Cima Mandriolo



Lunghezza: 8.7 km
Dislivello: 438 m.
Tempo in movimento: 2h30
Altitudine max: 2050 m.
Difficoltà: facile

Ciaspolata facile e remunerativa con grande panorama dalla vetta sulla sottostante Valsugana e su tutti i gruppi montuosi del Trentino meridionale. L'anello si svolge nelle prealpi vicentine in prossimità del confine tra Veneto e Trentino.
Parto dal parcheggio del rifugio Larici e seguo la forestale battuta dal gatto delle nevi che sale passando a fianco del vicino rifugio Val Formica e arrivo ad un crocevia nei pressi di Porta Manazzo. Proseguo su un sentiero che si inoltra con lieve pendenza in un'abetaia. Ad una curva (indicazione) parte sulla destra il sentiero per la cima. Dopo un tratto ripido raggiungo il pianoro di Fondi di Campo Mandriolo e quindi attacco un erto costone tra radi abeti che mi porta sotto il crinale del Mandriolo. Seguendo una traccia ben assestata (la montagna è molto frequentata) raggiungo la croce compiendo un traverso e alcune zeta verso sinistra. Il panorama sulla sottostante Valsugana e la val Sella appaiono d'un colpo ed è una vista mozzafiato. L'orizzonte da qui è vastissimo. La vera cima però si trova su un'altura vicina. La discesa può avvenire sulla traccia dell'andata o si può calare liberamente lungo il versante sud fino a intercettare il sentiero di salita. Nel ritorno compio una diversione a Porta Manazzo, postazione dell'artiglieria italiana durante la grande guerra e quindi scendo verso la sottostante Malga di Porta Manazzo posta in una bella radura e ideale per una sosta. Per chiudere l'anello non mi resta che calare fuori traccia in val Formica dove si trova il rifugio omonimo e ritrovata la forestale dell'andata raggiungere il posteggio. Nel ritorno mi fermo a Magrè, paesino dell'altopiano di Lavarone per vedere il Drago di Vaia, una splendida creazione lignea dell'artista Marco Martalar realizzata con le radici e la corteccia degli alberi distrutti dalla tempesta Vaia





Come arrivare: arrivati a passo Vezzena, valico posto tra Trentino e Veneto, si segue la statale della val d'Assa in direzione di Asiago. Dopo 9 km ad un bivio si gira a sinistra seguendo le indicazioni per il rifugio Larici (7Km) dove si posteggia


Il posteggio del rifugio Larici stamattina è una lastra di ghiaccio


Parto seguendo una traccia che va presto a innestarsi su una forestale innevata ma perfettamente battuta dal gatto delle nevi che seguo in direzione nord. Sullo sfondo si vede la meta di oggi, cima Mandriolo o Manderiolo


La forestale passa vicino al rifugio Val Formica, altro possibile punto di partenza dell'escursione. Il rifugio è frequentato perché nei pressi ci sono degli impianti sciistici


Arrivo a un crocevia. In alto sul crinale si vede Porta Manazzo che visiterò nel ritorno


Uno scatto all'indietro sul percorso finora fatto. In primo piano cima Larici 2049 m. e dietro cima Portule 2310 m.


Seguo ora una larga traccia che conduce all'interno di un'abetaia. Ad uno slargo un segnavia indica cima Mandriolo sulla destra. Risalgo una traccia nel bosco che sale con più marcata pendenza


Esco dalla vegetazione e attraverso i Fondi di Campo Mandriolo, un vasto pascolo che sta sotto la cima


Seguendo una traccia ben assestata e visibile affronto il versante sud del Mandriolo salendo la valletta e poi tra mughi e radi abeti compio un traverso sotto il crinale verso ovest. Dopo una serie di zig-zag arrivo alla croce e quindi sulla vicina cima


La spettacolare vista sulla Valsugana da cima Mandriolo 2049 m


Verso l'altopiano di Lavarone. Sullo sfondo il Pasubio, il Carega e il Baldo


La Valsugana e i Lagorai. Il fondovalle è innevato mentre sul versante sud della valle la neve è quasi scomparsa


Sotto i miei piedi la val Sella ora nell'ombra


Le prealpi vicentine ad est. Cima Portule (al centro), Monte Trentin e cima Dodici a sinistra. Trovandosi sulla linea del fronte queste montagne furono teatro di sanguinosi scontri nel corso del primo conflitto mondiale


Sulla sinistra il Pizzo di Levico chiamato anche Cima Vezzena. Sulla sua sommità si trova Forte Vezzena o Werk Spitz Verle. Faceva parte del grande sistema di fortificazioni austriaco


 I laghi di Caldonazzo (a sinistra) e di Levico. Sullo sfondo il Brenta


Il versante sud del Mandriolo e sulla destra il monte Verena dove gli italiani eressero un forte da cui alle ore 4 del 24 maggio 1915 partì il primo colpo di cannone che decretò l'entrata in guerra dell'esercito italiano. Il forte, chiamato il dominatore dell'altopiano perché posto in posizione più elevata rispetto agli altri forti e quindi con una vista a 360° sugli altipiani di Asiago Vezzena e Lavarone, fu distrutto 20 giorni dopo lo scoppio della guerra da un colpo di mortaio austriaco da 305 mm che penetrando la corazza fece esplodere la polveriera uccidendo il il comandante, due ufficiali e 43 soldati



Scendo dal Mandriolo e decido di dare un'occhiata a Porta Manazzo. Per secoli fu il varco che permetteva alle genti dell'altopiano l'accesso alla val Sella e alla Valsugana, Durante la prima guerra mondiale fu un caposaldo italiano difeso dall'artiglieria. Quella austriaca occupava la cima del prospiciente Panarotta. Qui si svolse anche un episodio della resistenza partigiana



Da Porta Manazzo scendo in direzione della malga omonima...


... poi girando a sinistra calo fuori traccia in Val Formica dove si trova il rifugio omonimo. Nell'inverno 2013/14 Ermanno Olmi girò in questi luoghi il magnifico film sulla grande guerra "Torneranno i prati"


Una volta arrivato all'altezza del rifugio con una breve salita riguadagno la forestale dell'andata e ritorno in breve al parcheggio


Sulla strada del ritorno mi fermo a Magré, paesino dell'altopiano di Lavarone, per andare a vedere il drago di cui si parla tanto in questi giorni. L'opera dell'artista Marco Martalar si trova su un'altura che domina il paese e l'altopiano di Lavarone.
E' stata realizzata utilizzando il legno e le cortecce degli alberi schiantati dalla tempesta Vaia da cui prende il nome


E' alto 6 m. e lungo 7. Ciascuno prova emozioni diverse alla sua vista. Per me è un richiamo per l'uomo a rispettare la forza immensa della natura e le sue leggi


Il villaggio di Magrè è stato in questi giorni preso d'assalto dai visitatori non senza qualche malumore da parte dei suoi abitanti. Sullo sfondo la collina dove è stata posta l'opera.

Scarica la traccia gps daWikiloc


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