Lunghezza: 9,3 km
Dislivello: 566 m
Tempo: 4h
Altitudine max: 2166 m
Difficoltà: facile
Ciaspole
Tempo: 4h
Altitudine max: 2166 m
Difficoltà: facile
Ciaspole
A chi va in montagna capita spesso di cambiare l'itinerario stabilito e di dover trovare un percorso alternativo. Le ragioni possono essere varie e gli improvvisi cambiamenti del tempo ne sono un esempio. Questa volta invece sono stati gli alberi caduti sul sentiero durante la tempesta del 30 ottobre ad impedirci di continuare in direzione del lago delle Malghette. Scartate alcune ipotesi rischiose a causa della mancanza di informazioni - le due persone incontrate alla Cascina Zeledria non avevano saputo dirci se alcuni sentieri erano percorribili - abbiamo deciso di limitare il giro alla zona del rifugio Viviani che conoscevamo poco, anche perché era la prima ciaspolata della stagione e non ci andava di rischiare. L'area è quella degli impianti di risalita di Pradalago, sopra passo Carlo Magno, per nostra fortuna non ancora in funzione. L'escursione è diventata così poco più di una passeggiata accessibile a chiunque abbia un paio di ciaspole. In un ambiente bellissimo anche se parzialmente sfregiato dagli impianti di risalita e di innevamento, il poter camminare in solitudine e la vista meravigliosa sul Brenta sono stati un vero regalo
Come arrivare: si risale la Val Rendena fino a Madonna di Campiglio e si continua per Passo Campo Carlo Magno. Al passo si gira a sinistra (via Zeledria) seguendo le indicazioni per la Cascina Malga Zeledria raggiungendo velocemente un parcheggio situato poche centinaia di metri sotto la malga. In alcuni punti abbiamo trovato ghiacciato quest'ultimo tratto di strada per cui è preferibile mettersi subito le ciaspole appena scesi dall'auto
Dal parcheggio raggiungiamo velocemente Cascina Zeledria 1767m. dove si trova un punto di ristoro, trovato chiuso e proseguiamo sulla destra seguendo una pista di servizio che affianca in più punti quella da sci, ancora grossolanamente battuta. I cannoni sono in piena attività in vista della prossima apertura del primo dicembre. Valuto ci siano 30/40 centimetri di neve naturale ma evidentemente non è sufficiente. La zone che attraversiamo si chiamano Palù da la Fava, Palù del Dosson e più in alto Fratta del Bagnol, termini che indicano la presenza di laghetti torbiere e zone paludose. In questa fascia intermedia tra le zone umide e la foresta c'è una fusione di ambienti che forniscono nutrimento e riparo ad animali come il gallo cedrone e il fagiano di monte 
La zona di Pradalago offre una serie di piste facili viste le pendenze contenute
La pista battuta che seguiamo ricalca il tracciato della forestale che risale il pascolo e va ad intercettare il sentiero 265. Sullo sfondo il passo del Grosté
Non c'è nessuno in giro, la giornata è stupenda e le dolomiti dormono sotto un' abbondante coltre di neve
Il vasto pascolo di Pradalago è delimitato a ovest dal monte Zeledria (a sinistra) e da una serie di alture che collegate tra loro formano una modesta dorsale
Che animale è?
