Val Genova: da Ponte Maria a Rifugio Bedole



Dislivello: 698
Tempo in movimento: 5 h
Altitudine max: 1642
Difficoltà: facile

Questo giro effettuato il 18 maggio 2021 ricalca per molti tratti ma in senso inverso quello di un precedente post. Partiamo questa volta dal parcheggio situato nei pressi di Ponte Maria. Saliamo nel bosco sulla destra orografica fino all'altezza di malga Caret e vista la presenza di neve lungo il percorso superando un ponticello continuiamo sull'altra riva seguendo a tratti la strada fino a raggiungere la piana di malga Bedole e successivamente il rifugio omonimo.  Per la discesa visto il peggioramento del tempo decidiamo di seguire la strada fino al parcheggio



Come arrivare: in val Rendena sulla strada per Madonna di Campiglio, superato il paese di Carisolo, si gira a sinistra seguendo l'indicazione per la val Genova. Si continua su strata asfaltata (ma attenzione alle buche nella prima parte del percorso!) fino a ponte Maria dove si posteggia. Nella stagione turistica il traffico è regolamentato



Ponte Maria. Il dislivello tra l'inizio e la testata della valle è di circa 700 m. e si contano 4 gradoni rocciosi chiamati scale e altrettante cascate. Il nostro giro è lungo circa 18 Km ma se si volesse partire dal parcheggio di Ponte Verde posto all'entrata della valle se ne dovrebbero contare 26


La Sarca da Ponte Maria. Quello della val Genova è solo uno dei quattro rami che alimentano il fiume che finisce nel lago di Garda. Gli altri sono la Sarca di Campiglio, di Nambino e di Nambrone



Al primo tornante abbandoniamo la strada diretta al rifugio Bedole e ci inoltriamo nel bosco seguendo un sentiero che affianca una forra dove scendono tumultuose le verdi acque dei ghiacciai


Immaginiamo di essere inseguiti da un orso e per sfuggire alle sue unghie di dover attraversare questo ponte naturale!



Superata la forra il sentiero ci conduce al ponte situato in prossimità delle località Todesca e Ragada, gli ultimi e più alti abitati in val Genova


La valle da Todesca. Lo strapiombo delle montagne sovrastanti è impressionante



A Todesca c'è un altro ponte



Questo cippo ricorda tre valorose guide alpine del posto che hanno permesso la conquista di molte cime nel gruppo Adamello-Presanella


Attraversiamo il largo ponte e ci riportiamo sulla destra or.



Un famoso geografo dell'800, Ottone Brentari, racconta che a Todesca viveva un famoso cacciatore della valle, un certo Luigi Fantoma, chiamato anche il Re di Genova che si vantava di aver ucciso 22 orsi, 454 camosci e un numero sterminato di altri generi di selvaggina. Oggi sarebbe un super ricercato degli animalisti. Sullo sfondo il Brenta



Lasciato l'abitato continuiamo sulla riva sinistra seguendo il Sentiero delle Cascate



La Sarca alterna tratti impetuosi a tratti tranquilli come questo. Il paesaggio ricorda quello di una foresta canadese



La forza erosiva e dirompente del fiume mette a dura prova la vegetazione circostante



Arriviamo alla cascata della Casina Muta 1397 m. In questa stagione non è ancora al massimo della sua portata perché la maggior parte della neve caduta quest'inverno deve ancora sciogliersi. Bisognerà aspettare il periodo tra la primavera e l'estate per vederla gonfiare



Superato il gradone roccioso e la sua cascata proseguiamo in falsopiano in un alternarsi di radure e bosco dove ancora indugia la neve



La Val Genova è di origine glaciale e separa il gruppo della Presanella a nord dal quello dell'Adamello a sud. Il fiume Sarca nasce dai ghiacciai del Mandron e della Lobbia e nel suo percorso raccoglie le acque dei numerosi torrenti che scendono dalle valle laterali, caratterizzate dal tipico gradino delle valli sospese



Una marmitta dei giganti prodotta dall'effetto erosivo delle acque di scioglimento dei ghiacciai



Il Sentiero delle Cascate conta numerosi ponticelli e passaggi protetti. Questo ha in parte ceduto e dobbiamo trovare un punto per guadare il torrentello affluente della Sarca



Dall'altra parte del fiume avvistiamo un camoscio che accortosi di noi si inoltra velocemente nel bosco. Oltre al bestiame, presente solo in estate, gli altri animali della valle nella zona boscosa sono il capriolo, il cervo, la martora, il gallo cedrone, la pernice bianca, la lepre; sopra il limite del bosco vivono il camoscio, il muflone e lo stambecco, questi ultimi reintrodotti recentemente. L'orso scende a valle in estate e sverna in quota


Arrivati all'altezza di malga Caret decidiamo di passare sull'altra riva per approfittare della parte più soleggiata della valle



