Brenta Trek 7



Tutto il trek:
Lunghezza: 30,3 Km
Dislivello:  +2478 m - +2176 m
Tempo in movimento: 12h
Altitudine max: 2797 m
Difficoltà: impegnativo

Primo giorno
Lunghezza: 12 Km
Dislivello: 1685 m
Tempo in movimento: 4h

Secondo giorno
Lunghezza: 18,3 Km
Dislivello: Ascesa 793 m - Discesa 2091 m
Tempo in movimento: 8h

Questo breve ma impegnativo trek nel Brenta prevede nel primo giorno la salita al rifugio Pedrotti lungo la maestosa e solitaria val Brenta; nel secondo si affronta la ferrata Spellini che partendo sopra la Busa degli Sfulmini finisce alla Bocca degli Armi, dove inizia la ferrata della Bocchette Centrali. Da lì si scende al rifugio Alimonta per poi imboccare più sotto il sentiero che porta alla ferrata Sosat. Questa seconda panoramica ferrata finisce nelle vicinanze del rifugio Tuckett. La discesa a valle porta al rifugio Casinei e a Vallesinella quindi alla Cascata di Mezzo attraverso un bellissimo sentiero. Si continua lungo una forestale fino a malga Brenta Bassa e attraverso il sentiero che costeggia la forra del Sarca di Vallesinella si raggiunge il Piazzale delle Bore da dove si era partiti. Le due ferrate sono classificate di media difficoltà. Il primo giorno è  sicuramente il più impegnativo per via del dislivello da affrontare
Come arrivare: in val Rendena superata Pinzolo in direzione di Madonna di Campiglio si raggiunge l'abitato di S.Antonio da Mavignola. Giunti alla fine del paese si imbocca sulla destra la stradina asfaltata che porta in Val Brenta. Percorsi circa 3 km si arriva ad un ponticello in località Prato della Casa che si supera continuando per un po' fino a raggiungere il parcheggio sul Piazzale delle Bore
Primo giorno: Piazzale delle Bore-Malga Brenta Alta-Rifugio Brentei-Bocca di Brenta-Rifugio Pedrotti
Secondo Giorno: Rifugio Pedrotti-Busa degli Sfulmini-Ferrata Spellini-Bocca degli Armi-Rifugio Alimonta-Ferrata Sosat-Rifugio Tuckett-Rifugio Casinei-Vallesinella-Cascata di Mezzo-Malga Brenta Bassa-Piazzale delle bore


Primo Giorno

Il Piazzale al parcheggio delle Bore 1213 m. Quando parto il cielo è coperto ma non sono attese precipitazioni per la giornata
Dopo 15' raggiungo il pascolo di malga Brenta Bassa
Inizio la risalita della val Brenta stando sulla destra orografica del torrente e dopo 25' raggiungo la stazione a monte delle teleferica del rifugio Ai Brentei
Sulla destra della stazione attraverso un ponticello e inizio a salire su ripido sentiero tra faggi e abeti immettendomi sulla Scala di Brenta, una cengia obliqua che supera diagonalmente un gradone roccioso
Il sentiero passa nelle vicinanze di alcune cascatelle
Superata la Scala di Brenta e il soprastante bosco attraverso un tratto ghiaioso e raggiungo il ripiano pensile che rappresenta l'alpeggio di malga Brenta Alta 

Raggiungo Malga di Brenta Alta, oggi avvolta dalla nebbia (50' dalla stazione della teleferica). Qui arrivarono e sostarono i primi esploratori inglesi nella metà dell'ottocento scoprendo le cime maestose del Brenta. "Proprio al centro di tanta bellezza, imponente di fronte a noi si ergeva una roccia colossale, uno dei più prodigiosi monumenti delle forze della natura". Con queste parole l’alpinista inglese D.W. Freshfield descriveva la visione del Crozzon dal pascolo di malga Brenta Alta
Purtroppo oggi il panorama sta a zero. Percorro a lungo il pianoro lasciando a sx il sentiero 391A diretto al Rifugio Casinèi e poi il bivio con il sentiero 391 "Riccardo Violi" che porta allo stesso rifugio
Il mio sentiero

