Rifugio Bordala


Lunghezza: 12,7 Km
Dislivello: 855 m
Tempo in movimento: 4h30
Altitudine max: 1115 m
Difficoltà: facile


Questa piacevole escursione si svolge sul versante est della dorsale che dal monte Stivo va fino a cima Cornetto, ad una quota che va dai 600 ai 1100 m. Vari sono gli ambienti che si attraversano: campi terrazzati, boschi misti e faggete, radure e gole attraversate da torrenti. Dopo un primo tratto di strada asfaltata seguono larghe sterrate e sentieri mai troppo ripidi o pericolosi. Si passa anche sotto una cascata (Pissavacca) che rinasce dopo qualche giorno di pioggia creando un paesaggio molto suggestivo; durante quasi tutto il tragitto la vista spazia sulla valle e sulle montagne che la delimitano ad est (Finonchio, Altopiano di Folgaria, Pasubio, Zugna e Piccole Dolomiti). L'anello è praticabile in tutte le stagioni 
Come arrivare: da Rovereto si sale al paese di Isera dove si trovano le indicazioni per Patone, frazione distante circa 2 km da Isera. Parcheggio nella piazzetta del paese. Il sentiero parte sulla destra della piazza ed è segnalato dalla sigla F10 (Patone-Bordala)
Lasciato Patone 586 m. seguiamo il nastro asfaltato pianeggiante di via Belvedere attraversando una serie di campi terrazzati. Sullo sfondo il Cornetto di Bondone e Cimana
Dopo 10 minuti di cammino raggiungiamo, in prossimità di una curva, la cascata Pissavacca, in quel giorno in secca totale; è originata da un torrente di portata variabile per cui la sua vita effimera segue l'andamento delle piogge. L'acqua fa due salti ben distinti
Il salto inferiore della Pissavacca in una foto scattata dopo le  ultime piogge di novembre. La strada si trova relativamente al riparo e passandoci sotto si rischia solo qualche innocua spruzzatina
Il salto superiore della cascata. Il suo nome potrebbe derivare, in alternativa al più prosaico e diretto significato, dal tedesco Bischofs Wache che significa "sentinella del vescovo" perché in questo luogo si presume vi fosse una stazione di guardia o pedaggio del Principe Vescovo di Trento. All'epoca la rete viaria collinare era più frequentata di quella del fondovalle
Dopo la cascata seguiamo sulla sinistra un largo sentiero che comincia a salire verso Castellano. Il nostro è contrassegnato dalla sigla F10
Alla salita segue un tratto pianeggiante (loc. Tovi) tra campi terrazzati che raggiunge un dosso chiamato Doss de l'Altar. Mentre nei pressi della cascata crescono rigogliosi il capelvenere e la felce, qui gli antichi muretti a secco ospitano piante calcifile che si accontentano del poco terriccio presente tra i sassi. 
Scendiamo poi lentamente in un vallone caratterizzato da una  fitta vegetazione e dove nel punto più profondo tra due alte pareti di roccia scorre il rio Cavazzini che attraversiamo su un ponte in pietra. Usciamo poi dalla gola e ad un bivio prendiamo sulla sinistra il sentiero in salita tralasciando quello che scende verso Noarna. Superata una ripida salita ormai in pieno sole raggiungiamo località Pizzini
Località Pizzini  a quota 700 m.
Vista verso il Finonchio e il Pasubio da località Pizzini. Il terrazzamento ora coltivato a vite è circondato da un naturale bastione roccioso strapiombante sulla valle che rende il luogo piuttosto inaccessibile. Qui sono stati trovati diversi resti di ossi di animali (cervi soprattutto) e manufatti in bronzo  e ceramica riconducibili ad un insediamento di allevatori, pastori e cacciatori dell'età del bronzo (XX-XXVII secolo a.C.). I reperti sono visibili presso il museo civico di Rovereto
Da località Pizzini alla frazione di Castellano (comune di Villa Lagarina) la strada è breve. Questa casa che si affaccia su un tornante della strada provinciale diretta al lago di Cei si fa notare per la bellezza del suo giardinetto 
Le origini della rocca di Castellano, costruita intorno alla sua originaria torre, sono oscure e databili già prima del XII secolo. Di proprietà dei Castelbarco dalla metà del XIII secolo, nel 1456 il castello fu assediato e conquistato dai Lodron, nobile famiglia delle valli Giudicarie, che ne ottennero successivamente l'investitura dal Principe Vescovo di Trento. La sua funzione era principalmente quella di proteggere le antiche strade che andavano verso il lago di Cei. Nel settecento i Lodron si trasferirono nel palazzo di Nogaredo e il castello cadde progressivamente in rovina. Fu venduto nel 1924  alla famiglia Miorandi, una famiglia della zona
Di fronte al castello, nella piazza del Barc è esposta questa antica trebbiatrice (machina da bater) che servì a turno per molto tempo (dal 1935 al 1958) i vari paesi della valle. In alto si introduceva il frumento essiccato e in basso uscivano i chicchi di grano ventilati e setacciati, pronti per essere macinati nei mulini del fondovalle. Nella piazza si trovano la casa delle Decime (tasse) e il basamento di una funicolare austro-ungarica costruita per scopi bellici durante la guerra 1915-18 che partiva a Villa Lagarina e continuava fino a Bordala
Uno scorcio di Castellano 789 m.
Questa casa riassume l'antico e il moderno: gli antichi poggioli e ballatoi della casa trentina convivono con antenne, parabole e pannelli fotovoltaici
Raggiunta la parte superiore del paese e superata località Presuam posta sopra la rupe del Bus de la Vecia lasciamo Castellano e seguiamo una sterrata che ci conduce nella stretta val d'Agort che altro non è che la parte superiore della Val Cavazin


