I laghi della Val Ridanna



Lunghezza: 14,7 km
Dislivello: +790 m. -1411 m.
Tempo in movimento: 5/6 h
Altitudine max: 2707 m.
Difficoltà: difficile

L'escursione che si sviluppa tra la Malga Lazzago (Moarerbergalm) 2.115 m e Masseria 1.405 m, attraversando il Passo dell'Erpice (Egetjoch) a circa 2.700 metri, attraversa un territorio la cui fisionomia è il risultato di complessi processi geologici e glaciali. Il nome "Tour dei 7 laghi" deriva dal fatto che lungo il sentiero (principalmente tra la Valle di Lazzago e la zona del Rifugio Vedretta Piana) si costeggiano o si ammirano dall'alto circa sette specchi d'acqua di origine glaciale, ognuno con sfumature di colore diverse, dal turchese al blu profondo.L'origine glaciale della valle, 
situata nelle Alpi Breonieè legata anche a fenomeni di frana che, in epoche remote, hanno sbarrato il corso dei torrenti creando laghi di sbarramento, come testimoniano i terrazzi lacustri composti da sabbie e limi ancora visibili sul fondovalle.
La salita non è eccessiva (circa 700 metri), ma la discesa si è fatta sentire con ben 1411 m. metri di perdita di quota fino ai 1.405 metri finali. 
Il tour è un'esperienza sensoriale completa: si passa dal fragore assordante e dalla forza primordiale delle cascate nella Gola Burkhard alla pace assoluta e ai silenzi sospesi della piana di Aglsboden. È un itinerario che permette di toccare con mano la storia millenaria dei ghiacciai e quella secolare dei minatori, offrendo panorami che spaziano dal verde dei pascoli d'alta quota al bianco delle vedrette perenni.
7/8/2025







Malga Lazzago (nota anche come Moarerbergalm) si trova a un'altitudine di 2.115 m. ed è situata nella Valle di Lazzago, una valle laterale della Val Ridanna (Ridnautal), nel territorio comunale di Racines. Con una superficie di circa 9.000 metri quadrati, è considerata l'alpeggio più grande della Val Ridanna e nel 2021 è stata eletta come la malga più popolare dell'Alto Adige.





Per raggiungere la malga evitando il tratto a piedi dal fondovalle, è disponibile un servizio di navetta gestito dal Museo delle Miniere di Ridanna-Monteneve. Questo pulmino trasporta gli escursionisti dal fondovalle (località Masseria/Opificio, a circa 1.417 m) fino alla zona della Poschhaus, riducendo il dislivello di circa 600-700 metri e risparmiando circa due ore di cammino. Il servizio è particolarmente utile per chi desidera intraprendere itinerari più lunghi in quota, come il Tour dei Sette Laghi, partendo già da una base elevata. Per usufruire del trasporto è obbligatoria la prenotazione telefonica (0472 756729).



La Valle di Lazzago è caratterizzata da un paesaggio alpino d'alta quota che conserva evidenti tracce della sua storia mineraria. Lungo il percorso si incontrano i ruderi della Poschhaus, un edificio che un tempo fungeva da alloggio per i minatori impegnati nell'estrazione nelle miniere  del bacino minerario di Monteneve (in tedesco Schneeberg).



L'immagine della Poschhaus e del suo imponente scivolo di trasporto rappresenta uno dei frammenti più significativi di archeologia industriale d'alta quota nelle Alpi. Situata a oltre 2.100 metri, questa struttura non era un semplice rifugio, ma il cuore pulsante delle operazioni logistiche per la miniera di Monteneve, un tempo tra le più alte e produttive d'Europa.
Lo scivolo che domina la scena era parte integrante di un sistema di trasporto rivoluzionario per l'epoca. Attraverso piani inclinati e binari, i carrelli carichi di minerale grezzo — principalmente zinco e piombo — venivano fatti scendere lungo i pendii della Valle di Lazzago verso gli impianti di cernita e, successivamente, fino a Opificio/Masseria nel fondovalle. La pendenza dello scivolo restituisce immediatamente l'idea della sfida ingegneristica e della fatica estrema che caratterizzava la vita dei minatori in questo ambiente isolato.



L'ambiente naturale della valle è dominato da vasti pascoli che, durante la stagione estiva ospitano molti capi di bestiame.
La Forcella di Monteneve (Schneebergscharte), situata a 2.700 metri, è il valico storico più diretto che mette in comunicazione la zona di Malga Lazzago con il bacino minerario di Monteneve in val Passiria. L'accesso alla Forcella di Monteneve dalla Valle di Lazzago rappresentava il punto di transito fondamentale per il collegamento tra i due bacini minerari. Storicamente, questa forcella è stata testimone di un'attività logistica incessante. Era il punto di passaggio per i minatori che si spostavano tra i diversi siti estrattivi e per il trasporto dei materiali. Proprio in prossimità della forcella è ancora possibile osservare i resti delle installazioni che permettevano il superamento del valico anche in condizioni climatiche avverse, con strutture progettate per resistere alla pressione della neve e ai venti d'alta quota.