La Val Genova come appare dal ponte nei pressi di malga Caret. A parte qualche zona di pascolo la val Genova è ammantata da una fittissima foresta. Nella parte bassa il bosco di latifoglie è costituito da tigli, ciliegi, faggi e aceri e rappresenta l'habitat favorevole ad ospitare l'orso, nella parte alta prevalgono invece le conifere



Proseguiamo seguendo la strada in completa solitudine. Incontriamo solo un gruppetto di ciclisti. Qui siamo in località Case di caccia



La Val Genova è chiamata anche la Valle delle Cascate. Le principali sono 6 e la più famosa è la cascata di Nardis che è anche la prima che si incontra. Ma se si va in questa valle dopo qualche giorno di pioggia si rimane impressionati dal numero di cascate e cascatelle non segnate sulla carta che scendono impetuose lungo i suoi ripidi pendii. La ragione risiede, oltre che nella ripidità dei suoi versanti, nella natura totalmente impermeabile della sua roccia, la Tonalite (da cui prende il nome il passo del Tonale), una durissima roccia magmatica intrusiva simile al granito



Malga Caret e il suo pascolo sono ai piedi di una poderosa placca rocciosa da cui scende un impetuosa cascata. L'origine del nome "Genova" è incerta e sembrerebbe derivare dall'antico toponimo "zenua", ovvero luogo ricco di acque o dal latino "genua", ginocchia, riferita al profilo della valle caratterizzato da gradoni rocciosi intervallati da zone pianeggianti




Sopra malga Caret si trova il Rifugio Stella Alpina, visibile in lontananza. Attraversiamo ora una torbiera e dobbiamo fare attenzione a dove mettere i piedi sia per non inzupparci le scarpe sia per non danneggiare il fragile ecosistema. In scarsità di ossigeno i muschi di palude (sfagno) nel corso di secoli o millenni invece di marcire si accumulano trasformandosi lentamente in torba. Le torbiere sono rare sulle Alpi e invece frequenti nelle zone fredde come l'Europa del nord, il Canada o la Russia. Sullo sfondo i ghiaccia delle Lobbie



Arrivati alla base di un gradone roccioso abbandoniamo la strada e seguiamo un sentiero segnato che ci conduce ai piedi della cascata del Pedruc con il suo ponticello visibile in alto


Riprendiamo poi la strada e diamo un'occhiata al ponte sulla cascata, ne vale la pena!


La foto non restituisce la selvaggia bellezza del paesaggio


In uno anfitreatro maestoso raggiungiamo la piana di malga Bedole





La valle è chiusa dall'imponente circo glaciale del Mandron (a destra) e della Lobbia (a sinistra). Vicino al fiume vive un vecchio larice, vecchio di 500 anni e alto 19 m.


La piana si è formata con l'accumulo delle ghiaie trasportate dalla Sarca. Fino alla seconda metà dell'800 il ghiacciaio arrivava fin qui!


In fondo al pascolo scorgiamo malga Bedole 



Il pascolo è tappezzato dai crocus e Artax si dedica al suo sport preferito, la corsa libera sui prati con erba bassa


Dopo aver risalito un dosso boscoso posto alla fine del pascolo dove la neve persiste ancora in abbondanza giungiamo al rifugio Adamello Collini al Bedole



l rifugio è anche punto di partenza per le escursioni in alta Val di Genova lungo i sentieri del Mandron, del Matarot o lungo il sentiero attrezzato Migotti. La famiglia Collini lo gestisce da più di ottant'anni. Fu costruito a costo di enormi sacrifici dalla guida Adamello Collini, medaglia d'oro al valor civile per l'aiuto che diede durante la seconda guerra mondiale ai soldati sbandati che volevano fuggire in Svizzera attraversando le montagne, aiuto che gli costò la vita


E' ora della pausa pranzo. Purtroppo il cielo si è rannuvolato e tira un vento freddo



Per il ritorno visto il peggioramento del meteo decidiamo di seguire la strada





La strada passa nelle vicinanze del rifugio Stella Alpina- L'edificio conserva l'austero decoro dei vecchi rifugi



Tagliamo un tratto di strada passando per la torbiera


La dura roccia subisce l'incessante lavoro di scavo dell'acqua fissurandosi



Scorgiamo  nel ritorno la cascata di Folgorida situata nell'omonima valle a cui si accede con un sentiero che parte da Ragada. Noi non abbiamo potuto vederla da vicino per questioni di tempo



Ritornati con l'auto all'inizio della valle ci fermiamo per ammirare la più bella delle cascate, quella di Nardis, alta 130 metri e situata a poca distanza della strada. Il rio Nardis che l'alimenta nasce dall'omonimo ghiacciaio situato sul versante orientale della
 Presanella, la montagna più alta del Trentino 3558m.




Scarica la traccia gps da Wikiloc

Vedi la mappa di tutte le escursioni del blog










Commenti