Giro di S.Romedio


Lunghezza: 11.8 Km
Dislivello: 515 m
Tempo in movimento: 3h

Altitudine max: 900 m
Difficoltà: facile



Questo giro si svolge in una delle più belle zone della Val di Non, tra i paesi di Coredo e Sanzeno. L'anello unisce la scoperta di una natura varia e sorprendente con quella di un personaggio che ha segnato la storia di questa valle, l'eremita Romedio. L'escursione è adatta a tutti, bisogna solo fare attenzione a piegarsi nei tratti sotto roccia lungo il percorso che conduce all'eremo


Come arrivare: all'uscita dalla A22 a S.Michele all'Adige si segue la direzione per la Val di Non. Al bivio di Dermulo si prende quella per Fondo-Mendola e poi per Sanzeno. Posteggio nelle vicinanze del Museo Retico, dove sono conservati reperti antichi che raccontano la storia della valle di Non dalla preistoria all'alto medioevo

Noi arriviamo a parcheggiare nella piazzetta antistante la chiesa di Santa Maria e ci incamminiamo lungo la stradina che conduce all'eremo. Ci vuole circa un'ora di cammino per percorrere i 2,5 km all'interno di una stretta forra  e giungere all'eremo




L'epoca in cui visse Romedio di Thaur si situa tra il IV e V secolo, quella del ciclo longobardo e di Vigilio, vescovo di Trento. Rampollo di una ricca famiglia bavarese, dopo un pellegrinaggio a Roma decise di donare tutti i suoi beni alla chiesa e di ritirarsi da eremita in alcune grotte tuttora esistenti nelle vicinanze del santuario in Val di Non. Fu seguito da due compagni, Abramo e Davide


E' una bella giornata di aprile, l'aria è fresca e pulita perché il giorno prima è piovuto abbondantemente. Partendo da Sanzeno la stradina compie un'ampia curva tra i meleti. Uscendo dalla vegetazione scorgiamo dall'altra parte della valle l'entrata della forra e in basso la strada asfaltata che la percorre arrivando fino al santuario

Le cime del Brenta sono ancora abbondantemente innevate. Possiamo distinguere sulla destra le cime del Brenta settentrionale che sovrastano la val di Tovel e quelle del gruppo della Campa sulla sinistra
La forra, profonda 100 m., è stata scavata durante le glaciazioni del Quaternario. Un cartello spiega che si presta molto bene ad ospitare molte specie di uccelli come il falco pellegrino, la poiana, il gheppio, il gufo reale e l'allocco
Il sentiero ripercorre il tracciato di un canale irriguo fatto scavare nel 1860 dalla locale famiglia de Widmann, proprietaria di appezzamenti agricoli nella zona, per portare l'acqua del torrente fino alle campagne di Sanzeno. Dei 2500 m. del percorso 500 sono scavati nella roccia e 300 sono su passerelle, il tutto protetto da un robusto parapetto e cavi. E' necessario fare attenzione alla roccia che in alcuni punti si abbassa fino a 1,5 m.

Sul fondo della forra scorrono il rio S.Romedio e la stradina asfaltata diretta al santuario; quest'ultima a mio parere fa danno al fascino selvaggio della forra
Ad un certo punto del cammino dobbiamo passare sotto un'inaspettata e innocua cascatella, conseguenza delle abbondanti piogge del giorno precedente
Il tutto si supera affrettando il passo e coprendosi la testa come si può
La forra è silenziosa e offre continuamente scorci adrenalinici

