
Lunghezza: 8 Km
Dislivello: 777 m.
Tempo in movimento: 2h40
Altitudine max: 2768 m.
Difficoltà: medio
Il sentiero, situato nello splendido contesto paesaggistico delle dolomiti ampezzane, fu realizzato dai soldati austro-ungarici (Kaiserjäger =cacciatori imperiali) per raggiungere dal passo Valparola le postazioni situate sulla vetta del Lagazuoi. Ripercorrerlo è un'occasione per conoscere quella che fu la terribile guerra delle mine sulle dolomiti. Partiamo da passo Valparola dopo aver parcheggiato vicino al museo della grande guerra (Forte dei 3 sassi). Il sentiero non numerato parte dall'altra parte della strada. Guadagniamo in breve le trincee austriache della postazione Vonbank e raggiungiamo la terra di nessuno che separava i due eserciti. Sul ghiaione sotto il Lagazuoi sono visibili gli effetti delle mine austriache. Ci colleghiamo con il sentiero che sale da passo Falzarego e con larghe serpentine prendiamo quota fino a raggiungere l'attacco della facile ferrata. Attraversiamo una gola su un ponte sospeso, copia di quello utilizzato dalle truppe austriache per salire in vetta. Ci troviamo ora su una cengia dove si apre una galleria visitabile che ospitava dormitorio e cucina. Superato il punto esposto ma ben attrezzato il sentiero si dirige a nord ovest e taglia con un lungo traverso la parete sottostante il Piccolo Lagazuoi raggiungendone la cima. Arriviamo dapprima a 2726 m. su un pulpito panoramico mozzafiato affacciato sulle dolomiti ampezzane e la val Badia. Poco lontano si trova la cima con la croce di vetta a 2778 m. Troviamo il sottostante rifugio molto affollato, in estate è inevitabile. Dalla vicina funivia sbarcano vagonate di turisti. Per la discesa utilizziamo la lunga galleria realizzata dagli italiani (1200 m., e 350 m. di dislivello) che parte dall'anticima e scende nelle viscere della montagna. Arriviamo sulla cengia Martini, un ardito avamposto italiano che rappresentò una vera spina nel fianco per le truppe imperiali attestate sul passo Valparola. Poco dopo usciamo dalla galleria e ricongiungendoci al sentiero 402 (Sentiero del Fronte) proveniente dalla forcella Lagazuoi giungiamo a passo Falzarego. Il ritorno al vicino passo Valparola si fa lungo la statale con un tratto in leggera salita. Per la galleria sono indispensabili una torcia e un caschetto. Fare attenzione ai gradini umidi. In alternativa alla galleria si può scendere in funivia o seguendo il sentiero 401 e poi il 402. Il paesaggio che si gode dal Lagazuoi è sicuramente di prim'ordine



Il Forte dei 3 sassi ospita un museo della Grande Guerra che raccoglie un gran numero di oggetti in uso durante il conflitto. Il forte fu costruito tra il 1897 e il 1901 dagli austro-ungarici per impedire l'accesso alla val Badia in caso di guerra con l'Italia. Era armato con cannoni e difeso da 50 soldati. Fu distrutto dall'artiglieria italiana nel corso di un bombardamento il 5 luglio 1915

Su passo Valparola passava la linea del fronte che dal Sas de Stria (a destra) arrivava fino alla vetta del piccolo Lagazuoi (a sinistra). Dall'altra parte sotto passo Falzarego erano attestate le truppe italiane. Gli austriaci avevano approntato sul passo una poderosa difesa formata da 6 linee di trincee chiamata Vonbank

In facile salita il sentiero si sposta verso passo Falzarego

Passo Valparola dal sentiero dei Kaiserjäger. A sinistra il Settsass

Le trincee austriache della Vonbank rappresentavano, assieme all'artiglieria appostata sulla vetta del Lagazuoi e il Sass de Stria, un ostacolo formidabile all'avanzata italiana. Nell'ottobre del 1915 due plotoni di alpini riuscirono, salendo lungo un canalino indifeso, ad occupare una cengia denominata poi cengia Martini dal maggiore che comandava l'operazione. Per la sua posizione elevata e protetta permetteva all'artiglieria italiana di colpire le guarnigioni austriache della Vonbank. La potremo visitare nel corso del ritorno lungo la galleria italiana.
Più avanti attraversiamo la zona coperta dai detriti precipitati dalla parete in seguito al brillamento di 4 potenti mine austriache volte a distruggere le postazioni italiane sulla cengia Martini

