Rifugio A.Papa e sentiero delle creste

Lunghezza: 14,29 Km
Dislivello:1233 m
Tempo: 6 h
Altitudine max: 2235 m
Difficoltà: media

Ormai sono passati cento anni ma sulle nostre montagne le cicatrici lasciate dal primo conflitto mondiale sono ancora ben visibili. Le abbiamo viste in tante escursioni perché quasi tutto il Trentino venne a trovarsi nel mezzo della tormenta. Questo tour si svolge nelle zone più calde del fronte del Pasubio dove gli scontri furono tra i più intensi e sanguinosi. Salendo su queste montagne non si può non riflettere sulle conseguenze tragiche della guerra che qui si portò via migliaia di giovani vite. Al sacrificio umano si aggiunse l'enorme sforzo tecnico-militare nella costruzione di imponenti opere idrauliche ed elettriche insieme alla realizzazione di teleferiche, strade, sentieri, trincee e gallerie ancora oggi visitabili. Fu il compito del Genio militare e delle truppe il cui capolavoro è la Strada della I° Armata o delle 52 gallerie. Lo scenario dominante è quello brullo di un altipiano dove anche l'erba stenta ad attecchire compensato però da uno dei più vasti panorami che si possano godere nel Trentino  meridionale
Come arrivare: da Rovereto si prende la strada per la Vallarsa sulla tortuosa SP 46 del Pasubio in direzione di Vicenza. Posteggio a pagamento al Pian delle Fugazze di fronte alla strada per Campogrosso. Il sentiero parte dal posteggio

Partiamo a metà mattina dal Passo delle Fugazze 1163 m sul sentiero 179 che salendo interseca più volte la strada degli Eroi sul versante della Val di Fieno 
Questa parte della camionabile fu costruita in epoca fascista a completamento del tratto che dalla galleria d'Havet va al rifugio Papa per una lunghezza totale di 10 km
Su un sasso troviamo questo commovente foglio deposto forse da un parente di un soldato morto per le ferite riportate in combattimento. Si calcola che nel 1916 si trovassero sul Pasubio 50.000 uomini tra reparti combattenti e servizi. Dal maggio 1915 al novembre 1918  il conto tra morti, feriti e dispersi italiani arrivò per difetto a 37.000, 7550 dei quali appartenenti a reparti alpini 
Vista verso ovest sul Cherle e sullo Zugna, altra montagna teatro di guerra
Il sentiero sale a lungo in un bosco ombroso per finire sul tratto finale della Strada degli Eroi (chiusa ai non autorizzati) 
Arriviamo ad uno slargo davanti l'imboccatura della galleria dedicata al generale Achille d'Havet
Dal piazzale parte anche il sentiero delle creste 398 che faremo nel ritorno
Il generale è considerato uno dei fondatori del Genio militare
La galleria mette in comunicazione il primo tratto della strada con il secondo che conduce al rifugio Papa 
Qui inizia la vera Strada degli Eroi costruita dal Genio militare. Percorre il versante destro orografico dell'impervia Val Canale, è lunga 2 Km e conduce al rifugio Achille Papa. E' percorribile in mtb
La testata della Val Canale con il tracciato della strada. In alto sulla destra è visibile il rifugio A. Papa
Sulle pareti rocciose sono collocate le targhe in onore delle 12 medaglie d'oro al valore militare che combatterono sul Pasubio e alle quali la strada è dedicata. Tra esse ci sono quelle di Cesare Battisti e Fabio Filzi
Come in tutte le strade militari anche in questa la pendenza è leggera ma costante 
Passiamo lungo la testata dell'aspra val Canale percorsa da un sentiero che la risale fino al rifugio

