Lunghezza: 13,8 Km
Dislivello: +795 -1343
Tempo in movimento: 5h30
Altitudine max: 2218 m.
Difficoltà: media
L'Alta Via del Baldo è un percorso di più giorni che attraversa la lunga catena del Baldo da Caprino Veronese a Nago. Noi abbiamo percorso il segmento più panoramico che va da Tratto Spino, dove arriva la funivia da Malcesine, al rifugio Telegrafo. Per questa escursione abbiamo avuto bisogno di due auto, una lasciata al parcheggio della seggiovia di Prà Alpesina con cui si raggiunge località Tratto Spino, dove ha inizio l'escursione e una per il ritorno posizionata alla fine del sentiero 657, poco sopra il rifugio Novezzina. Il percorso si svolge in cresta fino a cima delle Pozzette 2128 m. con spettacolari vedute sul lago di Garda e, se la visibilità lo permette, fino agli Appennini e alle Alpi di confine. Successivamente il 651 ci porta poi sul versante che dà sulla val d'Adige passando in un continuo saliscendi sotto Cima del Longino 2180 m. e sotto Cima Valdritta, la sommità più elevata del Baldo meritevole sicuramente di una breve digressione per arrivare alla sua panoramica cima a 2218m. Ritornati sul sentiero proseguiamo sul versante est sotto Punta Pettorina su sentiero militare fino a raggiungere il Rifugio Barana, posto sotto Punta Telegrafo 2200 m. e in posizione eccelsa sulla parte meridionale del lago. Dopo la pausa scendiamo a valle sul 657 incrociando camosci per niente timidi intenti a brucare sul sentiero. Il percorso non presenta particolari problemi ma la sua lunghezza, almeno 4 h fino al rifugio Barana, i continui saliscendi anche su tratti scoscesi e rocciosi e la sua costante esposizione al sole lo rendono abbastanza faticoso. Non essendoci punti d'acqua bisogna munirsi di una consistente scorta soprattutto nelle calde giornate estive e come tutti i percorsi di cresta è da fare con condizioni meteo stabili.



Prà Alpesina 1518 m. La seggiovia in 10 minuti ci porterà a Tratto Spino a 1760 m. facendoci risparmiare un'ora di cammino (3 Km)

Prima panoramica del lago di Garda. Poco lontano da Tratto Spino c'è la stazione a monte della funivia Malcesine-Baldo (non visibile nella foto) che permette ai turisti di passare dall'ambiente lacustre all'ambiente alpino superando un dislivello di 1600 m. in circa 20 minuti



Ci troviamo in una riserva naturale



Il versante rivolto sulla valle dell'Adige si presenta ondulato e vario. Alle foreste si alternano i pascoli delle malghe che abbiamo visitato nel corso di una precedente escursione

La conca di Prà della Stua. Sulla sinistra il Corno della Paura e più lontano il Vignola

Sotto di noi il pascolo di malga Artilone. Sullo sfondo passo Cavallo (a destra) e il passo del Cerbiolo (a sinistra) linea di confine tra la provincia di Trento e di Verona, un tempo tra Austria e Italia

Gli occhi si riempiono di azzurro




Nella discesa il sentiero si fa strada tra una mugheta. Raggiungiamo la sella che separa Cima della Pozzette dalla vicina Cima del Longino. Sotto di noi scende la val d'Angual. E' quello che resta di un circo glaciale formatosi quando il Baldo si trovava stretto tra le due lingue del ghiacciaio atesino. L'altezza del ghiaccio variava dai 1100 m. di Riva del Garda ai 500 di punta S.Vigilio. Lungo la catena del Baldo si contano sette circhi glaciali di vetta di forma semicircolare

Dalla sella il sentiero si sposta sul versante della valle dell'Adige e risale Cima del Longino non raggiungendone però la sommità

Dinanzi a noi si presentano ora Cima Val Finestra e Cima Valdritta, la più alta sommità del Baldo, visibile sullo sfondo. Da questo circo glaciale scende la val Finestra. Le valli laterali del Baldo sono originate non tanto dalla forza erosiva delle lingue glaciali quanto dall'azione continua del gelo e del disgelo
I circhi glaciali della catena del Baldo hanno dato origine a delle valli ad U successivamente modellate dagli agenti atmosferici

Nella salita affrontiamo questo unico breve tratto attrezzato con una catena



Sotto cima Valdritta guardando il percorso fatto

Un sentierino ben segnalato indica cima Valdritta. Lo seguiamo anche noi

Sotto cima Valdritta scende la valle omonima, attraversata dal sentiero n.5 diretto a S.Michele

In 15 minuti siamo su cima Valdritta. Come previsto non siamo soli in questa calda giornata di agosto. Lungo il sentiero si notano delle gallerie costruite durante la prima guerra mondiale. L'aerea cresta sommitale è percorribile per un centinaio di metri

C'è un sacco di roba da vedere da quassù! Si resterebbe delle ore a guardare. Nelle giornate limpide lo sguardo arriva fino agli Appennini e al monte Rosa

Da cima Valdritta verso Sud. Il sentiero, attraversata Forcella Valdritta continua sul versante est sotto Punta Pettorina


Il sentiero passa ora sotto cima Pettorina 2192 m. e diventa una mulattiera militare.
La catena del Baldo si è formata dal sollevamento del fondale marino ed è composta da calcari e dolomia. La sua natura carsica fa sì che siano scarse le sorgenti

A questo punto del percorso possiamo scorgere Ferrara di Monte Baldo, comune della provincia di Verona il cui territorio occupa la parte centrale della valle dell'Orsa a ridosso degli imponenti strapiombi sulla valle dell'Adige. Sullo sfondo il vasto altopiano dei Lessini


Dopo 4h ore di cammino giungiamo al rifugio Barana, posto sotto Punta Telegrafo e in posizione panoramica sul Garda. Pare che il toponimo "Telegrafo" risalga alle guerre napoleoniche e che dalla cima gli informatori mandassero i segnali alle truppe che guerreggiavano nella sottostante pianura

Il vasto circo glaciale del Telegrafo. Da questa parte il rifugio è raggiunto anche dai sentieri 654 (Val Trovai) e 658 (Bocchetta di Naole). Di fronte al rifugio è stata attrezzata la ferrata delle Taccole

Il rifugio sorge alle pendici di Punta Telegrafo a quota 2147 m. E' stato inaugurato nel 1896 ed appartiene al CAI sezione di Verona


Per la nostra pausa ci mettiamo nei pressi della chiesetta


La segnaletica dei sentieri. Il sentiero 652 sale da Cavallo di Novezza e l'avevamo percorso in una precedente escursione

Scendiamo a valle sul sentiero 657. Fu costruito nel 1896 per trasportare con i muli il materiale da costruzione per il rifugio. E' dedicato al botanico Agostino Goiran primo presidente del Cai di Verona


La zona è abitata dai camosci che dimostrano di non essere affatto spaventati dalla nostra presenza

Il sentiero è lungo ma a differenza del 652 (sentiero Bovi o del Marocco) è agevole. In 1h30 siamo al parcheggio posto sul secondo tornante sopra l'orto botanico a quota 1270 m.
Escursione effettuata il 19/7/2021
Scarica la traccia gps da Wikiloc
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