Al rifugio Larcher al Cevedale


Lunghezza : 13,2 km
Dislivello: 995 m.
Tempo in movimento: 4h45
Altitudine max: 2723 m.
Difficoltà: medio

Questa escursione è più breve del locale "giro dei laghi "effettuato da me esattamente10 anni fa (2013). Il contesto è sempre la selvaggia val Venezia nel Parco nazionale dello Stelvio, ai piedi del Vioz, del Palon de la Mare e del Cevedale. Questa volta però la partenza non avviene al parcheggio nei pressi della centrale idroelettrica ma a malga Prabon, 180 m più in basso, per via di una recente frana che ha interrotto la strada nell'ultimo tratto. 
Attraversato il ponte si segue il sentiero che rimontando il versante destro della valle conduce alla centrale. Da lì si segue il 102. Raggiunta la baita del Parco a Pian Venezia abbandoniamo il 102 diretto al rifugio Larcher per seguire sulla destra il 146 che con stretti tornanti supera un gradone roccioso e alcune cascatelle. Dopo la salita si imbocca una valletta palustre dove è adagiato il cristallino Lago Lungo 2553 m. Poco sopra giungiamo all'incrocio con il sentiero 104 proveniente dal rifugio Dorigoni. Ora si prosegue  su quest'ultimo senza strappi. Con una breve digressione su evidente traccia si può ammirare il bel lago Marmotta 2704 m., il più alto dei laghi della valle. Ritornati sul 104 raggiungiamo poco sopra un dosso con un magnifico punto panoramico, il più alto di tutta l'escursione, dal quale si scorgono il rifugio Larcher, la Val Venezia e tutta la dorsale dei ghiacciai che va dal Vioz al Cevedale 2723 m. Non resta che scendere per un breve tratto fino al rifugio. Dopo la pausa pranzo iniziamo la discesa sul sentiero102 che taglia a lungo il versante ghiaioso della valle e ne percorre il fondo fino a raggiungere la baita del Parco. Da quel punto il ritorno segue il tracciato dell'andata. Nel corso del trek abbiamo potuto verificare il forte ritiro di tutti i ghiacciai della valle nel corso di un solo decennio 
29/9/2023



Come arrivare: Da Cogolo in Val di Sole si risale la Val de la Mare ossia la parte alta della val di Pejo per circa 10 km su una strada piuttosto stretta nella parte finale. Normalmente si lascia la macchina in alcune piazzole nei pressi della centrale idroelettrica. Nel nostro caso abbiamo dovuto parcheggiare più sotto vicino a malga Prabon. Durante la stagione estiva è meglio arrivare presto per evitare di dover parcheggiare l'auto più lontano









Dopo aver parcheggiato nei pressi di malga Prabon 1758 m. attraversiamo il ponticello sul Noce Bianco e seguiamo il sentiero che si inerpica con tratti piuttosto ripidi sul versante destro della valle



La strada che porta alla centrale è chiusa al traffico per lavori di disgaggio e messa in sicurezza dopo la caduta di una frana. Il nostro sentiero in alto si innesta sul sentiero127 che collega la zona di Peio con l'alta Val De La Mare



Seguendo quest'ultimo dopo una mezz'ora dalla partenza siamo alla vasca della centrale Enel 1950 m. La bella centrale, costruita negli anni '30 e perfettamente inserita nell'ambiente, sfrutta l'acqua proveniente dal bacino formato dalla diga del Careser, posto 635 m. più in alto. L'acqua in uscita dalla centrale viene poi convogliata assieme a quella del Noce verso la centrale idroelettrica di Cogolo



Il parcheggio della centrale, oggi deserto 



Sul posto ci sono mappe e tabelle utili per visionare il percorso che si vuole intraprendere