Vista della forra verso Sanzeno
Qui termina il tratto di sentiero scavato sotto la roccia 
Una sosta che lascia perplessi
Il sentiero continua ora con tratti nel bosco...
...passando in questa breve galleria...
...tra barriere antimassi...
... e infine perdendo quota sotto alte pareti rocciose. Alla fine con una scalinata in legno si scende sulla strada nei pressi dell'VIII stazione della via Crucis che da Sanzeno conduce al santuario
Sul percorso sono stati posti dei pannelli illustrativi. Questo, posto alla fine del sentiero, ne riassume la storia
Si continua per un po' lungo la strada a fianco del rio S. Romedio fino a raggiungere un punto  dal quale è visibile il santuario da dietro 
Attraversiamo questo ponte nei pressi del parcheggio
Il torrente Verdès va a confluire nel rio S.Romedio proprio sotto il santuario
Nell'ultimo tratto la strada sale leggermente fino a raggiungere sulla destra la scalinata di ciottoli che sale all'eremo
La scalinata che porta al santuario
Il santuario è aperto tutto l'anno:
– da ottobre ad aprile ore 09:00-17:30
– da maggio a giugno e in settembre ore 09:00-18:00
– da luglio ad agosto ore 08:30-19:00
L’ingresso è gratuito
Dopo la morte di Romedio (400 o 405) il culto del santo iniziò a crescere a partire dall'VIII secolo mentre la costruzione del santuario ebbe inizio verso l'anno mille e finì solo nel 1918; ben nove secoli durante i quali sullo sperone roccioso, rimasto nudo per 500 anni, furono progressivamente erette cinque chiese unite tra loro da una spettacolare scalinata di 130 gradini. La chiesa più antica è quella posta sulla sommità, costruita con le pietre portate dai pellegrini e contenente il sepolcro dell'eremita. Nella costruzione a livello del terreno si trovavano invece l'abitazione del custode, gli alloggi per i pellegrini e le stalle. Dopo il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa nel 1300, il culto del santo crebbe ancora e l'eremo divenne meta di molti pellegrini diventando  uno dei più importanti centri religiosi del Trentino
L'eremo è' visitato annualmente da circa 200 000 pellegrini ed è custodito da due frati francescani

Nell'area faunistica accanto al santuario si può osservare Bruno, un orso in cattività sottratto nel 2013 al suo padrone per i maltrattamenti subiti e che non è stato possibile reinserire nel parco nazionale d'Abruzzo. Proviene dai Carpazi e pesa 300 kg. Fa pena vederlo girare continuamente in cerchio, destinato ad una vita triste e solitaria anche se accudito amorevolmente dai monaci. Forse sta meglio qui di dov'era prima.
Il perché si trovi lì rimonta alla leggenda secondo la quale, dovendo compiere un viaggio a Trento per salutare Vigilio, Romedio diede ordine al suo discepolo David di sellare il cavallo. Questi però trovò l'animale sbranato da un orso. Amdò dunque a riferire al santo l'accaduto ma Romedio senza scomporsi ordinò allora di sellare l'orso, cosa che miracolosamente avvenne. Così con il docile plantigrado Romedio arrivò fino a Trento. Bruno non è il primo orso ospitato presso l'area faunistica del santuario, nata per accogliere animali vissuti in cattività

Entriamo ora nell'eremo attraverso un portone ligneo e subito ci troviamo davanti la spettacolare scalinata.  Sulla sinistra c'è un chiosco che vende libri e souvenir

L'entrata del santuario

Saliti i primi 10 gradini raggiungiamo la cappella di S. Giorgio (1478) la cui volta è decorata con un vivace affresco. A sinistra della scalinata si trova invece la cappella dell'Addolorata risalente al periodo 1915-18
Alla fine di questa seconda rampa la scalinata continua all'interno del santuario...
...le cui pareti sono tappezzate da numerosissimi ex-voto, genuina testimonianza della devozione popolare verso il santo

Un'edicola pensile rappresentante una scena della passione di Gesù


Un’altra rampa decorata con ex voto di varia fattura conduce alla Chiesa di San Michele Arcangelo, una bella chiesetta in stile gotico decorata con gli stemmi della potente famiglia Thun, alla quale il Papa  nel 1513 aveva concesso il patronato sull'eremo
La chiesa di S.Michele Arcangelo
Nel 1536 la stessa famiglia, con le pietre portate dai pellegrini, fece erigere la chiesa di San Romedio, chiamata anche Chiesa grande. Vi sono custodite le reliquie del santo e attraverso un'inferriata è possibile vedere anche la minuscola grotta dove Romedio sarebbe vissuto
La Chiesa maggiore o di San Romedio
Le pareti sono decorate con affreschi che illustrano gli episodi salienti della vita del santo