La salita al Passo dell’Erpice (Egetjoch), partendo dalla zona della Poschhaus e di Malga Lazzago segna il passaggio definitivo dall'ambiente di pascolo alpino a quello puramente minerale d'alta quota. L'itinerario risale un anfiteatro naturale dominato da detriti rocciosi e morene. Il sentiero si snoda con una pendenza costante ma accentuata, superando un dislivello che parte dai circa 2.100 metri della valle fino ai 2.695 metri del valico. Il fondo è composto prevalentemente da sfasciumi



Il Lago dell'Erpice (Egetsee): situato a circa 2.500 metri, è il più vicino al sentiero e si trova proprio nella conca sottostante il valico





Al passo dell'Erpice (Egetjoch) 2695 m. Il passo rappresenta il punto più elevato dell'intero itinerario tra la Moarerbergalm e Masseria.


Dal passo si diramano due sentieri che poi vanno ad incontrarsi nella piana SandBoden sotto il rifugio di Vedretta Piana. Noi abbiamo optato per il 33a



L'Hinterer Egetsee (il Lago dell'Erpice posteriore), situato a 2.505 metri di quota. Rispetto agli altri specchi d'acqua del gruppo, questo lago si distingue per la sua posizione raccolta in un circo glaciale particolarmente severo.



Lo sguardo è attratto dall'ampia conca glaciale che ospita i laghi d'alta quota. E' possibile osservare con chiarezza la morfologia a "U" della valle, un segno inconfondibile del modellamento operato dai ghiacciai durante le ere passate. La valle appare come una successione di gradoni rocciosi e depositi di detriti che scendono verso il fondovalle.











Nella discesa verso il Rifugio Vedretta Piana il paesaggio cambia drasticamente: la roccia nuda del Passo dell'Erpice lascia il posto a zone di fondovalle più umide, dove la presenza degli eriofori (Eriophorum) trasforma l'aspetto della valle. Gli eriofori non sono fiori nel senso comune, ma infiorescenze che, una volta mature, sviluppano lunghe setole bianche e setose per favorire la dispersione dei semi tramite il vento



In questa sezione della valle, la loro diffusione crea un contrasto cromatico quasi surreale: il bianco candido dei ciuffi spicca contro il verde intenso del magro pascolo e il grigio dei blocchi rocciosi che costeggiano il sentiero.



l Lago Torbo (o Trüber See, che letteralmente significa "lago torbido") è uno degli specchi d'acqua più affascinanti e scientificamente interessanti che si incontrano scendendo dal Passo dell'Erpice verso la zona del Rifugio Vedretta Piana. Il nome del lago non è casuale. A differenza della trasparenza cristallina dell'Hinterer Egetsee visto in precedenza, il Lago Torbo presenta spesso una colorazione lattiginosa. Questo fenomeno è dovuto alla presenza della cosiddetta "farina di roccia" (o latte di ghiacciaio): finissimi sedimenti minerali prodotti dall'erosione dei ghiacciai soprastanti che rimangono in sospensione nell'acqua, riflettendo la luce in modo caratteristico.



Il lago occupa una conca di origine glaciale situata a circa 2.340 metri. È circondato da un anfiteatro di morene e sfasciumi. Il lago tende a colmarsi proprio a causa dei sedimenti che gli conferiscono il nome, creando col tempo delle piane alluvionali d'alta quota molto suggestive.



Questa zona della Val Ridanna è caratterizzata da un paesaggio glaciale imponente, dove il Rifugio Vedretta Piana, qui appena visibile, domina dall'alto la vallata sottostante. È un ambiente che testimonia la forza dell'erosione e la bellezza selvaggia delle Alpi Breonie





La cascata è alimentata dal Rio Ferner (Fernerbach), il torrente che raccoglie le acque di fusione dei ghiacciai sovrastanti. Nello specifico, l'acqua proviene principalmente dalla Vedretta Piana (Aglsferner) e dalla Vedretta Pendente (Hangender Ferner), i due ghiacciai che si trovano a quote superiori rispetto al rifugio. Scendendo verso la piana di Aglsboden, il torrente deve superare i ripidi gradoni rocciosi tipici di questa zona, creando suggestivi salti d'acqua.



