
Lunghezza: 8,53 km
Dislivello: 680 m.
Tempo in movimento: 3h
Altitudine max:1964 m.
Difficoltà: media
Il percorso è un anello escursionistico di media difficoltà, con sviluppo di circa 8,5 km e un dislivello di 680 metri, che richiede un buon allenamento e una certa abitudine ai sentieri di montagna. La salita dal piccolo parcheggio sulla strada per la Val Sadole è piuttosto continua e impegna soprattutto nella prima parte, dove il guadagno di quota è concentrato e il fondo può risultare faticoso in caso di terreno bagnato o innevato.
Dal baito Bambesta, compleamente rinnovato e affacciato in posizione panoramica, la vista sulla Val di Fiemme si apre ampia e luminosa. Si prosegue verso il Baito dei Slavazi risalendo tratti di bosco devastati dalla tempesta Vaia alternati ad altri dove la foresta ha conservato tutta la sua originaria bellezza. La radura che ospita il baito dei Slavazia offre un colpo d’occhio molto suggestivo, quasi raccolto, con il baito che emerge come elemento discreto in un paesaggio incontaminato.Tra il baito Bambesta e il Baito dei Slavazi si incontrano alcuni tratti in cui la segnaletica non è sempre evidente e l’orientamento può risultare meno immediato, soprattutto per chi non è abituato a seguire tracce GPS o a leggere il terreno. In queste sezioni la progressione richiede un’attenzione maggiore, sia per individuare il corretto proseguimento del sentiero, sia per evitare di perdere quote o deviare rispetto al tracciato previsto.
La discesa verso la Val Sadole e il passaggio nei pressi del Rifugio Baita Monte Cauriol riportano gradualmente a un ambiente più frequentato, ma bisogna fare attenzione alla discesa perchè il sentiero, in alcuni tratti molto ripido, è attraversato da numerosi torrentelli che lo rendono sdrucciolevole. Il ritorno dal rifugio Sadole lungo il vecchio sentiero diretto a Ziano chiude un itinerario che, combina paesaggi molto appaganti con tratti in cui l’escursionista deve saper gestire fatica, orientamento e attenzione al terreno.
10/10/2025



Il piccolo è parcheggio è situato sulla strada per la val di Sadole all'inizio di una forestale. Coordinaate gps: N46° 16.800' E11° 35.514' quota 1297 m.

La forestale si inoltra in un bosco abbastanza fitto

La strada per la val Sadole. In basso la val di Fiemme di fronte di Dos Capel 2173 m. e dietro il Latemar

All'inizio del percorso si attraversano anche alcune zone aperte illuminate dal sole di ottobre

La forestale procede per tornanti fino a ricongiungersi con un'altra forestale. Da questa prospettiva più ad est si possono vedere cima Viezzena 2491 e i pascoli dell'Alpe di Lusia

All'altezza di un crocevia il sentiero si stacca da esse e si inoltra nel bosco. Incontro questi primi due baiti

Dopo circa 2 km di salita piuttosto agevole raggiungo il baito Bambesta, tutto nuovo e aperto

Il baito è una meraviglia sia all'esterno che all'interno

E' perfettamente attrezzato per soggiornarvi durante il giorno. E' provvisto di tavolone, panche, stufa-cucina, pentole, stoviglie, legnaia e pannello solare per illuminazione elettrica; mancano posti letto fissi per divieto di pernotto e tende


L’attuale struttura è opera dell’Associazione sportiva dilettantistica Cauriol di Ziano di Fiemme, che ha seguito progetto e lavori.
Una trentina di volontari dell’associazione hanno lavorato per circa tre anni per ricostruire e sistemare il baito, curando interni in legno, tetto e sistemazione esterna con panche e tavoli

Prima dell’intervento della Cauriol esisteva già un vecchio baito di Bambesta, ma era in condizioni fatiscenti: murature degradate, copertura danneggiata e struttura non più utilizzabile come ricovero.
Il manufatto attuale appartiene al patrimonio di baite montane della Magnifica Comunità di Fiemme, che ne ha affidato l’uso e la ristrutturazione all’associazione proprio per ridargli funzione pastorale‑escursionistica

Oggi il Baito Bambesta è un punto di appoggio libero e non custodito per escursionisti lungo il percorso in Val Sadole: ci si può fermare per mangiare ai tavoli esterni o ripararsi all’interno in caso di maltempo.
La “nuova vita” del baito è stata ufficializzata attorno al 2010, quando la Magnifica Comunità ha approvato i lavori di recupero e la concessione, inserendolo tra gli esempi di recupero delle antiche baite di Fiemme

Il bivacco è frequentato dagli escursionisti che lo usano come punto di sosta lungo i giri ad anello nel bosco di Bambesta o come meta di breve escursione da Ziano/Malga Sadole, dai fungaioli e dagli appassionati della natura: il bosco attorno è una zona molto battuta in stagione e il baito diventa un punto comodo per riposarsi e mangiare ai tavoli esterni