La pista che seguiamo va ad intercettare nella parte alta il sentiero 265 che provenendo da Passo Carlo Magno passa per il lago delle Malghette e finisce a Folgarida
La nostra intenzione è quella di proseguire poi oltre il lago in direzione dei tre laghetti superiori risalendo la valletta situata a monte dell'invaso. Una volta sul sentiero 265 lo seguiamo in leggera discesa per un centinaio di metri per poi entrare in salita nel bosco. Quasi subito siamo però bloccati da alcuni grossi alberi caduti sul sentiero. Capiamo che continuare aggirando gli ostacoli diventa molto faticoso e allunga di molto i tempi. Il sentiero in questa zona di cresta attraversa un bosco esposto ai venti e quindi deve aver subito molti danni dalla recente tremenda tempesta. Archiviamo velocemente l'idea di arrivare oggi al lago delle Malghette rimandandola a tempi migliori. Non abbandoniamo del tutto però quella di dare un'occhiata alla valletta che si trova oltre questi alberi e cominciamo una faticosa risalita seguendo le tracce di questa lepre
Nel salto la neve ha ceduto sotto il peso delle sue zampe posteriori
Raggiunto il crinale riusciamo a scorgere in parte il lago delle Malghette ora completamente ghiacciato e un po' deludente visto da qui
Dopo una pausa per riprendere fiato riscendiamo un po' più in basso per poi risalire di nuovo verso il crinale questa volta seguendo la pista da sci. Raggiungiamo prima un crocevia di sentieri non numerati e poi la stazione a monte dell''impianto di risalita Genziana che parte dalla valletta sottostante il lago delle Malghette, vicino a malga Vigo
Nel comprensorio scistico di Madonna di Campiglio ci sono ben 59 impianti di risalita di varie dimensioni e diversi snow-park ossia aree innevate attrezzate per praticare lo snowboard e altre attività sportive.. Ce n'è uno anche a Pradalago

Dietro la stazione di risalita parte un sentiero non numerato diretto al Lago Scuro e al lago delle Malghette. Abbandoniamo anche questa idea perché piena di incognite e perché è già tardi. Sullo sfondo cima Lasté 2769 m.
Cominciamo l'avvicinamento al rifugio Viviani scendendo di quota Abbiamo tutto il tempo per goderci la vista del Brenta settentrionale, la parte più selvaggia e meno frequentata del gruppo

Una panoramica sul Brenta

Sono solo le tre ma in questa stagione la luce comincia già ad prendere le tonalità calde del tramonto. Al centro della foto la Val Gelada di Campiglio che scava un profondo solco tra cima Vagliana (a destra) e il Sasso Alto
Il Sasso Rosso
Raggiungiamo il rifugio Viviani 2082 m. costruito nel 1936 dalla guida Silvio Agostini e gestito ora dalla famiglia Viviani. Vicino c'è questo delizioso laghetto glaciale che ho avuto occasione di ammirare nella sua veste estiva
La zona di Pradalago offre una serie di piste facili viste le pendenze contenute
La pista battuta che seguiamo ricalca il tracciato della forestale che risale il pascolo e va ad intercettare il sentiero 265. Sullo sfondo il passo del Grosté
Non c'è nessuno in giro, la giornata è stupenda e le dolomiti dormono sotto un' abbondante coltre di neve
Il vasto pascolo di Pradalago è delimitato a ovest dal monte Zeledria (a sinistra) e da una serie di alture che collegate tra loro formano una modesta dorsale
Che animale è?
La pista che seguiamo va ad intercettare nella parte alta il sentiero 265 che provenendo da Passo Carlo Magno passa per il lago delle Malghette e finisce a Folgarida
La nostra intenzione è quella di proseguire poi oltre il lago in direzione dei tre laghetti superiori risalendo la valletta situata a monte dell'invaso. Una volta sul sentiero 265 lo seguiamo in leggera discesa per un centinaio di metri per poi entrare in salita nel bosco. Quasi subito siamo però bloccati da alcuni grossi alberi caduti sul sentiero. Capiamo che continuare aggirando gli ostacoli diventa molto faticoso e allunga di molto i tempi. Il sentiero in questa zona di cresta attraversa un bosco esposto ai venti e quindi deve aver subito molti danni dalla recente tremenda tempesta. Archiviamo velocemente l'idea di arrivare oggi al lago delle Malghette rimandandola a tempi migliori. Non abbandoniamo del tutto però quella di dare un'occhiata alla valletta che si trova oltre questi alberi e cominciamo una faticosa risalita seguendo le tracce di questa lepre
Nel salto la neve ha ceduto sotto il peso delle sue zampe posteriori
Raggiunto il crinale riusciamo a scorgere in parte il lago delle Malghette ora completamente ghiacciato e un po' deludente visto da qui
Dopo una pausa per riprendere fiato riscendiamo un po' più in basso per poi risalire di nuovo verso il crinale questa volta seguendo la pista da sci. Raggiungiamo prima un crocevia di sentieri non numerati e poi la stazione a monte dell''impianto di risalita Genziana che parte dalla valletta sottostante il lago delle Malghette, vicino a malga Vigo
Nel comprensorio scistico di Madonna di Campiglio ci sono ben 59 impianti di risalita di varie dimensioni e diversi snow-park ossia aree innevate attrezzate per praticare lo snowboard e altre attività sportive.. Ce n'è uno anche a Pradalago
Dietro la stazione di risalita parte un sentiero non numerato diretto al Lago Scuro e al lago delle Malghette. Abbandoniamo anche questa idea perché piena di incognite e perché è già tardi. Sullo sfondo cima Lasté 2769 m.