Noi imbocchiamo il 102 diretto al rifugio Larcher



Iniziamo a salire lungo la stupenda val Venezia che rappresenta l'ultimo tratto della val de la Mare. Il nome probabilmente deriva dalle tre cime Venezia 3386m. situate a est del Cevedale.In alto alla nostra destra scorgiamo la cascata "Salt dei Gembri" alla quale si può arrivare seguendo un sentiero che si incontra nella salita



In pochi minuti siamo a Malga Mare 2031 m. che in stagione diventa anche un frequentato agritur





Lungo il sentiero chiamato sentiero glaciologico sono stati posti dei cartelli che illustrano la storia e la morfologia dei ghiacciai che con il loro perpetuo movimento hanno modellato la valle. In alto  a sinistra intanto appare il Vioz 3645 m. e il suo ghiacciaio



Al pianoro di Pozza Venezia si arriva dopo aver superato una serie di balze rocciose. Vi scorrono ruscelletti e la radura è coperta dalla vegetazione tipica della torbiera. In effetti tutta la valle è ricca di acqua. A differenza delle Dolomiti qui è poco presente il fenomeno del carsismo e le acque scorrono prevalentemente in superficie formando una quantità di ruscelli e cascate



Mano a mano che si sale la vista sui ghiacciai si espande. Ora oltre al Vioz 3645 m. appare anche il ghiacciaio del Palon de la Mare 3703 m. Intanto noi saliamo in un bosco di cirmoli e abeti sempre più rado



Dopo aver superato una gradone roccioso la valle di allarga e spiana. E' il Pian Venezia 2295 m. da dove si può ammirare sulla sinistra il  Cevedale con le sue morene laterali. In altre epoche tutta la valle era occupata dal ghiacciaio della Vedretta de la Mare. Una prova sono le rocce montonate visibili ovunque e coperte in parte dalla vegetazione. Tali rocce sono arrotondate e striate per l'azione abrasiva del materiale roccioso che il ghiaccio porta con se'



Il baito di Pian Venezia è proprietà del Parco Nazionale dello Stelvio



Nei suoi pressi si stacca il nostro sentiero146 che inizia a risalire una dorsale erbosa ai piedi di un gradone roccioso



Pian Venezia è solcato dal Noce Bianco che nasce dalle acque di fusione dei ghiacciai. E' uno dei due rami del Noce. Il Noce Nero nasce invece dalle nevi del Corno dei Tre Signori. I due rami si riuniscono nei pressi di Cogolo. Da qui è già visibile il rifugio Larcher, posto sul bordo di un terrazzo roccioso che domina la val Venezia





Saliamo contornando il contrafforte roccioso a monte della conca di Pozza Venezia



Il bastione roccioso che dobbiamo superare ha delle pareti piuttosto ripide



Il sentiero passa sotto alcune cascatelle 



In primo piano una roccia montonata. Arrivati ad un questo punto riusciamo a scorgere in alto la diga del Careser e la casa dei guardiani. La diga, realizzata nel 1931, è alta 58 metri e crea il bacino che raccoglie le acque di quel che resta del ghiacciaio del Careser



Zoom sulla diga e i suoi impianti



Sormontato il bastione roccioso imbocchiamo una valletta che si inoltra sulla sinistra



Tra magri pascoli e pozze d'acqua ci inoltriamo nella valle del Lago Lungo che da qui non è ancora visibile 



Il Vioz si specchia nelle acque di una pozza



Dopo tre ore di cammino raggiungiamo la riva del Lago Lungo 2553 m. così chiamato per la sua forma allungata. E' un piccolo lago di tipo vallivo come sono in scala ben più grande i laghi di Garda, di Como, Maggiore e Iseo







Le sue acque sono molto trasparenti e Artax medita se sia il caso di fare un bagnetto



Da Pian Venezia abbiamo guadagnato 270 m. Ora il sentiero pianeggiante ci permette di riprendere fiato prima di tornare a salire per raggiungere il 104 proveniente dal rifugio Dorigoni





Il sentiero ricomincia a risalire però senza strappi e ci permette di ammirare il lago da un'altra prospettiva