Raggiungo un nuovo gradone che supero fra mughi e roccette con l'aiuto di qualche staffa metallica. L'ultimo faticoso tratto è fatto di ravvicinati tornanti e quando alla fine scorgo la sagoma del rifugio ai Brentei 2174 m. è ora di pranzo (circa 3 h dalla partenza). Dopo essermi rifocillato all'ottima cucina del rifugio mi attardo vicino al suo caminetto acceso sperando che la nebbia si alzi 
Ma la nebbia non ha intenzione di mollare e alla fine decido di partire verso Bocca di Brenta sul sentiero 318 senza altri indugi
Passo vicino alla cappella votiva dedicata ai caduti della montagna
Salgo a mezzacosta con salita regolare con un passaggio in cengia sotto un tetto di roccia. Mi trovo ormai nell'Alta Val Brenta dove la roccia non lascia più spazio alla vegetazione
Finalmente, dopo un'ora di cammino in un ambiente spettrale, la nebbia si fa meno fitta lasciandomi intravedere, come si mi trovassi sott'acqua, il cielo e le forme delle montagne che mi sovrastano 
Una delle prime viste che mi si presentano all'uscita dalla nebbia è il ripido canalone che separa il Campanile Basso e cima Brenta Alta 
Finalmente vedo Bocca di Brenta, ormai vicina. Il sentiero ora mi porta sulla destra sotto quelle rocce dove c'è un breve tratto attrezzato che mi farà superare quell'ultimo gradone roccioso

La val Brenta è diventata un fiordo invaso dalle nebbie 
La facile ferratina  sull'ultimo gradone
Superato l'ultimo salto di roccia sono nel catino occupato dal residuale nevaio che attraverso stando sul suo bordo destro
Raggiungo in breve Bocca di Brenta, il profondo intaglio tra le imponenti pareti di cima Brenta Alta e cima Brenta Bassa che rappresenta il valico più importante del gruppo di Brenta (ad esclusione del passo del Grosté)
Un ultimo sguardo alla Val Brenta che oggi non si è voluta mostrare se non alla fine
Bocca di Brenta a 2552 m. fu attraversata per la prima volta il 24 luglio 1864 dall'alpinista e botanico irlandese John Ball, guidato dalla guida alpina Bonifacio Nicolussi di Molveno. A quell'epoca il passaggio era già conosciuto dai valligiani e con esso l’itinerario. Ball lo descrisse con accenti entusiastici in un articolo per l’Alpine Journal, il periodico del club alpino inglese una vera porta d’ingresso larga circa quindici piedi, tra due arditi pinnacoli di roccia»)
Ora non mi resta che scendere sulla sinistra e poi infilare sulla destra un'aerea cengia che mi porterà al rifugio Tosa-Pedrotti visibile già in lontananza
Il rifugio è già nell'ombra della Brenta Bassa
L'ingresso del Pedrotti, uno storico rifugio costruito all'inizio del secolo. E' passata un'ora e mezza dalla mia partenza dal Brentei 
Il cane del rifugio sembra annoiato e mi accoglie con grande distacco
Calano le ombre sul Croz del Rifugio
Il tramonto verso il Croz dell'Altissimo e i Lasteri (al centro)
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Secondo giorno

