Al lago di Antermoia dalla val Duron

 

Lunghezza: 17,8 Km
Dislivello: +889 -1316
Tempo in movimento: 5h30
Altitudine max: 2570 m.
Difficoltà: media

Il lago d'Antermoia 2496 m. è l'unico presente nel gruppo del Catinaccio ed è uno dei più belli delle dolomiti. E' situato in una conca di origine glaciale e parzialmente carsica ed è alimentato dalle nevi di fusione così che la sua area è molto variabile. Questa escursione lo raggiunge partendo dalla val Duron e passando per due valichi, il passo delle Ciaregole e quello di Dona. Nel ritorno abbiamo seguito il sentiero 577 che attraversa l'erbosa e solitaria val di Dona e finisce alla chiesa di Fontanazzo di Sopra in va di Fassa. Per il ritorno al parcheggio di Campitello, distante 1,8 km da Fontanazzo, abbiamo seguito la statale. Per abbreviare il percorso, già abbastanza lungo, abbiamo preso la navetta che da Campitello raggiunge il rifugio alpino Micheluzzi, posto all'inizio del tratto pensile della val Duron, risparmiando così circa 7 km di salita
Come arrivare: sulla A22 all'uscita al casello di Egna-Ora si segue la  Strada delle Dolomiti che risale prima la val di Fiemme e poi la Val di Fassa. Giunti a Campitello passato il ponte sul rio Duron si gira a sinistra, si attraversa e si oltrepassa il paese posteggiando negli slarghi lungo la stradina diretta in val Duron. In alternativa si può parcheggiare  in paese nel parking della funivia del Col Rodella. Le navette  che fanno la spola da Campitello al rifugio Micheluzzi si alternano nella bella stagione a intervalli di 20' circa. Prezzo della sola andata: 10€  
Il nostro furgoncino affronta la dura salita sul versante destro della valle superando una forra dopo la quale si alternano tratti pianeggianti ad altri ripidi. Essendo non asfaltata, al massimo cementata in alcuni punti, i continui scossoni sono inevitabili. La strada si fa pianeggiante in prossimità del rifugio
Il rifugio Micheluzzi 1850 m. è uno storico rifugio della val di Fassa ed ha conservato esternamente l'aspetto, con l'intero rivestimento esterno in legno, che aveva quando l'avevo visto per la prima volta 55 anni fa
La val Duron è forse la più bella delle valli laterali della val di Fassa. E' una valle pensile che separa il gruppo del Sassolungo da quello del Catinaccio ad un'altitudine media di 2100 m.
Anche con i necessari interventi di mantenimento le baite hanno mantenuto il loro carattere originale e alcune sono state abbellite con sculture e docorazioni  lignee
La sterrata percorre la valle e poi ne risale la testata fino al passo Duron collegandosi con i sentieri dell'Alpe di Siusi e quello che sale al rifugio Alpe di Tires. Sullo sfondo i Denti di Terrarossa
Un tempo la valle era una via di collegamento tra la val di Fassa e l'Alpe di Siusi. I fassani se ne servivano per rifornirsi di sale nella valle dell'Isarco che scambiavano con vino o acquavite della Valsugana. Era la prosecuzione della famosa Viel del Pan esplorata in quest'altra escursione
Quando ero giunto qui 7 anni fa in un'escursione invernale con le ciaspole avevo conosciuto il signor Lino Brach, un ciarliero abitante della valle che viveva da solo in una baita molto folk con il suo cane. Ora la sua baita c'è ancora ma è nascosta da questo fiammante chalet che porta la scritta "Baita Lino Brach"
Queste figure invece non sono nuove ma si sono arricchite di nuovi elementi
Continuiamo  sulla sterrata che coincide con il sentiero 532 diretto al passo Duron
Una baita che ha conservato la sua austera bellezza anche dopo la sua conversione ad abitazione (foto Maurizio)
Dopo mezz'ora di cammino raggiungiamo questo ponticello in località Zopei e il segnavia del sentiero 578  "delle Ciaregole" che seguiremo
Snodandosi tra ontani, larici e cirmi il sentiero risale la costa raggiungendo il Ciamp de Grevena, una zona di pascolo affacciata sul Sassopiatto e i Denti di Terrarossa 
Il Sassopiatto e la costa della Palacia sulla sinistra dal Ciamp de Grevena
I Denti di Terrarossa sull'Alpe di Tires
Superata una valletta dove il sentiero attraversa una zona di rocce nere di origine vulcanica raggiungiamo il passo delle Ciaregole 2282 m. Ho cercato il significato di questo nome ladino ma non sono riuscito a trovare una traduzione affidabile
Il valico mette in comunicazione la val Duron con la Val d'Udai e la val di Dona. Dal passo si apre un vasto orizzonte. Sotto di noi scende l'erbosa val di Dona con i pascoli di Campidoi e di Do Ciuril.  In lontananza si scorge la mole della Marmolada
Il sentiero scende in una conca dove si innesta sul 580 proveniente dalla Val de Udai e poi rimonta il costone roccioso visibile nella foto in direzione di passo Dona
La val di Dona che percorreremo nella discesa vista dal passo delle Ciaregole
Artax scruta la valle in cerca di marmotte

