Lunghezza: 9,81 Km
Dislivello: 410 m
Tempo in movimento: 3h15
Altitudine max: 1552 m
Difficoltà: facile
I Lessini, vasto altipiano tra Trentino e Veneto, sono stati per me a lungo una zona sconosciuta. Il recente ritorno dei lupi e soprattutto i racconti entusiasti di alcuni amici che li avevano esplorati mi hanno spinto a visitarli. Penso che ci ritornerò perché in effetti meritano sotto molti aspetti. L'assaggio è stato positivo. Il paesaggio, fatto di vasti pascoli, vallette, alture solitarie e profondi orizzonti si differenzia nettamente da quelli a cui noi trentini siamo abituati. Un tempo i Lessini erano interamente coperti da boschi. Pare che il meticoloso disboscamento dell'altipiano sia cominciato già nel neolitico per fornire sempre più pascolo agli agricoltori, innescando però fenomeni di erosione del suolo

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La catena del Baldo |
Lasciata l'auto nel parcheggio presso il passo abbiamo puntato verso un'orribile costruzione in cemento che serve da supporto di alcuni ripetitori tv, situata su un'altura chiamata monte Cornetto, da dove speravamo poter vedere un più ampio panorama. A causa del brutto tempo incombente abbiamo però solo intravisto la catena del Baldo ed il gruppo del Carega ma non molto di più. Discesi, abbiamo seguito la traccia gps che segue una carrareccia in leggera salita verso malga Casera; continuando poi su falso piano siamo giunti nei pressi di una ex caserma della finanza. In questi luoghi, posti sul confine tra Austria e Italia, e ancor prima tra Tirolo e Lombardo Veneto, fu fiorente per secoli il contrabbando
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La ex-caserma di finanza |
Poco lontano dalla caserma, protetto da un recinto, vi è l'ingresso ad uno degli abissi carsici più profondi del mondo (887 m.), lo Spluga della Preta, ma tutta la zona è interessata da questo fenomeno. Poco più in là e ben segnalata si trova un'altra grotta, la grotta del Ciabattino, dove all'entrata si possono vedere grandi stalattiti di ghiaccio. Arrivati sul Corno d'Aquilio (quasi 5 km dal parcheggio, quota 1552 m.), dove è posta una croce in ferro, il tempo s'è messo a peggiorare. Peccato perché da qui ci sarebbe stato molto da vedere. A metà del ritorno si è alzato il vento ed è sceso un nebbione fitto tanto da azzerare la visibilità. In questi casi il gps dà il meglio di sè, permettendo di continuare il cammino senza errori di sorta
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La grotta del Ciabattino |
Un pò prima di giungere al parcheggio, approfittando di una schiarita, siamo andati a vedere i ruderi di una stalla, la Casaretta delle Fittanze, che ha la particolarità di avere il tetto ad arcate ogivali portanti.
A passo Fittanze, quasi nascosto dalla strada, si trova l'omonimo rifugetto che abbiamo trovato inaspettatamente aperto e ben riscaldato da una grande stufa a pellet. Dopo una giornata di brutto tempo è quello che la montagna ha di meglio da offrire.
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