Brenta trek 6 - Sentieri N.Vidi e C.Costanzi



Lunghezza: 25,97 km
Dislivello complessivo: + 1981 - 2784
Tempo: per i singoli tratti consultare questa pagina;  com'è facile intuire, noi vecchietti abbiamo largamente superato i tempi di tabella. 
I nostri tempi:
Grosté -Orti della Regina : 2h
Orti della Regina - Bocchetta dei tre sassi : 1h30
Bocchetta dei Tre Sassi - Rifugio Bonvecchio: 2h30
Rifugio Bonvecchio - Rifugio Costanzi: 5h
Rifugio Costanzi - Passo Campo Carlo Magno: 4 h 30
Altitudine max: 2882 m
Difficoltà: impegnativo

Il Brenta settentrionale e soprattutto il tratto tra il passo del Grosté e il passo di Prà Castron è meno accessibile, più impervio e molto meno frequentato di quello centrale. Due sentieri lo attraversano in quota, il Vidi (390) e il Costanzi (336) che si percorrono in successione. In questo trek li abbiamo seguiti nella direzione sud-nord con partenza dal passo del Grosté. Nel senso opposto si parte in genere dal rifugio Peller. Lungo il trek ci sono due bivacchi, il Bonvecchio, situato circa a metà del percorso e il bivacco Costanzi, posto alla fine del tratto più impegnativo. Quest'ultimo è meno utilizzato dagli escursionisti che preferiscono raggiungere direttamente il rifugio Peller.     
Il sentiero 336, dedicato a Claudio Costanzi Albasini, un alpinista caduto su Cima Nana, è definito una via ferrata alpinistica ed esige un buon allenamento, piede fermo ed assenza di vertigini visti i numerosi passaggi esposti e non attrezzati. Il sentiero attrezzato 390, dedicato alla guida Natale Vidi, è invece una ferrata classificata facile con alcuni tratti esposti che esigono attenzione e passo fermo. Normalmente si impiegano due giorni con sosta al Bonvecchio. Noi abbiamo percorso questo appassionante trek in tre giorni comprendendo anche il ritorno a Passo Carlo Magno lungo la val Meledrio. Qualcuno l'ha fatto anche in un giorno solo partendo da malga Mondifrà.
La segnaletica lungo il sentiero è buona. Le caratteristiche del sentiero (tratti esposti e non attrezzati, assai scarsa frequentazione) fanno sì che siano necessarie condizioni meteo stabili per affrontarlo in sicurezza.

Le tappe.
Primo giorno: Passo Grosté - Bivacco Bonvecchio
Secondo giorno: Bivacco Bonvecchio - Bivacco Costanzi
Terzo giorno: Bivacco Costanzi - Passo Campo Carlo Magno



Come arrivare: Si posteggia a Passo Campo Carlo Magno (posteggio a pagamento) e si prende la cabinovia per il Grosté che ha la sua stazione a monte presso il rifugio Stoppani; da lì si procede fino al passo del Grosté dove si trovano i segnavia per la ferrata N.Vidi, sentiero 390. L'attacco della ferrata è situato a poche decine di metri dal passo



Passo del Grosté. Fabio è pronto, la giornata è serena, non resta che partire



La prima parte del Vidi consiste nel prendere quota fino a raggiungere una grande cengia che aggira il versante ovest della Pietra Grande 2935 m.



Una bella veduta sulla val di Tovel e il suo lago



La Pietra Grande, versante est verso la Val di Tovel. Anche questo tratto è esposto



Si perde quota e si inizia la traversata della cengia



Gustavo e Raffaele Vidi erano delle guide alpine del posto. Realizzarono la ferrata nel 1969 e la dedicarono al loro padre Natale



Lungo la lunga esposta cengia si può scorgere un biker





Il rifugio Stoppani al Passo del Grosté 2500 m. visto dal sentiero. Sullo sfondo al centro cima Grosté 2898 m., cima Falkner 2988 m. e in lontananza cima Brenta 3150 m.



Una volta superata la cengia il sentiero continua su una zona ghiaiosa meno esposta scendendo poi verso gli Orti della Regina, un pulpito erboso dove si trova il raccordo con il 336, il sentiero basso proveniente dal Rifugio Graffer 



Agli Orti della Regina si lascia il 390 per il 336. Si entra così nella testata della Val Gelada di Campiglio tagliando il ghiaione posto sotto delle bizzarre conformazioni rocciose e intersecando il sentiero 334 proveniente da malga Mondifrà. A sinistra della bocchetta dei Tre Sassi si erge il Corno di Flavona 2916 m



Nei pressi della Bocchetta ci aspettano due fantastici formazioni rocciose che mi fanno pensare a due enormi trichechi intenti ad amoreggiare. Il sentiero ci passa sotto attraversando il ghiaione



Il Corno di Flavona a destra e il Sasso Alto 2897 m. a sinistra. Superata la Bocchetta dei Tre Sassi il 336 sale in diagonale aggirando il versante ovest del Corno di Flavona fino a raggiungere la sella posta tra le due montagne