Il segnavia posto nella conca all'incrocio con il sentiero 580 proveniente dalla val d'Udai
Saliamo lungo il 580 tra ghiaie e massi
Siamo ormai vicini al passo; si vede la stazione della teleferica del rifugio che scende in val Duron 
Il Sassopiatto in primo piano e dietro il Sassolungo, sullo sfondo il Sella
Al passo di Dona la visuale cambia di nuovo aprendosi sul Valon d'Antermoia e il suo rifugio. Siamo nella parte settentrionale del gruppo del Catinaccio, accessibile solo con lunghi percorsi come quello di oggi
Il rifugio d'Antermoia è uno dei rifugi storici della Sat ed è stato recentemente ristrutturato. Oltre che dalla Val Duron ci si può arrivare dalla valle del Vajolet, dall'altipiano del Larsec, dalla Val d'Udai e dalla val di Dona. 
Il sentiero prosegue attraverso i ghiaioni sotto Cima Dona e in pochi minuti si arriva al rifugio. 
Il rifugio Antermoia si trova a quota 2496 m.
Fu costruito nel 1911 dalla sezione della val di Fassa del D.Ö.A.V. (Deutsch-Österreichischer Alpenverein) il CAI tedesco (foto Maurizio)
A poca distanza dal rifugio si trova il lago che riceve l'apporto delle acque di fusione dei nevai circostanti e dal Ruf d'Antermoia e alimenta per via sotterranea un torrente a valle, il Ruf de Udai. A differenza di altri laghetti alpini questo bacino non si prosciuga mai durante la stagione estiva

Artax abbandona ogni indugio e scende in acqua 
In una leggenda ladina Antermoia, Antermëia in ladino, era il nome di una bellissima ninfa e nelle credenze popolari il lago era ritenuto luogo di ritrovo delle streghe della val di Fassa. Le sue acque sono turchesi. Sullo sfondo cima Antermoia 3004 m., la più alta cima del gruppo del Catinaccio
Appostati su un masso ci godiamo questo splendido panorama. Da qui si può avere un'idea di quanto il lago si sia ritirato dopo aver raggiunto la sua massima estensione estiva.  Sulla sinistra Cima Dona e al centro la Marmolada con il suo ghiacciaio
(foto Maurizio)
 (foto Maurizio)
 (foto Maurizio)
E' l'ora di pranzo e non c'è posto migliore per gustare un buon bicchiere di vino assieme al panino  di ordinanza
Col passare del tempo il lago si tinge di nuove sfumature
Nel vallone qualcuno sta arrivando da nord. Il paesaggio è decisamente lunare
I massi sparsi sono tutti occupati. Il fondo del lago è molto umido 
Quello che resta della neve che copriva il fondo della valle. Se si arriva qui all'inizio dell'estate invece, come  mi è successo in un'altra escursione, si trova il lago ancora completamente circondato dalla neve
Ritorniamo al rifugio completando il giro del lago
La Croda  e la Torre del Lago si specchiano nelle sue acque
Risalgo un po' un dosso detritico per poter fotografare il lago dall'alto. A sinistra la Croda del Cimel, al centro la Torre del Lago