Dopo circa 2h20 dalla partenza raggiungiamo il rifugio Achille Papa alle Porte del Pasubio, quota 1920 m. Il generale Papa sul Pasubio era al comando della brigata Liguria e di alcuni battaglioni di alpini e aveva la fama di profondo conoscitore della zona. A lui fu intitolata la galleria che dal monte Palon arrivava fino al Dente italiano 
I cani non possono entrare all'interno del rifugio ma per fortuna è dotato di ampio terrazzo con servizio al tavolo
All'interno le pareti sono piene di targhe e foto che raccontano la sua storia. Fu costruito nel 1921 dove in tempo di guerra sorgeva una distesa di baraccamenti che arrivò ad ospitare fino ad un migliaio di soldati, una piccola cittadina dei combattenti posta al riparo dei tiri dell'artiglieria nemica e chiamata el Milanin del Pasubio
I baraccamenti  dei soldati chiamati "el milanin del Pasubio"
Oltre alla consueta segnaletica sulla facciata del rifugio sono affisse alcune lapidi che parlano dei fatti d'arme e c'è pure una bella poesia della poetessa Romana Rompato della vicina Schio


Nei pressi del rifugio si trova l'uscita della Strada della Prima Armata chiamata anche delle 52 gallerie, capolavoro del Genio militare italiano,: fu costruita in soli 9 mesi per permettere un collegamento sicuro e aperto tutto l'anno tra il fondovalle e il fronte
Sopra al rifugio è visibile il Bivacco Marzotto Sacchi
Sulla sella delle Porte del Pasubio parte la strada degli Scarubbi, una camionabile che collega il Pasubio al passo Xomo. Fu costruita nell'estate del 1917 ed è lunga 10,5  km. Era esposta al tiro dell'artiglieria nemica e a causa della sua esposizione a nord non era utilizzabile durante l'inverno e per buona parte della primavera
Dalla sella delle Porte del Pasubio risaliamo la sterrata lungo la quale si trova il cimitero militare della brigata Liguria 
Il cimitero "Di qui non si passa" della Brigata Liguria e l'Arco Romano costruito dal comune di Schio nel 1935

Continuiamo seguendo le indicazioni per cima Palon (40')  sul Sentiero Tricolore. Siamo nella "zona sacra" del Pasubio. Il 29 ottobre 1922 si definirono con un regio decreto 4 zone sacre del fronte di Guerra (Pasubio, Monte Grappa, Monte S.Michele e Sabotino, questi ultimi due in provincia di Gorizia). Questi quattro campi di battaglia avevano in comune un altissimo numero di perdite in un'area molto ristretta (in 3 anni nella zona sacra del Pasubio furono 10 mila i soldati caduti). La zona sacra è delimitata da 30 cippi di pietra bianca con i nomi dei reparti italiani combattenti e delle 12 medaglie d'oro. Comprende Cima Palon, Il Cogolo Alto, la Selletta Damaggio, il Dente Italiano e la Selletta dei Denti. Da essa fu escluso il Dente Austriaco. In questa pagina si raccontano i fatti salienti occorsi su ciascuno di questi caposaldi italiani
Giungiamo in prossimità della chiesetta Santa Maria
Questa lunga trincea scendeva dalla Selletta Damaggio fino alla Sella Comando dove si trovava il centro di comando del settore Pasubio. Prende il nome di camminamento Ghersi dal nome  del generale che la fece costruire
Arriviamo alla Selletta Damaggio posta tra il dente Italiano e cima Palon. Il 2 luglio 1916 un poderoso attacco degli imperiali provenienti dalla zona delle Sette Croci fu qui fermato dal fuoco di un gruppo di soli 7 mitraglieri  al comando del tenente Salvatore Damaggio di Gela. Sullo sfondo si vede quello che resta del dente Dente Italiano parzialmente crollato dopo l'esplosione di una potente mina austriaca. I corpi di 50 soldati italiani riposano ancora oggi sotto le macerie
Il Dente italiano prima e dopo l'esplosione della mina austriaca del 13 marzo 1918 per quale furono usate 50 tonnellate di esplosivo. La guerra delle mine non determinò però sostanziali mutamenti dei rapporti di forza tra i due eserciti
  