Le trincee austriache lasciano il posto alla terra di nessuno posta tra i due eserciti. Sullo sfondo l'Averau

Giunti nei pressi di passo Falzarego il nostro sentiero va a collegarsi con quello proveniente dal passo e da questo punto inizia una serie di ripide serpentine che conducono all'inizio del tratto più impegnativo



Cominciamo con una scalinata in legno


Per superare una gola profonda 25 m. gli austriaci approntarono un ponte lungo 15m. Questo è la copia dell'originale austriaco

La cengia continua dopo il ponte. Il tratto è esposto ma attrezzato e sicuro


Il reticolo di gallerie del Lagazuoi è molto vasto. Alcune servivano per alloggiare i soldati, l'armamento, per la protezione delle truppe e per la logistica di guerra. Altre furono costruite appositamente per far esplodere potenti cariche di dinamite volte a distruggere la cengia occupata dagli italiani. La più potente, quella del 22 maggio 1917, fece crollare una parete alta 199 m. e larga 136. Le mine furono usate dagli austriaci dopo il fallimento di tutti i tentativi volti a sloggiare gli italiani dalla cengia

Un dormitorio

Ora il sentiero cambia direzione e compie un lungo traverso verso la cima ormai visibile



Siamo nell'ultima parte dell'aereo percorso. Sullo sfondo l'Averau, i Lastoi de Formin, la Croda da Lago e il monte Pelmo, in basso il rifugio Falzarego e in alto il rifugio Lagazuoi

Ad ovest il gruppo del Sella e quello del Puez

Passo Valparola

Dopo circa 2 ore di salita arriviamo alla fine del sentiero

Il sentiero finisce su un pulpito molto panoramico con un orizzonte a 360°. Verso est si scorgono le tre Tofane nascoste in parte dalle dolomiti di Fanis

L'Alpe di Lagazuoi e le Conturines al centro. Il vallone che scende ad Armentarola ospita in inverno una famosa pista da sci

Poco lontano su quell'altura c'è la vetta del Piccolo Lagazuoi

La vetta a 2778 m. è molto affollata ma il favoloso panorama che si gode da quassù ci fa dimenticare tutto il resto

Poco lontano su un altro sperone roccioso c'è il rifugio Lagazuoi con la sua celebre terrazza panoramica sulle dolomiti. Ci si arriva passando su quella esposta passerella

Come la cima anche il rifugio è molto affollato nella bella stagione. Fu aperto nel 1964 in concomitanza con la funivia da una guida alpina del posto

Dal giugno 1915 al novembre 1917 sulla cima del Lagazuoi vissero un centinaio di soldati austro-ungarici

A 50 metri dal rifugio si trova la stazione a monte della funivia che sale da passo Falzarego. Supera un dislivello di 630 m. in 2'50'' con un'unica campata lunga 1150 m. La cabina può trasportare 50 persone

Passo Falzarego 2105 m. visto dalla stazione a monte della funivia


Un lembo di neve residua serve per una performance artistica. Sulla parete di fronte sale una delle più difficili ferrate delle dolomiti, la ferrata Cesco Tomaselli

Le Tofane di Roces, di Mezzo e di Dentro, anch'esse testimoni di feroci battaglie

Il sentiero di discesa lungo la galleria parte a fianco della funivia e raggiunge delle postazioni austriache per poi portarsi all'imbocco della galleria italiana che percorre l'interno dell'Anticima. Si sbuca 350 metri più sotto e si ritorna a passo Falzarego sul sentiero 402