La Bocchetta dei Tre Sassi. Da lì scende verso est cioè in val di Tovel la Val delle Giare mentre verso ovest scende la Val Gelada di Campiglio. Il sentiero che attraversa le due valli è sempre lo stesso, il 334



La salita sul fianco del Corno di Flavona



Raggiungiamo il passo di Val Gelada di Tuenno, posta tra il Sasso Alto e il Corno di Flavona. Dalla val di Tovel sale il sentiero attrezzato 380, un'altra via di rientro in caso di maltempo o difficoltà. Il sentiero arriva a malga Tuena



Dal passo di Val Gelada di Tuenno si deve ora risalire il ripido ghiaione del Sasso Alto. Il sentiero qui è a tratti poco visibile, bisogna restare sulla destra per poterlo scorgere un po' più in alto



Un altro scorcio sulla Val Gelada di Tuenno;il sentiero 380 che la percorre ha un tratto attrezzato su un salto di roccia di 60 metri



Saliamo verso il Sasso Alto lungo sfasciumi  dove il sentiero a tratti quasi scompare



Alla fine del ghiaione ci aspetta una scala



All'uscita della scala. In basso si vedono i sentieri 336 (in alto) e il 334 che risale la val Gelada 



Segue un tratto esposto



Cima Vagliana 2863 m. e sullo sfondo Cima Brenta 3151 m. e il Crozzon di Brenta 3131m.



La Val Gelada di Campiglio e in basso passo Carlo Magno 



Segue un traverso che aggira il Sasso Alto con un passaggio attrezzato 



Si procede sotto il Sasso Alto



Siamo in vista di Cima Sassara 2848 m. Il suo nome è perfettamente azzeccato visto che è un cumulo piramidale di pietre bianche 



Cima Sassara è anche il punto più alto del giro



Un altro scorcio sulla sottostante Val Gelada di Tuenno



Un evidente sentiero devia e porta in vetta; noi per adesso continuiamo sul 336 che traversando il suo versante ovest scende poi verso il bivacco Bonvecchio posto a 2790 m.



La Val Gelada di Tuenno e il lago di Tovel



Siamo ormai in vista del bivacco Bonvecchio. La provvidenziale scatoletta rossa offre sei posti letto e noi nell'evenienza che siano già tutti occupati ci siamo attrezzati con un materassino gonfiabile



Vediamo delle persone all'esterno che prendono il sole e le contiamo, sono solo quattro! Per questa volta non ci toccherà dormire per terra



L'interno del bivacco è in legno. A sinistra le foto dei due fratelli Emilio e Settimo Bonvecchio, forti scalatori entrambi deceduti nel 1969, uno sul Croz dell'Altissimo, l'altro in un incidente aviatorio



Il Bivacco è provvisto di coperte ed ha un'ottima isolazione



Gli altri quattro escursionisti sono tutti tedeschi, una coppia e due ragazze



Dal bivacco parte in cresta un sentiero che sale su cima Sassara dove è posta una croce. Mano a mano che salgo la luce bianca delle pietre vira nei colori caldi del tramonto







Da sinistra: Il Corno di Flavona, Cima Vagliana al centro e Sasso Alto. Sullo sfondo Cima Brenta e il Crozzon di Brenta





Il Sasso Alto









Corno di Flavona, cima Vagliana, Pietra Grande, Cima Brenta e Crozzon negli ultimi istanti di luce. Una vista grandiosa che ricompensa della fatica









Dopo una notte un po' agitata ci svegliamo verso le 6h30, giusto in tempo per assistere a un'alba meravigliosa





Ripartiamo e troviamo subito sotto il bivacco forse la parte più impegnativa del sentiero con dei tratti molto esposti e senza cordino dove bisogna stare concentrati sui propri passi e procedere senza fretta



Un altro passaggio delicato. Ci si domanda con che criterio, in tratti di pari difficoltà ed esposizione, hanno deciso di mettere il cordino in un posto e non in un altro



Il Corno di Denno 2870 m. in primo piano e dietro il Corno di Flavona 2916 m. Le due cime arrotondate si assomigliano molto



Ora siamo sotto cima Paradiso 2815 m. Da qui il bivacco sembra ancora vicino ma abbiamo fatto già parecchia strada. Tutte le cime sotto le quali passa il sentiero sono raggiungibili facilmente con delle deviazioni. Non si trova la solita segnaletica ma degli ometti di pietra segnano l'inizio dei vari sentieri di cima. Il nostro 336 invece è ben segnato ed è impossibile perdersi



La Presanella  3558 m. sullo sfondo



Da cima Rocca 2831 m. verso cima Sassara



Da Cima Rocca verso Cima delle Livezze. Ora il sentiero sale in cresta e poi ridiscende in strette bocchette per poi ancora risalire su ripidi versanti prativi



Verso Cima delle Livezze 2780 m.



