Punta Telegrafo

Lunghezza: 6,5 Km
Dislivello: 596 m.
Tempo in movimento: 3h
Altitudine max: 2194 m
Difficoltà: media

Una giornata cominciata con il sole e finita nelle nuvole. Partiti da Rovereto con un magnifico sole, abbiamo visto il tempo deteriorarsi progressivamente mano a mano che si saliva verso la meta per finire poi in bellezza sotto una  fredda grandinata in prossimità del rifugio. Peccato perché da lassù il panorama sarebbe potuto essere bellissimo. La catena del Baldo è per me una zona ancora sconosciuta, eccetto il monte Altissimo, la montagna che ne suggella la fine a nord, nei pressi di Rovereto. E' lunga 40 km e sulla carta è facilmente individuabile perché separa il lago di Garda dalla valle dell'Adige. I suoi quaranta milioni di anni di storia geologica l'hanno modellata profondamente ma è ancora una catena giovane, soggetta a fenomeni sismici e carsici. Durante l'ultima glaciazione (15.000 anni or sono) era stretta nella morsa dei ghiacciai che coprivano la valle dell'Adige e quella del Garda, alti più di 1500 metri. Provo ad immaginare quale spettacolo doveva apparire dalle sue cime. Punta Telegrafo è una delle più alte (2200 m.) e si trova a circa metà della sua lunghezza.
Il versante ovest della catena cala verso il lago di Garda con pendenze accentuate ed uniformi, con valloni selvaggi e profondi. Il versante est invece vede una sere di valli pensili e parallele delimitate da una piccola catena secondaria (monte Cerbiolo 1559 m.) prima di scendere bruscamente verso la valle dell'Adige 
Come arrivare: il rifugio Barana sul monte Telegrafo si può raggiungere seguendo diversi sentieri e direzioni. Quello che abbiamo scelto noi parte da Cavallo di Novezza. Se si giunge da Trento, si prende l'uscita della A22 ad Avio e si seguono le indicazioni per il Monte Baldo fino alla seggiovia Prà Alpesina. Allo stop si gira a sinistra verso Ferrara di Monte Baldo e si prosegue dritti verso Malga Novezzina. Dopo alcuni tornanti si vede il segnavia numero 652 sulla destra. Il sentiero è ben indicato e nei pressi della partenza ci sono spazi per parcheggiare. La salita al rifugio Barana è agevole e consiste in un lungo traverso che taglia in diagonale la montagna. Da Cavallo di Novezza si sale sul 652 attreverando inizialmente il bosco con una leggera pendenza. per lasciare poco dopo spazio ai pascoli  da dove sono visibili  Malga Novezzina e i Monti Lessini
Dopo una mezz'ora di marcia si arriva al bivio con il sentiero 66 diretto a Forcella Val Fontanella e Forcella Valdritta. Si sale dritti lungo il sentiero che diventa più ripido fino a raggiungere il Sasso del Diavolo sotto Punta Pettorina 
Si prosegue fra mughi e roccette fino al bivio con il sentiero 651 da dove si continua su mulattiera arrivando al rifugio Telegrafo in 15 minuti dal bivio. A pochi passi dal rifugio c'è Punta Telegrafo 2200 m.

Il rifugio Barana è posto sotto la cima e offre una grande visuale sul settore sud del lago di Garda
Arriviamo inzuppati dal temporale giunto improvviso, intenso e con una copiosa spruzzata finale di grandine. Qui si vede il gestore che ripulisce il terrazzo dai chicchi di ghiaccio. Trovare qualcosa di caldo in queste situazioni è molto confortante e senza prezzo
Rifocillati anche se mezzi fradici dalla cintura in giù rimontiamo il sentiero che in pochi minuti ci conduce alla cima Telegrafo chiamata anche Monte Maggiore, perché vista da sud un tempo si riteneva fosse l'elevazione più alta. Il nome Telegrafo si fa risalire alla fine del '700 e al fatto che la sua cima fosse usata come punto visivo per la trasmissione di dati o informazioni utilizzando segnali luminosi o fumogeni
Il breve scorcio sui ghiacciai dell'Adamello e della Presanella. il lago di Garda e i Lessini è stato subito nascosto da spesse nebbie provenienti dalla valle. Decisamente non è giornata
La catena del Baldo merita di essere esplorata. In tre giorni di marcia, partendo da Nago ed arrivando a Caprino Veronese, si può percorrere tutto il sentiero che attraversa la dorsale. pernottando al rifugio Graziani sotto il monte Altissimo e al Barana sotto Punta Telegrafo. A noi oggi non resta che scendere a valle lungo lo stesso sentiero dell'andata accompagnati dallo sguardo curioso di questo camoscio


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