Alle atrocità della guerra si accompagnavano anche l'asprezza dei luoghi, inverni molto freddi, neve alta anche 10 metri con valanghe e frane che fecero molte vittime (la frana dei Roccioni della Lora travolse il battaglione Aosta). Un breve racconto del tenente Michele Campana rende bene cosa dovevano essere questi luoghi in quei giorni: "Due batterie di nostre bombarde concentravano il fuoco sul camminamento che dalla "Casermetta difensiva" conduce al Dente. Vedemmo fra i nugoli di fumo saltar per aria pezzi d'uomini. In uno scoppio si scorsero proprio soltanto due gambe nel cielo divaricarsi. Tutta l'intera colonna dei nemici venne a farsi maciullare così, in quel passaggio obbligato dove minuto per minuto cadeva una nostra bombarda... Nessuno potrà mai dare una pallida idea della terribilità di quella mischia. Alcuni momenti si vedevano uomini avvicinarsi. Un obice faceva saltare in aria amici e nemici. La morte li coglieva insieme, nella stretta dell'odio. I duecento metri del Dente erano divenuti un formichio di esseri, non umani, ma sovrannaturali; demoni certo che correvano fra le rovine; sopravvivevano tra le fiammate delle bombe a mano e le eruzioni delle granate"
Nell'inverno 1916-17 il generale Papa ordinò la costruzione di una lunga galleria che dalla cima del Palon giungeva alla Selletta Damaggio, tra il Palon e il Dente Italiano. Dalla selletta una trincea portava all'entrata del sistema di gallerie del Dente Italiano. Nella Galleria Papa, lunga 190 metri, si trovavano alloggi per circa 250 uomini, un posto di medicazione e di comando e ovviamente a molto armamento. La galleria serviva allo spostamento veloce in caso di attacco delle truppe acquartierate sotto il Cogolo Alto

Nella galleria Papa c'era una grande vasca per l'acqua potabile pompata dalla centrale di Malga Busi e che alimentava anche questo altro serbatoio presso la selletta
Saliamo verso Cima Palon, la più alta elevazione del Pasubio a 2232 m. e occupata dagli italiani nella loro ritirata il 18 maggio 1916. A causa della sua esposizione ai tiri del nemico venne col tempo trasformata in una fortezza sotterranea che dominava assieme al Dente italiano la linea del fronte sull'estremo bordo orientale dell'altipiano

