Al Pian dei Fiacconi sulla Marmolada



Lunghezza: 6,3 Km
Dislivello: 740 m.
Tempo in movimento: 2h30
Altitudine max: 2744 m.
Difficoltà: facile


Pian dei Fiacconi rappresentava un tempo il luogo dove arrivava il fronte del ghiacciaio della Marmolada e dove bisognava mettere i ramponi per continuare. Ora per toccare il ghiaccio bisogna camminare ancora per una mezz'ora, tanto il ghiacciaio si è ritirato in questi ultimi decenni.
Un anno fa, il 5 dicembre 2020, un'enorme valanga staccatasi tra Punta Penia e Punta Rocca ha distrutto completamente lo storico rifugio di Pian dei Fiacconi.
Entrambi i fenomeni sono da attribuirsi ai cambiamenti climatici, causa sia del ritiro inesorabile dei ghiacciai sia dell'intensificarsi di fenomeni intensi, in questo caso forti nevicate che originano enormi valanghe.
Siamo andati lassù per vedere con i nostri occhi tutto ciò.
Partiamo dal parcheggio situato a Fedaia 2060 m. vicino alla diga e imbocchiamo il sentiero 606. Il sentiero si inerpica su un pendio sassoso e raggiunge la forcella di Col de Bous 2438 m. dove sono visibili resti di postazioni militari della Grande Guerra. Continuiamo ancora sul 606 e dopo un ultimo strappo raggiungiamo quello che resta del rifugio (2 h dalla partenza). La vista di quello che era un rifugio molto caro agli amanti della montagna è sconfortante. Situato ad una quota leggermente più elevata ma per fortuna fuori dalla direttrice della valanga, il rifugio Capanna Ghiacciaio Marmolada è stato risparmiato. Lo raggiungiamo dopo aver superato una scalinata scavata nella roccia. Per arrivare al fronte del ghiacciaio dobbiamo camminare ancora una buona mezz'ora seguendo un'incerta traccia che risale dei dossi montonati e levigati dal ghiacciaio. Il ritorno avviene sul tracciato dell'andata




Come arrivare: si esce dalla A22 ad Egna-Ora e si prende la strada delle Dolomiti, direzione prima la val di Fiemme e poi la val di Fassa. Giunti a Canazei si seguono le indicazioni per Passo Fedaia- Marmolada. Una volta giunti a Fedaia si passa dall'altra parte del lago sulla stradina di servizio della diga. Continuando lungo la strada ora in salita dopo un tornante si raggiunge il parcheggio



Sul grande parcheggio libero il segnavia ci indica la strada da seguire. Abbandoniamo subito l'idea di salire lungo la pista da sci, sentiero 606a, perché meno interessante



Il sentiero 606 si inerpica su un terreno sassoso e detritico. La diga di Fedaia fu costruita nel 1956. Accanto al bacino artificiale ne esiste uno naturale molto più piccolo formatosi in seguito ad uno sbarramento morenico. La diga raccoglie le acque di fusione del ghiacciaio e da' origine al torrente Avisio che dopo aver percorso tre valli, Fassa, Fiemme, Cembra e ricevuto le acque di molti torrenti dolomitici confluisce nell'Adige



Il ghiacciaio è lassù, ancora lontano. Sulla sinistra ci sono cima Dodici e più in là cima Undici, montagne meridiane, orologi naturali per le genti di un tempo e testimoni della guerra.
Durante il primo conflitto mondiale sulla Marmolada la linea del fronte attraversava in diagonale il ghiacciaio, scendendo da Punta Penia a Fedaia e passando per cima Undici. Dominare quella montagna significava controllare la Val di Fassa e la val Badia. Ciò fece della Marmolada un teatro di guerra bianca e di mine. Mentre gli italiani erano arroccati su Punta Serauta gli austriaci controllavano la Forcella Vu, posta in cima al ghiacciaio e in comunicazione con il Fortilizio a quota 3153





Dopo un'oretta siamo al Col de Bous 2438 m. dove sono visibili i resti di alcune fortificazioni e dove si trovava l'arrivo di una teleferica che partendo da Pian Trevisan riforniva le truppe austriache attestate sul ghiacciaio nella città di ghiaccio



Col de Bous. Sullo sfondo il Gran Vernel. La città di ghiaccio austriaca era un reticolo di gallerie scavato tra il 1916 e il 1917, lungo 12 km, profondo fino a 50 m. e con un dislivello di 1000 m., realizzato per proteggere le truppe austriache dai tiri dell'artiglieria italiana, dal freddo e dalle valanghe (nel 1916 una valanga al Gran Poz piombò su un accampamento militare facendo 300 vittime). Il tunnel partiva dal Gran Poz a quota 2350 m. e raggiungeva la cima quota 3334 m. con varie diramazioni verso cima Undici e la forcella Vu



Il gruppo del Sassolungo dal Col de Bous



Le rocce levigate testimoniano del drammatico ritiro del ghiacciaio che secondo i glaciologi si è già ridotto del 90% e potrebbe avere ormai solo 15 anni di vita



In questa foto le tappe dell'inesorabile ritirata del ghiacciaio (foto dal web)



Dal Col de Bous continuiamo sul 606 verso Pian dei Fiacconi. Il sentiero 606 collega Fedaia al rifugio Contrin superando con un tratto attrezzato Forcella Marmolada, posta tra il Gran Vernel e Punta Penia


Fino al 2019 una vecchia e gloriosa cestovia, ora dismessa, collegava Fedaia a Pian dei Fiacconi