Si profila all'orizzonte il Sasso Rosso. Questa parte del sentiero è piuttosto faticosa per via delle salite e delle ripide discese ma regala panorami grandiosi





E' un continuo saliscendi che non dà tregua ed esige costante concentrazione. I tratti attrezzati ci sono ma non dappertutto



Cima del Vento 2759 m. Stiamo lentamente perdendo quota



Verso Cima del Vento



Cima Tuena 2664 m. a destra e la "Schena de l'asen". E' così chiamato quel tratto orizzontale molto esposto tra Cima Tuena e cima Benon 2684 m., la cima sulla sinistra



Cima Palete e il suo passo in basso al centro. Ci passa il sentiero attrezzato delle Palete (sentiero 306) una sorta di sentiero Costanzi a mezza costa, anch'esso con passaggi esposti e poco attrezzati ma percorribile in giornata che avevo percorso nel corso del mio secondo Trek sul Brenta. Volendo si può prendere come via di ritorno al Grosté  





Il sentiero regala continuamente splendidi scorci sul Brenta. Altre importanti caratteristiche del sentiero sono la scarsissima frequentazione e il silenzio. A parte i quattro escursionisti del bivacco non abbiamo fatto altri incontri e anche di  animali in quei giorni non ne abbiamo visti forse era perché eravamo troppo impegnati a osservare dove mettevamo i piedi



La "Schena de l'asen" ovvero la Schiena d'Asino 



Passaggi come questo diventano problematici in caso di maltempo e presenza di ghiaccio



Superato il passaggio delicato finisce anche la parte alpinistica del sentiero. Raggiungiamo su pietraie passo Prà Castron 2510 m. posto alla base del Sasso Rosso 2645 m. 



Il Sasso Rosso. La montagna deve il suo nome al colore delle sue rocce sfaldate di color rossastro ed è ben visibile dalla val di Sole



Passo di Prà Castron 2502 m. è un importante crocevia di sentieri. Lo raggiungiamo nel primo pomeriggio e lì prendiamo la decisione di non scendere a valle come previsto ma di concederci un altro giorno in quota pernottando nel vicino bivacco Costanzi



Scendiamo quindi verso il sottostante bivacco Costanzi, che dista circa 20' dal passo. Il bivacco di proprietà della Sat e facente parte del Brenta Trek è dedicato al giovane scalatore Claudio Costanzi Albasini, precipitato dalla parete occidentale della vicina Cima Nana



A pochi minuti dal bivacco in direzione nord si trova questa provvidenziale fonte nella quale faccio raffreddare i piedi. Nel bivacco sono affisse le spiegazioni per arrivarci 







Ci godiamo un pomeriggio di meritato relax. Intanto arriva una giovane coppia di tedeschi con i quali divideremo il bivacco. Verso sera dalla valle sale la nebbia che rende ancora più affascinante il luogo 



Il Costanzi ha12 posti letto, un tavolo e coperte in abbondanza. 



Il mattino seguente partiamo presto perché ci aspetta ancora molta strada. Dobbiamo scendere a valle e poi risalire verso passo Campo Carlo Magno. Ci metteremo quattro ore e mezza per arrivare al parcheggio



Distante qualche centinaio di metri dal bivacco si trova il crocevia da dove scende il sentiero 329 nella selvaggia Val del Vento



La testata della val del Vento



Ai piedi di questo salto di roccia si trova l'Acqua dei Tartari, una sorgente di cui mi piacerebbe conoscere la storia



Dopo 1h45 siamo sul pascolo di malga Scale purtroppo in malora e circondata da un bosco bellissimo dove speriamo invano di scorgere l'orso! Dalla malga seguiamo ora verso sud il sentiero 355 che risale la Val Centonia. Superato un valico scendiamo ripidamente fino ad innestarci su una strada forestale



La grande foresta, dove l'orso è di casa, copre tutta la val Meledrio fin verso passo Campo Carlo Magno



Il punto di innesto del sentiero sulla forestale. Ad una curva prendiamo una scorciatoia sulla sinistra che ci porta in breve a malga Mondifrà



A malga Mondifrà troviamo dei turisti che fanno la coda per comprare il formaggio e la ricotta. Pensavamo poter bere una birra ma niente, ci tocca portar pazienza



Ci vogliono ancora circa 30' per arrivare al bar di passo Campo Carlo Magno e poter sorseggiare una meritata Radler. Questo è il laghetto vicino al campo da golf che d'inverno si trasforma nel centro di sci da fondo. Guardando in alto riusciamo a scorgere alcune delle cime di ieri ma da qui la bellezza di quei posti è nascosta e forse è meglio così.

Scarica la traccia gps da Wikiloc

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Commenti

  1. Un giro di link e mi sono ritrovato a curiosare qui...
    Serbo bei ricordi di corse in montagne in queste zone...
    Belle le foto!
    Saluti e buona montagna!

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  2. Ho un bel ricordo fatto nel 2009 con mio genero fino al Peller e poi giù in val di Sole, ottimo. Racconto condivisibile

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