La grandiosa visuale da cima Palon sul Dente italiano, il Dente Austriaco, la sella e le creste del Roite
L'aspro altopiano visto dal Palon. Gli imperiali, dopo aver tentato invano di aggirare il Pasubio attraverso la Vallarsa, la Val di Terragnolo e nella Val di Posina, con l'offensiva di primavera (Strafexpedition) del  15 maggio 1916 tentarono  di sfondare il fronte direttamente sul Pasubio per poter scendere attraverso il Passo della Streva nella pianura padana aggirando così le armate italiane disposte sul fronte orientale. Dopo avere riconquistato il Col Santo perso nei primi giorni di guerra i kaiserjeger avanzarono con successo fino a portare la linea del fronte sull'estremo ciglio del Pasubio dove però furono fermati dalle truppe italiane. Dopo i primi giorni segnati da forti scontri l'offensiva perse vigore. Seguirono altri attacchi da parte degli austro-ungarici (quello del 2 luglio fu il più pericoloso) e contrattacchi italiani che però non portarono a cambiamenti decisivi. Non riuscendo a prevalere l'uno sull'altro, i due eserciti iniziarono nel 1917 a rafforzare le loro posizioni con gallerie e con imponenti lavori nelle retrovie come la costruzione della Strada delle 52 gallerie. Anche la guerra delle mine e successivi attacchi non portarono a risultati decisivi per le sorti della battaglia. L'armistizio del 3 novembre 1918 trovò il Pasubio senza un vincitore sul campo 
Vista dal Palon verso la Vallarsa. Sotto di noi il lungo dosso che collega il Palon al Cogolo Alto (cogolo sta per cocuzzolo)
Vista verso l'Alpe di Cosmagnon  e lo Zugna
Da cima Palon cominciamo a scendere su un sentiero ben visibile ma poco segnalato verso il Cogolo Alto, la sommità che si vede in lontananza. Un camminamento, scavato nella roccia e coperto, collegava il Cogolo Alto al Palon; in caso di attacco permetteva ai 500 soldati accampati sul versante sud del Cogolo, nel cosiddetto villaggio Marchisio, di raggiungere in tempi molto rapidi cima Palon al riparo dal tiro nemico. Da Cima Palon scendevano poi lungo la galleria Papa fino alla selletta Damaggio e infine al Dente Italiano
Dopo la fine della guerra sul Cogolo Alto venne eretto il Rifugio Militare che ospitava il custode della Zona Sacra, una persona che accompagnava i gruppi di ex-combattenti in visita ai campi di battaglia. Il rifugio venne bombardato durante la seconda guerra mondiale poiché ospitava dei partigiani
Vista verso la Sella di Cosmagnon
Ora passiamo proprio sopra la strada degli Eroi che intravvediamo sotto quel canalino
Raggiunto questo bivio proseguiamo sul 398-Sentiero delle Creste che ci riporterà al piazzale antistante la galleria d'Havet passando sulle creste soprastanti la strada degli Eroi. Questo sentiero di arroccamento fu realizzato quando, passato il pericolo della Strafexpedition, si rese necessario collegare la sommità del Pasubio con il Pian delle Fugazze, fino allora raggiungibile solo dalla strada degli Scarubbi o dal sentiero della val Canale
La strada degli Eroi dall'alto
Una delle tante gallerie che si aprono lungo il sentiero 
Questa galleria prende il nome dal generale Zamboni che successe al generale Papa al comando della Brigata Liguria quando quest'ultimo venne chiamato al comando della 44° divisione sul Pasubio. Il tunnel, lungo 222 m., faceva parte del sentiero di arroccamento che collegava le Porte del Pasubio con la Sella del Cosmagnon attraversando la testata della Val delle Prigioni sotto il ciglio in modo da stare al riparo dal fuoco nemico
La Val Canale e la Strada degli Eroi. Il nostro sentiero scende su quelle creste che si vedono sopra la strada
Ricoveri in muratura del villaggio Marchisio dove erano accampati i 500 soldati pronti a salire sulla linea del fronte in caso di attacco

Raggiungiamo la Sella dell'Incudine
Continuando a scendere tocchiamo il Soglio dell'Incudine 2114 m., uno sperone roccioso chiamato così per la sua forma e proteso sulla Val delle Prigioni. Divenne un punto strategico di osservazione sull'Alpe di Cosmagnon. Fu occupato dagli Italiani che scavarono gallerie come questa per il ricovero dei pezzi di artiglieria, le munizioni nonché  per i soldati preposti alla sua difesa
La selvaggia Val delle Prigioni vista dal Soglio dell'Incudine

La diga e il lago degli Speccheri
Artax è sempre curioso soprattutto quando ci sono precipizi come questo
Perdiamo ancora quota. Ecco il Soglio dell'Incudine visto dal basso
Impossibile non vedere in questa roccia il muso di un grosso cagnone 
Scendiamo tra le nebbie che ormai ci avvolgono aggirando cocuzzoli con salite e discese dal crinale
Il Soglio dell'Incudine è ormai lontano e noi siamo ormai giunti nei pressi della galleria d'Havet
Ad un ennesimo passaggio di versante appare finalmente la strada degli Eroi dove ritroveremo il sentiero per il Pian delle Fugazze

Scarica la traccia gps da Wikiloc







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