La giornata si annuncia splendida
Sono passate da poco le sette e molti sono già fuori ad ammirare l'alba che da questo rifugio, se è sereno, è sempre spettacolare
Il primo raggio di sole. A sinistra i Lasteri e il Crozzon dell'Altissimo
In un attimo tutto il rifugio è inondato da una luce dorata 
Verso sud -ovest
Verso nord-est
La Brenta Alta e la Bocca di Brenta
Lasciato il Pedrotti mi appresto a scendere nel vallone sottostante passando accanto al rifugio Tosa, il più vecchio dei due ed ora utilizzato come dipendenza del rifugio Pedrotti
Giunto a questo bivio giro a sinistra sul 303 sul sentiero Orsi, il magnifico sentiero attrezzato che collega il Pedrotti al rifugio Tuckett passando sotto tutto il Brenta Centrale lungo i  suoi ghiaioni detritici e le cenge. Osvaldo Orsi fu un importante personaggio roveretano, appassionato alpinista e finanziatore del progetto di sistemazione del sentiero della Sega Alta, rinominato in suo onore sentiero Orsi nel 1953 dalla Sat
La Bocca di Brenta dal sentiero Orsi
Mezz'ora dopo mi trovo nella Busa degli Sfulmini, a cui fanno da corona la Brenta Alta a sinistra, il Campanile Basso e Alto, le aguzze guglie degli Sfulmini, la torre di Brenta, la cima dei Armi e la frastagliata cresta della cima degli Armi Bassa 
Da sinistra la Brenta Alta, il Campanile Basso e gli Sfulmini
Il Campanile Basso 2877 m. è una splendida guglia solitaria a sezione quadrata e dalle lisce pareti conquistata nel 1899 da due alpinisti austriaci e diventata un'icona dell'alpinismo mondiale. Qui un video di una recente ascensione
Alla sua base passa il sentiero delle Bocchette Centrali
Cima Brenta Alta e Campanile Basso
La Val delle Seghe. Il termine sega significa cengia. Un'altra versione dell'origine del toponimo fa riferimento alla presenza fino al secolo scorso di numerosi segherie e mulini sul fondovalle
Giunto ad un bivio seguo il sentiero che mi porterà all'attacco della ferrata Spellini. Risalgo il ripido canale detritico sottostante la Bocca dei Armi posta tra Torre di Brenta e la Cima dei Armi
La Bocca dei Armi. La ferrata Spellini la raggiunge sul suo lato destro di Cima dei Armi superando un dislivello di 200 m. 
Raggiungo l'attacco della ferrata segnalato dal solito cartello rosso. Dopo un primo facile tratto con cordino e staffe affronto questa prima lunga scala che tende a strapiombare ragion per cui si deve lavorare di braccia
Proseguo verso destra su un traverso esposto quindi affronto altre brevi scale e traversi su cenge
Arrivo all'ultima e faticosa scala anch'essa leggermente strapiombante
Superato anche questo ostacolo continuo senza altre difficoltà su una cengia che conduce alla Bocca. La Spellini è di recente costruzione e quindi è ben attrezzata e sicura
Verso la Brenta Alta
Su quella evidente cengia sotto la Torre di Brenta passa la ferrata  delle Bocchette Centrali che parte dall'ormai vicina Bocca dei Armi. La ferrata però è stata temporaneamente chiusa per manutenzione
La Bocca dei Armi
La targa della ferrata Spellini alla Bocca dei Armi. Felice Spellini era una guida alpina di Molveno, valente scalatore che gestì per decenni rifugio Croz dell'Altissimo. Il toponimo Bocca dei Armi invece deriva da due celebri cacciatori di Senaso, una frazione di S.Lorenzo in Banale, soprannominati "i Armi". 
Mi trovo sul punto più alto del trek a 2749 m. Sono passate due ore da quando sono partito dal rifugio
Le prime scale della ferrata delle Bocchette Centrali
Dall'altra parte della Bocca dei Armi c'è la Vedretta degli Sfulmini con in fondo, già nel sole, il rifugio Alimonta

La Bocca dei Armi e la Vedretta degli Sfulmini dal sentiero 305c e 323 diretto al rifugio Alimonta. A sinistra Cima dei Armi, a destra la Torre di Brenta
Il rifugio Alimonta 2580 m.  non è un rifugio CAI ma privato. Ezio Alimonta era una guida alpina e forte scalatore negli anni 60/70. Il rifugio è gestito dalla famiglia Alimonta da tre generazioni. Mi fermo per un cappuccino e per fare quattro chiacchiere con il gestore. E' l'ultimo giorno di apertura e per la sera è prevista una cena molto affollata, cosa che non entusiasma i ragazzi del rifugio già pronti alla smobilitazione. Riprendo il trek scendendo nel vallone dei Brentei sul 323
Il vallone sotto il rifugio. Sulla destra si vede il sentiero che porta alla ferrata Sosat. La ferrata ha un passaggio impegnativo nel canalone sotto Punta Campiglio, per il resto non presenta particolari difficoltà. E' stata attrezzata nel 1960/61 per ricordare il 40° della fondazione della Sosat (Sezione Operaia Società Alpinisti Tridentini)
La palina che segna l'inizio della ferrata Sosat, sentiero 305b. Percorro il primo tratto su una cengia aerea che domina il vallone dei Brentei sotto cima Mandron 
La Tosa e il Crozzon di Brenta separati dal canalone Neri
Zoom sul rifugio Brentei
Da sinistra: cima Molveno, cima dei Armi, Torre di Brenta, Sfulmini, Campanile Alto, Cima Brenta Alta, Bocca di Brenta, Cima Brenta Bassa, Cima Margherita, Tosa.
Qui la cengia ha un tetto roccioso e bisogna abbassarsi per passare