La vecchia cestovia verrà sostituita da una nuova cabinovia diretta al rifugio Capanna Ghiacciaio Marmolada. A chiudere l'orizzonte c'è una verde catena montuosa percorsa dall'antico e bellissimo sentiero del Viel del Pan, percorso dai fassani per il commercio della farina. Da sinistra il Belvedere, Porta Vescovo e il Bech da Mesdì, in primo piano il Col de Bous


Il ghiacciaio della Marmolada tra punta Penia a destra e Punta Rocca a sinistra. Nella città di ghiaccio austriaca (Eisstadt) vissero per due inverni e tre estati 200 soldati. Sotto il ghiaccio si trovavano le camerate, i depositi di munizioni e viveri, un centralino, gli uffici del comando, le cucine, le mense...Tutta l'opera doveva essere continuamente adattata ai movimenti del ghiacciaio. All'interno la temperatura media oscillava tra gli 0° e i 5°, all'esterno poteva raggiungere i -30. L'umidità, il freddo e la pessima ventilazione dei tunnel minarono la salute dei soldati



Arrivati nei pressi del rifugio di Pian dei Fiacconi e della stazione a monte della vecchia cestovia possiamo scorgere gli effetti catastrofici della valanga del 5 dicembre 2020



Com'era il rifugio gestito da oltre vent'anni da Guido Trevisan (foto dal sito del rifugio)


I danni sul lato est


Dal lato opposto è più evidente il disastro causato dalla valanga. Quello che resta del rifugio dovrà essere demolito e portato a valle, un lavoro lungo e oneroso che è appena iniziato. Allo stato attuale non si sa se il rifugio verrà ricostruito


Per rendersi conto della potenza della valanga basta vedere questo grosso muro portante in cemento armato completamente divelto alla base


Sul ghiacciaio stanno salendo degli alpinisti. La valanga con un fronte di 600 m. si è staccata da questo vallone (Pian dei Fiacchi) tra Punta Penia e Punta Rocca


Una panoramica del disastro. La zona è soggetta a valanghe ma questa aveva delle proporzioni e una forza mai viste


Per raggiungere il rifugio Capanna al Ghiacciaio, sopraelevato di 50 m. ma spostato leggermente più a est rispetto al Rifugio Pian dei Fiacconi, bisogna risalire una scalinata scavata nella roccia di un dosso roccioso


La scalinata. Bastano pochi minuti per raggiugere l'altro rifugio


In dieci minuti siamo al rifugio Capanna Ghiacciaio Marmolada 2700 m., risparmiato per fortuna dalla valanga. In alto si scorge la stazione intermedia di Punta Serauta della funivia della Marmolada


Postazioni su Cima Undici, dalla parte del Museo della Marmolada Grande Guerra


Il rifugio è ormai chiuso, riaprirà il prossimo giugno. Dopo esserci rifocillati proseguiamo per raggiungere il fronte del ghiacciaio ancora lontano


Un'incerta ma intuitiva traccia parte dal rifugio e superando alcuni dossi levigati ci conduce nei pressi del fronte del ghiacciaio ('30). Il rifugio Capanna di Punta Penia 3340 m. si trova in alto sulla destra dietro quelle rocce ed è raggiungibile con la via normale (traversata del ghiacciaio seguita da un facile tratto attrezzato)



Io sulla via normale verso Punta Penia 50 anni fa. All'epoca il ghiacciaio lambiva il rifugio Pian dei Fiacconi. Più lo spessore del ghiaccio si abbassa più il processo di ritiro accelera, in media 10 metri all'anno negli ultimi 10 anni. La sua agonia appare ormai irreversibile


Da qui il paesaggio verso nord è di una grande bellezza. A sinistra il Sassolungo e a destra il gruppo del Sella, due antichi atolli marini che i movimenti tettonici nel corso di 230 milioni di anni hanno spinto in alto fino a raggiungere i 3000 metri. La montagna piramidale sulla destra è il Piz Boè 3152 m.


Parte della salita dal rifugio al fronte del ghiacciaio


In primo piano il Gran Vernel 3210 m.; la montagna, imponente e slanciata se vista dalla val di Fassa, da qui ha un aspetto più modesto


La costruzione della funivia della Marmolada ha permesso la realizzazione di un museo in alta quota e di un terrazzo panoramico entrambi non visibili dalla nostra posizione. Il Museo della Grande Guerra sulla Marmolada è situato presso la stazione intermedia della funivia a Punta Serauta a quota 2970 m. La stazione di arrivo si trova a Punta Rocca 3265 m. (dislivello totale 1815 m.) dove sul tetto della struttura è stato realizzato un grande terrazzo panoramico



Il cielo si è annuvolato e un venticello gelido proveniente dal ghiacciaio ci fa rabbrividire. E' ora di tornare a valle


La discesa si effettua sul tracciato dell'andata


A Fedaia vicino alla diga c'è il Museo della Grande Guerra dove sono conservati divise, armi ed equipaggiamento in dotazione ai soldati impegnati sul fronte della Marmolada nonché una ricca documentazione fotografica. Con il progressivo ritiro del ghiacciaio sono affiorati molti reperti bellici ed anche alcune baracche dove soggiornarono per 30 mesi i soldati


Escursione effettuata il 22/9/2021


La città di ghiaccio a cura di Alessandro Ghezzer


Scarica la traccia gps da Wikiloc

Vedi la mappa di tutte le escursioni del blog

Commenti