Il baito sorge in un campìol erboso circondato da abeti e larici, con tavoli e panchine che permettono di sostare al sole in un ambiente molto aperto rispetto al bosco fitto che si attraversa salendo. La posizione leggermente sporgente sul versante fa sì che lo sguardo si apra sulla valle sottostante e sulle catene montuose che la chiudono


Dal prato del bivacco si vedono in particolare il fondovalle di Fiemme con Ziano e la dorsale opposta che sale verso l’Alpe di Pampeago e il Latemar


La Val di Fiemme è stata una delle zone più colpite dalla tempesta Vaia dell’ottobre 2018, che ha abbattuto milioni di alberi e stravolto interi versanti forestali del Trentino. Anche i boschi dei Lagorai sopra la valle mostrano ancora oggi “finestre” aperte nel bosco e schiarite dovute agli schianti, che in diversi punti hanno modificato il paesaggio e, paradossalmente, ampliato alcuni scorci panoramici; i percorsi e i pannelli didattici della zona raccontano proprio questa resilienza del bosco dopo Vaia


Nel bellissimo bosco sopra il Baito Bambesta gli alberi appaiono fitti ma ariosi, con un sottobosco continuo di erica e muschi che indicano un ambiente fresco e poco disturbato. Sulla corteccia di diversi tronchi si notano chiazze chiare e grigiastre: sono licheni, organismi molto sensibili all’inquinamento atmosferico che prosperano solo dove l’aria è pulita e l’ecosistema è stabile


Dopo altri due km di cammino (4 km dalla partenza) raggiungo il secondo bivacco, il baito dei Slavazi o Slavaci posto a 1955 m. in una magnifica radura affacciata sulla val Sadole e le sue montagne.
Mentre il Bambesta è nuovo quello degli Slavazi ha un aspetto vissuto e un fascino rustico simile a un rifugio canadese

L'interno è comunque provvisto dell'essenziale per soggiornarvi con una zona notte con letti a castello


Tavola, panche, stufa, stoviglie e persino la carta igienica: tutto è fatto per rendere accogliente l'ambiente e invogliare a soggiornarvi

"Slavazi" deriva dal toponimo locale "Slavàzzi" o "Slavaci", legato al vicino Beco degli Slavazzi (2158 m), forse da termini dialettali fiemmesi indicanti "slavine" o zone scivolose.
Altre ipotesi collegano a famiglie storiche di pastori "Slavaz" della zona




Costruito come baita per il pascolo estivo e per i cacciatori del posto, è aperto agli escursionisti ed è senza custode come sono altri bivacchi dei Lagorai

E' stato restaurato nella primavera e nell'estate del 1977 a cura dei cacciatori della sezione comunale di Ziano di Fiemme e rifinito negli anni seguenti

Per portare in loco il legname, la lamiera per il tetto e altro materiale da Bambesta (alla fine della strada trattorabile) furono usati 5 muli di una batteria alpina di Bassano di stanza a Sadole per un campo mobile



Dopo altri due km di cammino (4 km dalla partenza) raggiungo il secondo bivacco, il baito dei Slavazi o Slavaci posto a 1955 m. in una magnifica radura affacciata sulla val Sadole e le sue montagne.
Mentre il Bambesta è nuovo quello degli Slavazi ha un aspetto vissuto e un fascino rustico simile a un rifugio canadese

L'interno è comunque provvisto dell'essenziale per soggiornarvi con una zona notte con letti a castello


Tavola, panche, stufa, stoviglie e persino la carta igienica: tutto è fatto per rendere accogliente l'ambiente e invogliare a soggiornarvi

"Slavazi" deriva dal toponimo locale "Slavàzzi" o "Slavaci", legato al vicino Beco degli Slavazzi (2158 m), forse da termini dialettali fiemmesi indicanti "slavine" o zone scivolose.
Altre ipotesi collegano a famiglie storiche di pastori "Slavaz" della zona




Costruito come baita per il pascolo estivo e per i cacciatori del posto, è aperto agli escursionisti ed è senza custode come sono altri bivacchi dei Lagorai

E' stato restaurato nella primavera e nell'estate del 1977 a cura dei cacciatori della sezione comunale di Ziano di Fiemme e rifinito negli anni seguenti

Per portare in loco il legname, la lamiera per il tetto e altro materiale da Bambesta (alla fine della strada trattorabile) furono usati 5 muli di una batteria alpina di Bassano di stanza a Sadole per un campo mobile

Da destra: la Pala del Cardinal 2481, la Busa Alta Italiana 2459 m. e Cima Busa Alta 2513 m.

