Lunghezza: 12,1 Km
Dislivello: 813 m.
Tempo in movimento: 4h10
Altitudine max: 2489 m.
Difficoltà: facile
Nella forma simile alla prua di una gigantesca nave, la Pala di Santa
2488 m. è una montagna della val di Fiemme al confine tra la provincia di Trento e di Bolzano che si può considerare un prolungamento del vicino Latemar. Lo sconfinato panorama che si gode dalla cima, ripaga largamente la poca fatica che ci chiede la salita. Partiamo dal passo Lavazè, 1830 m. sulla strada forestale che inizia dal parcheggio posto ad est del passo e che poi diventa il sentiero 574. Superiamo in leggera salita una presa d'acqua dell'acquedotto e dopo due km arriviamo in località le Tombole 2061 m. Un segnavia indica ora la cima a sinistra. Da qui il sentiero si fa più ripido. Risaliamo il costone e uscendo dal bosco su magri pascoli ci troviamo circondati da un panorama che si fa via via sempre più vasto. Quando arriviamo sotto la vetta il sentiero affronta un ultimo ripido tratto di roccette che superiamo con una serie di serpentine. La grande croce di vetta ci aspetta e quando arriviamo sul vasto tavolato sommitale siamo ricompensati dal vastissimo panorama. Scendendo lungo il margine del plateau arriviamo ad un grande belvedere dove aiutandoci con la mappa possiamo riconoscere le numerose cime dei prospicienti Lagorai e Pale di S.Martino. Superato un impianto di risalita scendiamo liberamente sul pascolo spostandoci ora verso sinistra e tenendo come punto di riferimento il sottostante passo di Pampeago (Rieterjoch) 1880 m. Nell'ultimo tratto delle discesa seguiamo la sterrata cementata diretta al passo per poi abbandonarla poco prima di arrivarvi prendendo una scorciatoia che va ad innestarsi sul sentiero 9 (sentiero delle Perle) che da passo Pampeago conduce a passo Lavazè.
Il sentiero è un lungo traverso che taglia un magnifico bosco purtroppo devastato dalla tempesta Vaia. In alcuni punti la traccia è poco visibile e dissestata per via degli alberi sradicati.
Escursione effettuata il 17/8/2021


Come arrivare: usciti dalla A22 al casello di Egna-Ora seguiamo le indicazioni per la val di Fiemme. Giunti a Cavalese seguiamo quelle per il passo di Lavazè. Parcheggio gratuito al passo. Se occupato seguire le indicazioni per un parcheggio di 300 posti macchina situato poco lontano sulla strada statale 620


E' una bella giornata di agosto e numerosi escursionisti sono già in cammino. Sullo sfondo la nostra montagna

La forestale sale per due km in moderata pendenza. Sullo sfondo il Corno Bianco visto in una precedente escursione. Sul sentiero superiamo una presa d'acqua per l'acquedotto

La sterrata lascia il posto al sentiero boschivo. Arriviamo in località Tombole 2065 m. posta sulla dorsale che guarda verso la val di Stava e dove giriamo decisamente a sinistra. Il sentiero ora diventa più ripido

Superata la fascia di bosco appare in lontananza anche la vetta. Dopo una conca erbosa si ricomincia a salire

Alle nostre spalle il tratto percorso con la valle di Fiemme sullo sfondo. Quello più in basso è il monte Prestavel, tristemente famoso perché sulle sue pendici meridionali sorgeva una miniera di fluorite che causò una strage. Il 19 luglio 1985 i suoi due bacini di decantazione contenenti i fanghi residuati della lavorazione crollarono creando un'onda devastatrice che inondò la valle di Stava. Quel giorno morirono 268 persone

Nel 2018 un altro dramma colpisce questa zona. La tempesta Vaia in una sola notte distrugge interi boschi. Si dice ci vorranno cent'anni per rivedere com'era la valle. Le due montagne sullo sfondo sono il Corno Nero (a sinistra) e il Corno Bianco

In un punto pianeggiante sorge questo manufatto di ignota origine

Iniziamo ad incontrare affioramenti rocciosi

Tra il Corno Nero e il Corno Bianco c'è passo Oclini. Come il Lavazè fa parte di un comprensorio sciistico vocato principalmente allo sci di fondo

Panorama verso il sottostante passo Lavazè e la Val d'Ega. Se la visibilità lo permette lo sguardo da qui può andare molto lontano

Lontano verso est il frastagliato profilo dei Lagorai ricorda i denti di una sega. Alla sinistra le Pale di S.Martino. In primo piano i pascoli dei Censi e il monte Agnello

Il monte Cornon (a destra) domina Tesero e la val di Fiemme. Il Dos dai Branchi si trova tra il Cornon e i Censi e sotto c'è la val di Stava

Arrivati sulla sommità troviamo una grande croce. Il grande tavolato prativo che scende dolcemente a valle sul versante est è tenuto a pascolo e in inverno diventa una grande pista da sci che per fortuna non arriva fin sulla cima

Mentre noi scendiamo lungo il margine del pascolo qualcuno sta salendo in bicicletta fuori pista

Dirimpetto alla Pala di Santa c'è il gruppo dolomitico del Latemar, antico atollo nato nel mare 240 milioni di anni fa da depositi di coralli, alghe e spugne

Verso est sullo sfondo si vede l'inconfondibile sagoma del Pelmo con la sua cima piatta. Alla sua destra il Civetta

Arriviamo a uno splendido belvedere molto utile per riconoscere i nomi delle numerosissime cime

In realtà il riconoscimento delle cime non è cosa facilissima

Le pendici del Latemar verso Obereggen. Sullo sfondo lo Sciliar e la Roda di Vael

Nel gruppo del Latemar c'è un rifugio che prende il nome da una roccia che assomiglia per la sua inclinazione alla torre di Pisa. E' stato recentemente rinnovato ed è appena visibile in alto sul crinale un po' a destra

Questo asinello sembra apprezzare molto le nostre carezze

Nell'ultima parte della discesa seguiamo la pista cementata che scende a passo Pampeago

Questo è un tratto ripido anche se dalla foto non sembra. Arriviamo a poca distanza di un impianto di risalita. Invece di seguire il sentiero che conduce ad esso tagliamo per un pascolo in discesa. Poco dopo ci troviamo su una forestale che passa sotto una cabinovia. Poco più in là troviamo la segnaletica del sentiero 9 che è un tratto del Sentiero delle Perle

Il sentiero 9 attraversa la foresta che sta sul versante nord-ovest della Pala di Santa. Interseca una forestale realizzata per portare a valle gli alberi abbattuti dalla foresta Vaia e in qualche punto abbiamo trovato difficoltà a restare sul sentiero per via della scarsa segnaletica

Larghe fasce di questo magnifico bosco sono scomparse. Molti gli alberi ancora sul terreno. Anche lo strato fertile del terreno ha subito un duro colpo. In basso si vede la forestale di cui si diceva sopra


L'agritur di malga Daiano ci accoglie per un meritato caffè e una fetta di strudel
Scarica la traccia gps da Wikiloc
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