Brenta trek 5



Lunghezza: 36,47 Km di cui 18,5 il primo giorno, 17,9 il secondo. Se si scende dal Piz Galin per il sentiero attrezzato dell'andata il primo giorno si contano solo 14 km circa con un dislivello di 1600 metri
Dislivello complessivo: 3232 m.
Tempo: 6/8 h il primo giorno a seconda del percorso di discesa scelto; 8h30 il secondo giorno
Altitudine max: 2443 m
Difficoltà: medio


Questo trek di 2 giorni nel Brenta nord-orientale unisce la salita al panoramico Piz Galin con l'anello attorno alla catena della Campa Non esistono particolari difficoltà da superare tranne qualche semplice passaggio di 2° grado nell'ultima parte della salita al Piz Galin. Si pernotta a malga Spora che durante la stagione estiva (quest'anno fino al 9 settembre) effettua anche servizio di ristoro (30€ cena, pernotto e colazione). Nel resto dell'anno due locali della malga restano sempre aperti (dormitorio e un locale cucina). Altra possibilità è quella di pernottare a malga Flavona dove c'è un bel bivacco fornito di fornella a legna e dormitorio.
L'area attraversata è abbastanza selvaggia e appartata; gli incontri tra umani sono rari ed è più facile scorgere altri animali come le vigili marmotte, le aquile, le volpi e i camosci. La zona è da sempre frequentata dall'orso ma anche questa volta non s'è fatto vivo
 


Arrivo ad Andalo salendo da Molveno quando non sono ancora le 7. Mi fermo in una piazzola fronte lago per una foto. Osservo attentamente quella che oggi sarà la mia meta, quella cima, la prima partendo da destra, già illuminata dal sole, il Piz Galin, 2442 m. Le altre due sono Cima Lasteri e il Croz dell'Altissimo. Il nome Piz Galin significa "cima dove vive il gallo cedrone"
 


Come arrivare: una volta giunti ad Andalo, partendo da piazza Dolomiti dove si trova l'APT si segue la strada principale e giunti al bivio di via Crosare ci si immette in via Priori arrivando così al parco giochi. Continuando su strada asfaltata si giunge a Maso Pegorar dove c'è un minuscolo parcheggio nei pressi di un cartello. Nel caso fosse pieno si può parcheggiare liberamente presso il campo sportivo e quindi seguire il sentiero 301



Il piccolo parcheggio



Il cartello del sentiero del Pegorar



Lasciato il parcheggio a quota 1110 mi dirigo verso malga Dagnola Bassa seguendo il 301



Il sentiero sale nella fitta faggeta intersecando varie volte la strada forestale. Dopo circa un'ora ad un bivio posto a quota 1515 lascio il 301 per seguire il 353 in direzione di malga Dagnola bassa 1584 m. che raggiungo dopo qualche tornante. La malga non è monticata. Sopra di essa al limitare del pascolo il 353 continua più ripido nel bosco



In poco più di mezz'ora raggiungo il pascolo di malga Dagnola alta 1819 m., proprietà del comune di Cavedago. Dietro spunta la cima del Piz Galin



Anche questa malga è chiusa e nella zona umida del pascolo crescono alte piante in fiore. Il cartello mi indica la prossima meta, il Tovo Valon sempre sul 353



Il Piz Galin si fa più vicino ma le dimensioni della croce sulla sommità mi fanno capire che non è ancora a portata di mano. Mi trovo ora nella zona dei mughi e l'orizzonte si è fatto più vasto



Il sentiero salendo si sposta verso sud e così arrivo ad un punto dove posso ammirare lo splendido lago di Molveno



In mezz'ora sono al Tovo Valon 1960 m, un incrocio tra i sentieri 353 e 352. Ora bisogna risalire questo vallone prativo fino alla bocchetta che si vede in alto

 
Dopo 30' di facile salita e giungo alla bocchetta del Piz Galin rinominata passo o bocchetta Dagnola 2130 m. Nello stretto intaglio appaiono d'un colpo il simmetrico profilo del monte Fibbion e la vicina Val dei Cavai



Non mi resta che ultimare la salita alla cima lungo questo sentiero attrezzato che sale su prato e roccette con difficoltà di secondo grado