Percorro la lunga cengia che mi conduce nel Canalone di Punta Campiglio.  Alla sua fine mi aspetta una discesa verticale su staffe e cordino fino sul fondo della forra e, dopo uno stretto passaggio, una risalita su scale quasi verticale sul lato opposto del canalone 
Veduta della cengia e del tratto in discesa su staffe 


Una delle scale che si incontrano nella risalita sul versante opposto
Sono ora ormai fuori dal punto più impegnativo della ferrata e mi concedo un momento di relax per ammirare lo spettacolo  che mi circonda. Mi aspetta ora un lungo tratto a mezzacosta tra massi e detriti che mi porterà ad affacciarmi progressivamente sul vallone del Tuckett 
Il Castelletto inferiore e sullo sfondo la Pietra Grande. Più in basso, sopra uno sperone di roccia, scorgo i rifugi Tuckett-Sella
Con l'aiuto di qualche cordino scendo gradualmente ai piedi della morena della Vedretta di Brenta Inferiore. In alto a destra si staglia il profilo di cima Sella
Il sentiero scende progressivamente fino a raggiungere il fondovalle per poi risalire dall'altra parte. Sullo sfondo la Presanella
Da sinistra: cima Sella, Bocca del Tuckett e cima Brenta
Raggiungo l'affollato rifugio Tuckett 2271 m. e mi fermo per un primo piatto veloce. Sono passate 2h30 da quando sono partito dal rifugio Alimonta. I rifugio Tuckett ( dei due il più grande) e il vicino rifugio Sella hanno una storia particolare che risale ai primi anni del secolo scorso
Riprendo in discesa il trek in direzione del rifugio Casinei sul 317
Un ultimo sguardo al vallone del Tuckett prima di scendere a valle ed inoltrarmi nel bosco
Il Castelletto inferiore da una spianata prativa sul 317
Il rifugio Casinei 1825 m. è uno snodo tra i principali sentieri diretti ai rifugi della catena centrale del Brenta
Lasciato anche il Casinei scendo ora verso Vallesinella in un bosco di conifere e faggi su una lunga gradinata lastricata. I gradini servono a contenere l'erosione del suolo vista l'alta frequentazione del ripido sentiero
Raggiungo Vallesinella dove si trova il parcheggio e continuo per qualche decina di metri fino a imboccare sulla sinistra il sentiero che scende alle Cascate di mezzo (1h40 dal Tuckett)
La segnaletica per le Cascate. La Sarca di Vallesinella forma lungo il suo percorso tre Cascate in corrispondenza di altrettanti gradoni rocciosi (Cascate alte, Cascata di mezzo e Cascata di sotto)
La Cascata di mezzo. Il sentiero gradinato le raggiunge attraversando una vegetazione lussureggiante
Attraverso il torrente sul ponticello in legno e sosto un attimo per respirare l'aria frizzante, poi rientro nel bosco e scendo lungo il sentiero che sbuca in una forestale diretta a malga Brenta Bassa
Raggiungo la val Brenta che è ora inondata dalla calda luce pomeridiana
A mio parere questa valle è la più bella del Brenta e meriterebbe una lunga sosta ma ormai è tardi e devo proseguire
Percorro l'ultimo tratto di forestale diretto al Piazzale delle Bore  ma mi concedo una deviazione su un sentiero che si stacca sulla destra e che costeggia per un tratto la forra del Brenta dove si trovano cascatelle e strette pareti. Il sentiero sbuca nei pressi del parcheggio. Quando lo raggiungo sono le 17.30 

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