Si fa un pò di difficoltà a mettere a fuoco il piccolo rifugio Vedretta Piana, ben mimetizzato tra le rocce. Ci fermeremo per un caffè e per ammirare la valle da un'altra prospettiva. Conosciuto anche con il nome originale tedesco Grohmannhütte, è un piccolo e affascinante rifugio alpino situato a 2.254 metri di quota nella testata della Val Ridanna. Prende il nome dal celebre alpinista Paul Grohmann, che fu tra i primi a esplorare queste cime, ed è una delle tappe storiche per chi si avventura verso le vette più alte delle Alpi Breonie. Trecento metri sopra si trova un altro rifugio, il Vedretta Pendente 2586 m.



In questo tratto specifico sotto il rifugio, il sentiero attraversa il torrente su un ponticello tibetano



Il rifugio Vedretta Piana sorge sopra una zona pianeggiante e sabbiosa chiamata Sandboden (che significa appunto "suolo sabbioso"). Questa piana è ciò che resta del bacino un tempo occupato dal ghiacciaio della Vedretta Piana, che ha dato il nome al rifugio.



Dal rifugio il sentiero 9 scende in questa gola che è la parte alta della val Ridanna, affiancando il corso dell'impetuoso torrente.



Una prospettiva dall'alto sulla piana di Aglsboden, presa sul sentiero di discesa. La vista sprofonda verso il centro, dove il Rio Ridanna si apre in un ampio letto di ghiaia e sabbia. Qui il torrente si divide in numerosi bracci intrecciati creati dai detriti trasportati dai ghiacciai quando la pendenza del terreno diminuisce improvvisamente. Sullo sfondo, la valle prosegue verso Masseria, con i pendii che si fanno gradualmente più dolci e boscosi man mano che si scende di quota. Quella che si vede in basso è Malga Aglsboden (Aglsbodenalm), situata a 1.717 metri di quota. La malga sorge all'estremità della piana alluvionale, un punto dove il paesaggio cambia drasticamente diventando pianeggiante prima di tuffarsi verso la gola Burkhard



La cascata e il ponte tibetano si trovano nei pressi di malga Aglsboden





La Malga Aglsboden è adagiata su un ampio pianoro a 1.717 metri di quota che sembra quasi un anfiteatro naturale protetto dalle vette delle Alpi Breonie. Segna il confine tra la zona dei boschi e delle gole e l'ambiente di alta montagna.



La piana alluvionale di malga Aglsboden. Da qui inizia la gola Burkhard. Il percorso della Gola Burkhard  porta dalla tranquillità dei pascoli d'alta quota alla forza impetuosa dell'acqua e, infine, alla storia industriale della valle. Il sentiero si addentra subito nel vivo della gola. In questo punto il Rio Ridanna abbandona il suo corso placido e si incanala in una stretta fenditura rocciosa, iniziando una serie di spettacolari salti verticali. Scendendo lungo le passerelle e i ponti panoramici, si ha una vista privilegiata sulla potenza erosiva del torrente che nel corso dei millenni ha levigato il granito e scavato profonde marmitte dei giganti, ben visibili dalle ringhiere di sicurezza. Fu Burkhard Höber, direttore della miniera di Ridanna-Monteneve a volere fortemente la creazione di questo sentiero panoramico nel 1899. L'obiettivo era duplice: offrire ai minatori e alle loro famiglie un luogo di svago e, contemporaneamente, mostrare ai primi visitatori e ai nobili dell'epoca la maestosità delle Alpi Breonie, favorendo così lo sviluppo del turismo d'elite che stava nascendo in Alto Adige.



Continuando la discesa, il sentiero si fa gradualmente meno scosceso immergendosi in un fitto bosco di conifere. Qui si iniziano a scorgere i primi segni dell'attività mineraria che ha caratterizzato la valle per oltre ottocento anni.



Il percorso termina infine a Masseria, presso il Museo delle Miniere (Mondo delle Miniere), dove un tempo venivano scaricati e lavorati i materiali estratti a oltre 2.000 metri di quota.



Il minerale estratto dalle gallerie d'alta quota scendeva lungo i pendii della montagna attraverso un ingegnoso sistema di piani inclinati e gallerie fino a raggiungere la stazione di fondovalle a Masseria.
Una volta arrivato a destinazione, il minerale veniva scaricato dai vagoncini e immesso negli impianti di frantumazione del sito di Masseria, dove il piombo e lo zinco venivano separati dalla roccia. Dopo essere stato concentrato e lavorato, il prodotto finale veniva caricato su altri mezzi (carri e successivamente autocarri) per essere trasportato alla stazione ferroviaria di Vipiteno, da dove partiva verso le fonderie.

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