Impiego meno di un'ora per superare i 300 metri di dislivello e raggiungere la vetta che da qui non si vede ancora. Il sentiero offre comunque già numerosi splendidi scorci sulle cime del Brenta Centrale



Uno sguardo verso il vallone sottostante



Uno dei pochi passaggi attrezzati



Eccomi sulla cima a 2442 m, contrassegnata dall'immancabile croce. Il panorama sul lago di Molveno e sul gruppo di Brenta è spettacolare nonostante la nebbia si sia già insediata nascondendolo a tratti





Zoom sul lido di Molveno e la zona di Pradel





Il Brenta verso il passo del Grosté



Il Brenta centrale



Il Pian della Spora con malga Spora 1851 m.



Malga Cavedago



Malga Cavedago e la Valle di Sporeggio. La valle, attraversata dall'omonimo torrente è un altro areale primario dell'orso in Trentino in quanto ricco di acqua e biodiversità. In questa oasi naturale del WWF erano sopravvissuti gli ultimi esemplari di orso negli anni 60'-70' prima della sua reintroduzione con il progetto Life Ursus



Andalo e la Paganella



Ma non sono solo. Durante la salita avevo visto un cane che mi abbaiava dalla cima. Avevo pensato appartenesse a qualcuno già arrivato in vetta ma ora mi accorgo che è solo. Evidentemente si è perso o è stato abbandonato. Sembra anche affamato e apprezza il mio panino imbottito



L'animale, un maschio che non sembra denutrito, continua a guardare in basso cercando il suo padrone



Si sposta fino a dove può arrivare ma non tenta di scendere lungo il facile ghiaione da cui è probabilmente salito



La via di discesa a sud non presenta particolari difficoltà ma il cane sembra intimorito





Provo a gridare per vedere se c'è qualcuno sotto ma non risponde nessuno



Dopo una lunga sosta giunge il momento di ritornare al passo e continuare il mio cammino. Comincio quindi a scendere con il cane che mi segue ma quando giungo al passaggio con il cordino lui resta bloccato e comincia a guaire.
Provo allora con l'aiuto della cintura e tenendolo con il braccio libero a farlo scendere ma lui, preso dalla paura, si dimena e riesce anche a togliersi il collare. Capisco che lo sto mettendo in una situazione pericolosa. Non mi resta che risalire sulla cima e scendere dal ghiaione portando così il cane a valle. Allungherò il giro di circa 2 ore, perdendo 550 m. di quota e facendone altri 240 per raggiungere di nuovo passo Dagnola



La discesa è tranquilla e il cane mi segue standomi un po' davanti e un po' dietro. La traccia è vaga ma ci sono diversi ometti di pietra che aiutano



Il ghiaione finisce ad una sella e da lì il sentiero scende tra due paretine di roccia



Qui si scende nel largo canalone



Giungo così all'intersezione con il sentiero 352b che si vede in basso, diretto a Prati di Monte e Passo Dagnola







Il cane continua a seguirmi stando a una certa lungo il sentiero che attraversa in leggera salita le pendici del Piz Galin regalando ancora belle vedute sul lago...





...poi risale verso il Tovo Valon e il passo Dagnola. Ogni tanto perdo di vista il cane e penso che abbia ritrovato da solo la strada di casa ma poi eccolo sbucare da dietro un masso dove si era riparato all'ombra per riposare. Non ha più l'aria smarrita e mi segue fiducioso




Sono passate più di 2 ore da quando sono sceso dalla cima del Piz Galin ed eccomi di nuovo a passo Dagnola, in ritardo sulla mia tabella di marcia ma contento di aver fatto la cosa giusta



Non mi resta che scendere lungo il 353 verso il Pian della Spora. Il sentiero all'inizio è bello ripido poi diventa via via più facile



Arrivato sotto questa parete dal colore incredibile mi si presenta un bivio dove la segnaletica lascia a desiderare. Mentre sto consultando la mappa e il gps mi accorgo che il cane ha già preso risolutamente un sentiero che sale lungo la parete. Ritrovo poi anch'io quella traccia sul gps che altro non è che una scorciatoia per malga Spora