Raggiungiamo il sottotetto del santuario dove si trova una specie di balaustra triangolare che permette di ammirare il vallone sottostante e comprendere pienamente la bellezza selvaggia  del luogo. Purtroppo quando siamo arrivati noi c'era una vagonata di gente e non avevamo voglia di aspettare il nostro turno per andarci
Il vallone sottostante l'eremo. Si nota la strada, 90 m. più in basso

Usciti dal Santuario riprendiamo il cammino seguendo il 535, un antico sentiero chiamato "Senter de l'Ors" che proviene dal villaggio di Sàlter e termina sul dosso Canestrini. Il tracciato è utilizzato anche dal "Cammino Jacopeo d'Anaunia". Al santuario termina il sentiero Frassati, il lungo cammino che parte dal Santuario delle Grazie di Arco

Il 535 in salita attraversa il bellissimo bosco della val Verdès
Qui attraversiamo il rio Verdès e prendiamo sulla destra il 537 diretto ai laghi di Tavon
Il sentiero comincia a salire senza strappi lungo questa sterrata. Dopo aver superato un dislivello di 130 m. raggiungiamo dosso Canestrini a 820 m.
Villa Canestrini vista dal dosso
Dal dosso scendiamo fino a quel bivio dove girando a sinistra si riprende a salire lungo il "Senter de la Rais"
Continuiamo sul 537
Si sale aiutati da belle scalinate fino a raggiungere la piana dei laghi di Tavon e Coredo
I laghi di Tavon  e Coredo sono un luogo adatto per fare una pausa. Abbandoniamo il 537 che continua dritto sulla riva destra per fare il giro del lago di Tavon. Ritorneremo poi sul sentiero utilizzando la passerella posta sullo sbarramento che separa i due laghi
 
Il lago di Tavon
la passeggiata lungolago








Il Lago di Coredo. Nei pressi del lago in località Palù c'è una vecchia segheria veneziana restaurata. visitabile in estate nei fine settimana

Riprendiamo il sentiero 537 che scende verso Coredo.  In questo tratto prende il nome di Viale dei Sogni e attraversa un bel lariceto prima di giungere in paese
Un bel parco giochi in legno lungo il viale: splendido il drago ricavato da un tronco!



Attraversiamo Coredo scendendo lungo la via principale fino a giungere nella ridente piazza del municipio. Da lì risaliamo seguendo il segnavia del sentiero 504 diretto a Sanzeno


Un'effige sulla facciata del municipio riporta le parole del generale Diaz che annunziarono la fine della guerra 1914-18

Il sentiero 504 è chiamato il sentiero del maestro perché dedicato ad Angelo Leonardelli che per più generazioni fu il rispettato e austero maestro elementare del luogo


Il sentiero segue una strada interpoderale che attraversa una zona di meleti in piena fioritura






Dopo i meleti si entra in una zona di bosco che si attraversa in discesa per uscirne in prossimità di Sanzeno

In vista di Sanzeno

Arrivati sulla SP43  la si segue e si attraversa il rio S.Romedio fino a raggiungere in salita il paese



Meleti dappertutto in Val di Non! 
In vista del nostro parcheggio
Questo cartello illustra un altro interessante cammino da fare in zona
Una splendida inferriata! 
Non possiamo lasciare Sanzeno senza aver dato un'occhiata alla basilica santuario dei martiri anauniensi Sisinio (da cui deriva il nome del paese Sanzeno), Martirio e Alessando, originari della Cappadocia e chiamati dal vescovo Vigilio per evangelizzare queste terre. Essi incontrarono una forte opposizione della popolazione allora pagana e legata al culto di Saturno che finì tragicamente con il loro martitio il 29 maggio del 397

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