Vicino al Baito dei Slavazi non c'è una fontana o acqua corrente ma fonti e ruscelli sono presenti nei pressi, specialmente in estate lungo i sentieri della Val Sadole

Lascio il bivacco nella sua bella radura circondato dal bosco di larici e mi incammino sul sentiero diretto in val Sadole


Il sentiero che scende dal Baito dei Slavazi verso la Val Sadole, ha molti tratti ripidi e sdrucciolevoli e perde quota velocemente. Presenta un fondo di erba, terra e sassi smossi che, soprattutto se umidi o innevati, diventano scivolosi e richiedono passo sicuro.

La traccia, tipica del Lagorai più selvatico, è un sentiero impegnativo, con pendii marcati, radici, tratti umidi e richiede attenzione ad ogni passo


Vicino al Baito dei Slavazi non c'è una fontana o acqua corrente ma fonti e ruscelli sono presenti nei pressi, specialmente in estate lungo i sentieri della Val Sadole

Lascio il bivacco nella sua bella radura circondato dal bosco di larici e mi incammino sul sentiero diretto in val Sadole


Il sentiero che scende dal Baito dei Slavazi verso la Val Sadole, ha molti tratti ripidi e sdrucciolevoli e perde quota velocemente. Presenta un fondo di erba, terra e sassi smossi che, soprattutto se umidi o innevati, diventano scivolosi e richiedono passo sicuro.

La traccia, tipica del Lagorai più selvatico, è un sentiero impegnativo, con pendii marcati, radici, tratti umidi e richiede attenzione ad ogni passo

Bastoncini e scarponi buoni sono necessari per rendere la discesa sicura

Dopo un'ora abbondante di discesa arrivo in vista del rifugio Cauriol e di malga Sadole. Imbocco sul pascolo la vecchia strada per Ziano che attraversa la valle stando sul lato sinistro del torrente Sadole

Di questa stagione, siamo in ottobre, la valle è solitaria e si sente solo in lontananza il rumore di un trattore impegnato a far scendere del legname da un versante scosceso attraverso un sistema di cavi e carrucole


La strada-sentiero che collega il Rifugio Cauriol (1602 m) a Ziano di Fiemme è un percorso intriso di storia e bellezza paesaggistica. Non è solo un sentiero escursionistico, ma una vera e propria cicatrice della memoria che racconta il passato rurale e bellico della Val di Fiemme


Dopo un'ora abbondante di discesa arrivo in vista del rifugio Cauriol e di malga Sadole. Imbocco sul pascolo la vecchia strada per Ziano che attraversa la valle stando sul lato sinistro del torrente Sadole

Di questa stagione, siamo in ottobre, la valle è solitaria e si sente solo in lontananza il rumore di un trattore impegnato a far scendere del legname da un versante scosceso attraverso un sistema di cavi e carrucole


La strada-sentiero che collega il Rifugio Cauriol (1602 m) a Ziano di Fiemme è un percorso intriso di storia e bellezza paesaggistica. Non è solo un sentiero escursionistico, ma una vera e propria cicatrice della memoria che racconta il passato rurale e bellico della Val di Fiemme

Prima di diventare una strada militare, questo tracciato era un’arteria vitale per l’economia locale. La Val Sadole è sempre stata una delle aree di pascolo più ricche per la Magnifica Comunità di Fiemme. La strada serviva ai pastori di Ziano per portare il bestiame alle malghe durante l'estate.
I tronchi abbattuti nelle foreste circostanti venivano trasportati a valle lungo questa via (spesso tramite "rissine" o scivoli) per essere lavorati nelle segherie di Ziano e poi fluitati lungo il fiume Avisio

Durante la prima guerra mondiale la strada venne ampliata e consolidata per permettere il passaggio di carri, artiglieria e rifornimenti diretti verso il Monte Cauriol, teatro di battaglie cruente. Il Rifugio Cauriol originariamente non esisteva come lo conosciamo; l'area era un enorme accampamento austro-ungarico


I tronchi abbattuti nelle foreste circostanti venivano trasportati a valle lungo questa via (spesso tramite "rissine" o scivoli) per essere lavorati nelle segherie di Ziano e poi fluitati lungo il fiume Avisio

Durante la prima guerra mondiale la strada venne ampliata e consolidata per permettere il passaggio di carri, artiglieria e rifornimenti diretti verso il Monte Cauriol, teatro di battaglie cruente. Il Rifugio Cauriol originariamente non esisteva come lo conosciamo; l'area era un enorme accampamento austro-ungarico


Ad un certo punto dalla strada vecchia si può passare sulla nuova ma io continuo sull'ultimo esistente tratto della strada vecchia, poche centinaia di metri che mi risparmiano alcuni noiosi tornanti e che mi portano a poca distanza dal parcheggio del mattino
Scarica la traccia gps da Wikiloc
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