Al bar del rifugio beviamo un caffè e facciamo due chiacchiere con il gestore, il signor Martin Riz. La stagione è cominciata male ma poi la situazione è migliorata
Ritorniamo al passo di Dona e io faccio una digressione seguendo una traccia che porta ad un vicina sommità panoramica chiamata Mantel 2566 m
Dal passo di Dona si vede la selvaggia val d'Udai. La si attraversa seguendo il sentiero 580 che parte  da Mazzin  ed arriva sino al rifugio. Sulla sinistra si vede la sommità del Mantel
Dal Mantel si ha una vastissima panoramica dei gruppi dolomitici della val di Fassa e non solo
Le forme ondulate della val di Dona contrastano con le verticalità del gruppi dolomitici

Zoom sul Gran Vernel, la Marmolada e la diga di Fedaia. Sullo sfondo il Pelmo
Iniziamo la discesa verso la val di Dona
Tra le rocce appare uno stambecco che curioso ci osserva
 (foto Maurizio)
 (foto Maurizio) 
Ancora sul 580 scendiamo in questa valle solitaria che sembra non essere stata toccata dal passare del tempo. Il verde estivo ha lasciato il passo alle calde tonalità autunnali
il sentiero percorre il solco vallivo tra due dorsali su cui l'erba cresce rigogliosa. Il paesaggio mi ricorda molto l'Irlanda 
Giunti in località Camerloi abbandoniamo il 580 diretto in val d'Udai e girando a sinistra ci immettiamo sul 577
Anche il solco creato dal torrente è ricoperto dalla cotica erbosa
Risaliamo un rilievo per dare un'occhiata alla Val d'Udai e al paesaggio che da qui si svela
L'inizio della val d'Udai con la torre Rizzi e i dirupi del Larsec sullo sfondo
Qui i mirtilli trovano il loro habitat ideale
Riprendiamo senza fretta la nostra discesa in val di Dona punteggiata qua e là da baite che qui prendono il nome di tabià





La Marmolada sbuca nel bel mezzo di una sella
Fino alla metà del secolo scorso gli abitanti di Mazzin salivano in val di Dona per la fienagione, ora abbandonata
Raggiungiamo il piccolo rifugio  Dona ricavato da una tabià. Nonostante sia fuori mano e poco conosciuto ha tutti i posti letto occupati. Chiedo se la valle si presta a delle ciaspolate e lui mi risponde di no perché i versanti della valle sono soggetti a frequenti slavine. In effetti qui la valle si è ristretta ed i versanti erbosi della valle si sono fatti ripidi 

Guardando verso nord
Lasciato il rifugio il 577 inizia a scendere con tratti molto ripidi  verso valle, Nei tratti più impervi il fondo della sterrata è cementato

Raggiungiamo questa tabià affacciata sulla val di Fassa e ci concediamo una breve pausa 
Qui l'accatastamento della legna è diventato una specie di arte
Riprendiamo la discesa 
Ad un bivio il sentiero lascia la sterrata ed entra nel bosco. Pur essendo ancora ripido la discesa si fa meno impegnativa per le ginocchia
Una radura ci permette di vedere dove ci troviamo
Il sentiero sbuca di nuovo sulla sterrata in prossimità del paese di Fontanazzo

Eccoci infine alla chiesa di Fontanazzo dove finisce il nostro sentiero
Non ci resta che percorrere lungo la statale il tratto che ci separa da Campitello

Scarica la traccia gps da Wikiloc














Commenti

  1. Complimenti per il posto meraviglioso e le foto bellissime. Laghetto di favola, sembra un'altro mondo. I colori sembrano autunnali, escursione fatta in quale periodo? Io diversi anni fa feci la cima e ferrata del Catinaccio d'Antermoia mt. 3004, fatico so ma bellissimo. Grazie per il racconto dettagliato e le meravigliose foto, Renato

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