Poco sopra incontriamo il sentiero 104 e su quello continuiamo per un po'. Ad un punto dal sentiero si stacca una traccia diretta al vicino Lago delle Marmotte 2704 m. che a differenza del Lago Lungo ha una forma rotondeggiante, tipica dei laghi scavati dal ghiacciaio nella sua parte iniziale. Il lago è circondato a nord da pareti detritiche dal colore rosso-giallastro che esaltano il colore mutevole delle sue acque





Lasciamo il laghetto e con un ultima breve salita raggiungiamo 
a quota 2723 m. uno spettacolare punto panoramico sulla valle e i suoi ghiacciai. In basso a destra, appena percettibile, si scorge la sagoma scura del rifugio Larcher. I ghiacciai in questi ultimo secolo hanno subito un ritiro impressionante. In un pannello si vedono 4 foto  scattate da questa posizione in diverse epoche 



Le foto coprono il periodo che va dal 1932 al 2022 e testimoniano il progressivo ritiro del ghiacciaio de la Mare con una forte accelerazione negli ultimi 40 anni 



Queste due mie foto, scattate nel 2013, mostrano dove arrivava la fronte del ghiacciaio 10 anni fa. Si vede chiaramente che in un solo decennio il ghiacciaio si è ritirato notevolmente



Il ghiacciaio nel 2013




E' questo il tratto più spettacolare di tutta l'escursione e ci fermiamo spesso a scattare fotografie. 
Nel suo ritiro la Vedretta de la Mare ha lasciato dietro di se' enormi sinuose ed eleganti morene laterali formate da materiale detritico



Il rifugio ormai è visibile nei suoi dettagli. 
E' posto sul ciglio di uno terrazzo roccioso in posizione panoramica sulla valle. Colpisce il suo tetto con un modesto spiovente, abbastanza inusuale nei rifugi del Trentino



Quando arriviamo al rifugio sono passate più di 4 ore dalla nostra partenza, un tempo che tiene conto delle numerose soste per fare foto e riprendere fiato.
Il suo vero nome è Rifugio Cevedale, si trova a quota 2608 m. ed è dedicato a Guido Larcher, uomo politico trentino del primo novecento, presidente della SAT in vari anni dal 1902 al 1917. La prima costruzione risale al 1882, quando la SAT eresse un "cubo" al termine della morena laterale sinistra su un piccolo pianoro in Val Venezia. La prima rudimentale costruzione venne ampliata con due stanze, una per signore e una per signori. Ha subito lavori di ampliamento e di riammodernamento nel 1992 e nel 2009



La vicina chiesetta venne inaugurata il 20 luglio 1958. Il materiale necessario per la costruzione venne trasportato con il carrello da Malga Mare al Careser, da dove fu trasferito in prossimità del Rifugio da una quarantina di volontari, fra i quali numerose ragazze


Facciamo la nostra pausa pranzo ad un tavolo posto tra il rifugio e la chiesetta al riparo dal vento e circondati da un paesaggio mozzafiato



Iniziamo quindi la discesa sul sentiero 102 che taglia con una lunga diagonale il versante orografico sinistro della val Venezia 



Un ultimo sguardo al rifugio e al Cevedale. Ad essere precisi la montagna ha due sommità,  Cima Cevedale (Zufallspitze) 3757 m. e il Monte Cevedale 3767 m. 



Gli scrosci del Noce Bianco rompono il silenzio della valle. Giunti alla baita di Pian Venezia si ritorna sul sentiero dell'andata



Il laghetto della centrale visto dall'alto



Quando arriviamo a Malga Mare il sole illumina ancora per poco il suo tetto. Per il ritorno bisogna contare 1h30 
Questo splendido trek è una valida alternativa al più lungo giro dei laghi

Scarica la traccia gps da Wikiloc

Commenti

  1. C'è chi dice che un'ape potrebbe attraversare l'oceano per un fiore de Cevedale ! M.

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