Il sentiero si sposta verso l'Anticima aggirando il grande cratere causato dallo scoppio della mina italiana. L'esplosivo era stato posto nella camera di mina dopo avere scavato la lunga galleria che risale l'Anticima. L'obiettivo era quello di far saltare la postazione di Kaiserjäger austriaca sull'anticima e di impossessarsi della vetta. Nalla camera di mina vennero stipate 32 tonnellate di esplosivo. L'esplosione avvenne il 20 giugno 1917 ma come le mine austriache non fu decisiva sulle sorti della guerra per la conquista del Lagazuoi. La disfatta di Caporetto, arretrando la linea del fronte sul Piave, costrinse le truppe italiane ad abbandonare le postazioni sul Lagazuoi alla fine di ottobre1917

Trincee austriache sull'anticima. Nonostante potessero controllare tutto quanto si muoveva di sotto, era impossibile per gli austro-ungarici attaccare la postazione italiana sulla cengia. Coraggiosi kaiserjäger arrivarono a farsi calare con delle funi lungo la parete in modo da poter lanciare grappoli di bombe a mano sulla cengia senza però causare gravi danni

L'entrata della galleria. Per scendere sono necessari un caschetto e una torcia elettrica perché è completamente buia e rischiarata solo di tanto in tanto da qualche feritoria che serviva anche per lo scarico del materiale di scavo. Nonostante il percorso sia completamente attrezzato con un cavo metallico bisogna fare attenzione perché gli scalini possono risultare scivolosi. La galleria è lunga più di 1 km e può essere risalita dal basso

Il lavoro di scavo iniziò il primo febbraio 1915 e terminò il 16 giugno dello stesso anno. A differenza delle gallerie austriache nella galleria italiana vennero usati martelli pneumatici che accelerarono di molto la progressione (fino a 10 metri al giorno negli ultimi giorni di scavo)

Il tunnel fa parte di un complesso reticolo di gallerie. Tutte partivano dalla cengia Martini. Una di spalla sbucava esternamente sull'Anticima, una serviva per ospitare l'artiglieria, un'altra saliva a spirale verso l'Anticima, un'altra serviva per fare arrivare i rifornimenti sulla cengia al riparo dall'artiglieria austriaca appostata sul Sass de Stria. Il recupero delle gallerie è avvenuto tra il 1997 e il 2004 grazie a varie associazioni di Alpini

Vista da una finestra della galleria


Il prezzo umano della guerra sul Lagazuoi fu altissimo. Oltre ai morti per le esplosioni e per i combattimenti furono molti i soldati che ebbero compromessa la salute per le severe condizioni di vita in alta quota e per lo stress causato dal vivere con la costante paura di essere sepolti da una esplosione

Arriviamo infine alla cengia Martini. Oggi grazie al grande lavoro di recupero si possono rivedere i camminamenti, le postazioni, i resti delle baracche e dei ricoveri, i basamenti delle cucine e l'entrata di una galleria. Nel corso dei tre anni di guerra la cengia divenne un attrezzato accampamento che ospitava 140 soldati
Una postazione per la mitragliatrice (foto web). Le perdite che l'artiglieria italiana causò nelle file nemiche furono ingenti e costanti
La baracca degli ufficiali (foto web)

L'uscita della galleria sulla cengia Martini

Ora scendiamo sul sentiero che va a congiungersi più in basso con il 402, il sentiero del fronte

Un passaggio sotto la parete prima di collegarsi al 402

La parete sud del Lagazuoi dal sentiero 402

Dopo mezz'ora dall'uscita dal tunnel siamo al trafficato passo Falzarego. Non ci resta che ritornare lungo la statale a passo Valparola.

Il bel profilo dell'Averau da passo Falzarego


Passo Valparola si raggiunge dopo una leggera salita che si sente nelle gambe

Rieccoci al Museo della guerra da dove era iniziata la nostra escursione
Le zone minate dagli austriaci e dagli italiani (foto web)
Molti altri filmati sono disponibili su Youtube riguardo alla guerra sul Lagazuoi. Eccone due:
Scarica la traccia gps da Wikiloc
Formidabile relazione.Da manuale,anzi meglio....
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