Questa casa si incontra poco prima di entrare nell'oscura val d'Agort
La Val d'Agort
Raggiunto il fondo del vallone riattraversiamo il torrente e ne risaliamo lo scosceso versante destro 
Questa zona è a rischio caduta sassi
Questo pannello è l'indizio di una mente economica
Si continua a salire su un tappeto di foglie

Zoom su Castellano 
Raggiungiamo il Mas dei Gatoni. La zona circostante è chiamata val dei Morti. Da qui si gode uno splendido panorama sulla valle
Tralasciata ad un bivio la stradina che scende a Patone imbocchiamo sulla destra il largo ma ripido sentiero diretto a Bordala Bassa. Qui il bosco di faggi è in autunno un tripudio di colori
E' l'ultima salita del giro con un dislivello di 150 metri 

I Celti avevano un calendario e un oroscopo ispirati agli alberi. Il primo giorno dell'anno era fissato il primo novembre e l'anno era diviso in 4 trimestri. Il loro oroscopo, al contrario del nostro che ne conta 12, era rappresentato in 21 segni che si intercalavano durante l'anno. A ciascuno dei segni era assegnato un albero che per le sue caratteristiche più si confaceva al periodo
Raggiungiamo il rifugio  Belvedere-Amici della Bordala  ormai chiuso in settimana e approfittiamo delle sue panche per fare il nostro pic-nic
Dal rifugio grande panorama sulla valle
Il rifugio Belvedere in realtà ha più l'aspetto di un alberghetto
Alle sue spalle incombe la mole dello Stivo 
Scendiamo sul sentiero dell'andata e arrivati al bivio che avevamo incontrato salendo tiriamo dritto in direzione di Patone. Nei pressi di questo sperone utilizzato come palestra di roccia si trova un altro punto panoramico  
Castellano nella luce del tramonto
Facendo attenzione a non scivolare sulle foglie bagnate scendiamo sulla ripida sterrata che arrivata all'altezza di Patone va a innestarsi sulla strada asfaltata. Non ci resta che ripercorrerla  passando nuovamente sotto la cascata Pissavacca e raggiungere Patone
La Val Lagarina e Rovereto. A sinistra il monte Finonchio, al centro il Pasubio e a destra lo Zugna

Patone

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