La scorciatoia sale un po' poi scende verso il Pian della Spora



...portandomi in poco tempo in vista dei pascoli della malga. Il suo nome deriva da Spormaggiore, il paese della val di Non a cui appartiene. Non ha una strada di accesso ma vi giungono solo dei sentieri. Durante l'estate ospita una trentina di capi di bestiame. La malga è anche punto di ristoro e prenotando vi si può anche dormire come ho fatto io. Visto che si trova all'incrocio di diversi sentieri vede anche un discreto passaggio di escursionisti. La sera in cui ho pernottato io la struttura ospitava una ventina di persone





La cameriera è una ragazza di Torino e sta prendendo le ordinazioni per la cena; il menu è limitato come nella maggior parte dei rifugi di montagna. Il burro e il formaggio della malga sono ottimi





Scende la sera, comincia a fare freschetto e in cucina hanno acceso il fuoco



Nel frattempo ho comunicato alla padrona di aver trovato un cane. Lei lo lega ad una catena e lui obbedisce tranquillo capendo di essere in buone mani. Gli viene dato qualcosa da mangiare e quando mi rivede uscire dalla cucina mi fa le feste. Dopo un giro di telefonate per fortuna si riesce a trovare il padrone che da Molven,o nonostante l'ora tarda, sale immediatamente a piedi per riprenderselo. Dev'essere un gran corridore perché arriva alla malga in poco tempo. Mi riferisce di averlo perso il giorno prima mentre stava facendo un giro nella zona sopra il paese. Probabilmente il cane si è perso rincorrendo dei camosci e quando il padrone se n'è accorto era troppo tardi. Aveva passato il giorno seguente a cercarlo ma invano. Il cane ha trascorso dunque una notte da solo a quell'altezza, dove la temperatura arriva vicino allo zero anche in estate. Quando gli dico dove l'ho trovato resta sorpreso dicendo che mai avrebbe pensato di cercarlo lassù. Mi ringrazia e riparte veloce come era arrivato seguito dal suo cane di cui non ricordo più il nome





Il mattino seguente assisto allo spettacolo dell'alba. La luce calda del Crozzon della Spora con il suo riverbero attenua i colori freddi del pascolo. Sono quasi le sette, le mucche che hanno passato la notte all'aperto sono ancora sdraiate nell'erba e per me è ora di colazione







Riparto sul 301, il sentiero che da Andalo va fino al Grosté, aggirando questa forra sulla sinistra



Alcune cime si illuminano altre sonnecchiano ancora nell'ombra. Qui il Crozzon dei Mandrini



Il 301 si sposta in seguito sulla destra del vallone tagliando una zona di ghiaie alle pendici del Fibbion. Le dimensioni dei sassi mi colpiscono per la loro minutezza e la varietà di sfumature





I Mandrini



In un'ora arrivo a passo della Gaiarda 2242 m. posto tra la catena della Campa e il Crozzon dei Mandrini



Dal passo si apre una bella vista sul Campo della Flavona, ancora largamente nell'ombra...



... sulla catena della Campa, visibile a destra



...e verso le bianche rocce del Grosté



Inizio la discesa costeggiando i pascoli del Campo di Flavona. Ad un bivio lascio il 301 diretto al Grosté e seguo il 371 che scende ai piedi delle pendici orientali del Turion Basso







Un tempo questi pascoli erano coperti da una foresta di larici che saliva fino al passo della Gaiarda. Gli alberi vennero tagliati tra il 1850 e 1860 per farne traversine per la ferrovia del Brennero allora in costruzione



L'inconfondibile profilo del Turion Basso



In un paesaggio che ricorda molto l'Arizona due atleti si allenano sul percorso della Dolomiti di Brenta Trail, una gara che si svolgerà la domenica seguente (9/09/2018)



Giungo in vista di malga Flavona dove so esserci anche un'ottimo bivacco



Siamo nella parte alta della Val di Tovel. Le montagne che si vedono sullo sfondo costituiscono la parte più settentrionale del Brenta, selvaggia e poco frequentata. Vi passa un bellissimo sentiero alpinistico, il sentiero Costanzi



Qualcuno ha trascorso la notte al bivacco e ora si prende il primo sole



Ad un crocevia nei pressi della malga giro a destra sul 330 in direzione della Val Scura



