prima seguendo il fondo della valle e poi risalendo per tornanti un ghiaione posto ai piedi del colatoio con cui termina il vallone delle Torri. È un austero rifugio costruito all'inizio del secolo scorso dai club alpini austriaco e tedesco
A qualche metro di distanza, su di uno sperone a precipizio sulla valle, si erge il più piccolo rifugio Preuss, distinguibile per la struttura raccolta che ricorda vagamente i templi tibetani. Fu costruito da Tita Piaz, famosa guida e scalatore fassano e dedicato al grande scalatore Paul Preuss, precursore dell'arrampicata libera
Durante la stagione invernale i due rifugi sono chiusi mentre in estate sono spesso vittime di un'overdose di turisti, specie nei fine settimana. Ora invece il circo chiassoso del Ciampedié è lontanissimo e gli unici incontri sono sparuti gruppetti di sci alpinisti che proseguono spediti fino al rifugio Principe 2599 m., ad un'ora di marcia sul sentiero 584. Il rifugio in inverno è spesso aperto quando il pericolo di valanghe ha un livello 2. E' tenuto da una simpatica guida alpina e da suo figlio. Se sono in rifugio forniscono aggiornamenti sullo stato della neve sulla loro pagina Facebook. Dal passo Principe gli sciatori ritornano a valle arrivando al passo Antermoia e scendendo lungo la magnifica val Duron con arrivo a Campitello di Fassa. Anche se li invidio un po' mi dico che sono fortunato perché posso venire in posti fantastici come questo senza troppo sforzo. Gli sci mi tentano ma non so come reagirà la mia schiena ormai malconcia. La mia amica intona un ringraziamento mentre io scatto delle foto che non riuscirò mai a vedere
 Le Cigolade
 Il vallone che conduce alle Torri del Vajolet
La Torre Winkler
Sulla via del ritorno guardando verso la Marmolada
Non so ancora che le foto andranno perse perché scorderò di lì a poco la mia cara scassatissima Nikon all'entrata della seggiovia che ci riporta al Ciampedié. Infatti queste immagini non sono le mie ma quelle della mia compagna. Forse gli Dei mi hanno punito per aver scelto questo modo poco onorevole, la seggiovia, per risalire il duro tratto di bosco che mi separa dal Ciampedié o forse lei ha intuito che sto per sostituirla con una reflex preferendo passare nelle mani di qualcun'altro piuttosto che finire in un oscuro cassetto con le batterie a terra.



Commenti