Cominciamo l'avvicinamento al rifugio Viviani scendendo di quota Abbiamo tutto il tempo per goderci la vista del Brenta settentrionale, la parte più selvaggia e meno frequentata del gruppo
Una panoramica sul Brenta
Sono solo le tre ma in questa stagione la luce comincia già ad prendere le tonalità calde del tramonto. Al centro della foto la Val Gelada di Campiglio che scava un profondo solco tra cima Vagliana (a destra) e il Sasso Alto
Il Sasso Rosso
Raggiungiamo il rifugio Viviani 2082 m. costruito nel 1936 dalla guida Silvio Agostini e gestito ora dalla famiglia Viviani. Vicino c'è questo delizioso laghetto glaciale che ho avuto occasione di ammirare nella sua veste estiva
Quella foca è il mio cane

Il Brenta Centrale con Cima Brenta a sinistra e il Crozzon e la Tosa a destra, separati dall'ombrosa val Brenta
Il rifugio Viviani con la terrazza a sud
Il monte Zeledria 2426 m
Nel ritorno scendiamo sempre sul 265 che fiancheggia una delle tre piste da sci che partono un po' sotto il rifugio
In località Poz Bel il sentiero abbandona la pista e si inoltra nel bosco attraversando il biotopo delle Paludi del Dosson. Nonostante la presenza del segnale bianco-rosso sull'albero l'entrata nel bosco non è ben visibile
La mappa della zona. In giallo si vede il giro alternativo al nostro che interessa i sentieri 201 e 265 e che probabilmente non è ancora fattibile per le ragioni di prima
Nell'ultimo tratto sulla strada che ci riporta al parcheggio prendiamo coscienza dei danni della tempesta. Il vento non ha risparmiato nemmeno gli alberi del fondovalle, divelti o schiantati dalla sua furia, per fortuna senza fare ulteriori danni alle vicine abitazioni. Un vero disastro per il patrimonio boschivo e l'intero ecosistema che impiegherà molte decine di anni per rimettersi
Scarica la traccia gps da Wikiloc
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Il Brenta Centrale con Cima Brenta a sinistra e il Crozzon e la Tosa a destra, separati dall'ombrosa val Brenta
Il rifugio Viviani con la terrazza a sud
Il monte Zeledria 2426 m
Nel ritorno scendiamo sempre sul 265 che fiancheggia una delle tre piste da sci che partono un po' sotto il rifugio
In località Poz Bel il sentiero abbandona la pista e si inoltra nel bosco attraversando il biotopo delle Paludi del Dosson. Nonostante la presenza del segnale bianco-rosso sull'albero l'entrata nel bosco non è ben visibile
Nel bosco il sentiero è poco segnato e non battuto per cui devo spesso guardare la traccia gps per non uscire di rotta ma la traversata risuta molto piacevole. Incontriamo qualche albero schiantato. Alla fine ci ritroviamo di nuovo ai lati della pista un poco sopra Cascina Zeledria, giusto in tempo per vedere gli ultimi istanti del tramonto. Sono le 16.45
Ormai in vista di Cascina ZeledriaLa mappa della zona. In giallo si vede il giro alternativo al nostro che interessa i sentieri 201 e 265 e che probabilmente non è ancora fattibile per le ragioni di prima
Nell'ultimo tratto sulla strada che ci riporta al parcheggio prendiamo coscienza dei danni della tempesta. Il vento non ha risparmiato nemmeno gli alberi del fondovalle, divelti o schiantati dalla sua furia, per fortuna senza fare ulteriori danni alle vicine abitazioni. Un vero disastro per il patrimonio boschivo e l'intero ecosistema che impiegherà molte decine di anni per rimettersi
Scarica la traccia gps da Wikiloc
direi che avete fatto bene a non avventurarvi per il sentiero che si diparte dagli impianti Genziana! Io l'avevo percorso a giugno ed era pieno di neve!!!!! Si trova esposto a nord, su ripido versante da tagliare a mezza costa. Poi si, avevamo trovato i laghi al disgelo!
RispondiEliminaGrazie
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