Passo sotto le pareti verticali della catena della Campa alla cui base si trovano imponenti ammassi detritici



E' quello che resta di uno dei laghetti periodici della zona la cui vita dipende dall'innevamento invernale. In settembre sono ormai quasi tutti prosciugati



Il 330 taglia tra mughi, massi e detriti le pendici occidentali di Cima di val Scura



La zona è anche un interessante biotopo caratterizzato dalla presenza delle marocche, i massi che si vedono nella foto



La Val Scura presa dal 330. Quando scatto questa foto ho già superato, mancandola per una mia distrazione, una scorciatoia che mi avrebbe fatto risparmiare del tempo e della strada. La traccia, segnata peraltro sulle mappe, parte sulla destra poco dopo malga Flavona e risale un ghiaione a zig zag andando poi a raccordarsi con il sentiero 369 proveniente dal Ponte del Rio Tresenica in Valle Santa Maria di Flavona



Arrivo così un po' arrabbiato con me stesso all'incrocio con il 369, il sentiero che mi porterà alla bocchetta di Val Scura



Risalgo con fatica il vallone attraversando un imponente ammasso detritico che la riempie



Raggiungo il raccordo con la scorciatoia proveniente da malga Flavona



In una conca, tra due salti di roccia, trovo quello che resta di un nevaio



Lascio dietro di me le ultime tracce di verde e mi inoltro nella parte alta della valle che va via via restringendosi



La risalita della valle è' il tratto più faticoso di tutto il giro per via del sentiero scosceso e ripido. Raggiungo infine la sua testata racchiusa tra la Cima di Val Scura e il Cimon della Campa a sud e le pareti della Rocca e della Torre di Flavona a nord



Dopo 1h30 di salita, con un ultimo strappo tra roccette e sfasciumi, raggiungo la bocchetta di Val Scura 2376 m. dove l'assenza totale di segnaletica fa capire che ci passa ben poca gente



Sul passo, da dove ci si affaccia sulla Val di Non, non mi fermo quasi e scendo sul sentiero verso zone più verdi. Sullo sfondo la Cima di Val Strangola



Raggiungo l'Alpe della Campa, un vasto anfiteatro di rocce e alti pascoli. Sono sempre sul 369 che scende stando sulla destra della valle. Sullo sfondo si vede la sella del Montoz, l'ultima ascesa del trek



Le montagne della Campa





Sono passati 40' da quando sono sceso dal passo di Val Scura. Ora mi trovo al raccordo con il 338 proveniente da malga Campa, dove c'è un altro bivacco. Queste strutture sono i punti d'appoggio del Dolomiti Brenta Trek che passa per di qui



In 20' risalendo un facile costone raggiungo la ventosa sella del Montoz a 2327 m.



Uno sguardo verso l'Alpe della Campa dalla sella del Montoz



Dalla sella scende la bella e solitaria Val dei Cavai. Sullo sfondo il Piz Galin con il suo versante più aspro



La parte superiore del sentiero 338 in Val dei Cavai



La Val dei Cavai nella parte dove comincia la vegetazione





L'inizio della Val dei Cavai, alla confluenza con la valle dello Sporeggio. Sulla destra malga Cavedago e sopra il baito dei cacciatori di Spora
La zona è l'habitat primario dell'orso che però si sposta e non sta mai fermo



Il bivio con il 301, il sentiero che mi riporterà a valle. Sullo sfondo la mole imponente del monte Fibbion 2666 m.



Scendo verso Andalo in una foresta di maestosi larici secolari...



...poi il sentiero si porta a ridosso di altissime pareti verticali





In una zona umida si trova la Fontana fredda, utile sorgente dove mettere per un po' a raffreddare i piedi bollenti



Si risale un po' in prossimità di queste rocce stratificate sotto il monte Dagnola



In questo punto esposto, chiamato la cengia della Sega Grande, il sentiero è attrezzato con dei cordini



Il bosco nasconde in parte il profondo burrone che dà sulla sottostante Val di Sporeggio



Superato questo punto il 301 incrocia il 353 e da lì fino a valle si ripercorre il sentiero dell'andata fino al parcheggio di maso Pegorar

Scarica la traccia gps da Wikiloc

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