Dislivello: 1318 m
Tempo: 5h30
Altitudine max: 1990 m
Difficoltà: media
Escursione abbastanza impegnativa per lunghezza (18,4 Km) e dislivello (1318 m). ma che ripaga per la varietà dei paesaggi. Se fatta nel periodo della fioritura si potrà godere di uno spettacolo indimenticabile dovuto al clima di cui gode la zona. In una precedente escursione, più breve, ero partito già in quota da bocca di Trat e avevo compiuto un anello simile senza però raggiungere Cima d'Oro che invece rappresenta qui la meta finale del giro
Come arrivare: da Riva del Garda prendere la direzione per Tenno sulla SP 37, poi per i paesi di Pranzo e di Campi. Si raggiunge località Grassi dove si trova un ampio parcheggio. Nei pressi si trovano un piccolo rifugio e la malga
Partiamo con un bel sole ma con il passare delle ore il tempo di degraderà. Sullo sfondo il gruppo di Pichea
Questo è il sentiero che ci porterà al rifugio PerniciLocalità Dos dei Fiori
Raggiungiamo in circa un'ora il rifugio N. Pernici, dal nome del soldato rivano, legionario trentino, caduto nel 1916 alla testa del suo reparto alpino sul fronte dell'Isonzo. Fu costruito nel 1929 su ruderi di alcune baracche che servivano da mensa per gli ufficiali austriaci. Si trovava allora al centro della linea difensiva austriaca che da Riva del Garda arrivava fino al Tofino. Poco lontano si trova la Bocca di Trat, importante valico tra la valle di Ledro e il Garda. Ci passava un'antica strada romana che collegava Riva alla valle di Ledro e la Valle di Ledro alle Giudicarie attraverso Bocca Giumella
Lasciamo il rifugio e ci incamminiamo lungo il 413 che sale verso Bocca Saval costeggiando la dorsale che parte dal monte Con da Trat, posto sopra il rifugio e raggiunge il Dosso di Seaoi. Le cime di Pichea (o Picha) sullo sfondo fanno parte delle Alpi di Ledro, uno splendido ambiente dove si incontrano vallette selvagge, ardite pareti rocciose, fitti boschi e una flora magnifica
Il sentiero sale dolcemente prima nel bosco poi a cielo aperto con belle vedute sulla valle
Le pieghe di queste rocce raccontano una tormentata storia geologica
La parte del sentiero fuori dal bosco
Bocca di Saval (1721 m.) con i ruderi dell'ospedale militare austriaco
I prati del valico sono tappezzati di crocus. Mi ricordo che quando ero venuto in luglio qui c'era una variopinta distesa di ombrellifere alte anche 1 metro
Superato il recinto della malga giriamo a sinistra verso Cima Parì risalendo una ripida traccia non numerata ma segnalata da alcuni paletti. Ad un tornante ecco apparire l'immancabile croce di vetta
Vista verso nord delle Alpi di Ledro da Cima Parì' (1990 m.).
In primo piano il Tomeabrù e il monte Caret
Il lago di Ledro
Panorama da Cima Parì verso est. La dorsale unisce Cima Parì a Cima Sclapa (la cima di mezzo) a cima d'Oro che nella foto appare in ombra. Tutto il crinale è trincerato
I nostri cani si rinfrescano sulle ultime chiazze di neve Inizia uno sorprendente saliscendi sulle cime che ci lascia entusiasti
Cima Parì dalla traccia verso Cima Sclapa
Il ripido sentiero che scende da cima Sclapa ci porta sulla conca prativa di Bocca Dromaè
Narcisi
I cani Alba e Artax si fermano a osservare dei cavalli intenti a mangiare la prima erba di stagione
Il pascolo di Bocca Dromaè con Cima d'Oro sullo sfondo
Risaliamo il monte che presenta un debole dislivello ma la stanchezza comincia a farsi sentire
Un ultimo strappo verso la cima mentre il cielo comincia a riempirsi di nubi piuttosto minacciose
Panorama verso nord da cima d'Oro
E' ora di ritornare prima che cominci a piovere
Ritornati ai piedi di cima d'Oro imbocchiamo il sentiero 413, direzione Bocca di Saval, con la vana speranza di intercettare prima della Bocca una traccia presente sulla carta che porta a malga Grassi e che ci farebbe accorciare la discesa
Il 413 ci fa recuperare quota
Ritorniamo a Bocca Saval dove si trovano i ruderi di un ospedale militare austriaco
Non ci resta che imboccare ora il sentiero di discesa, una ripida mulattiera nella parte alta che diventa forestale sul fondo valle passando in un bosco lussureggiante
Passiamo vicino al Baitone di Gelos. Nell'ultimo tratto manchiamo una scorciatoia ma giungiamo comunque al posteggio in tempo per evitare il grosso della pioggia
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